Fermati in dicembre, avrebbero fatto firmare ai dipendenti un contratto che rispettava quello collettivo in vigore, negoziando poi remunerazioni ben inferiori
Entrambi cittadini italiani residenti nel Luganese – 42 anni lui, 50 lei – il 13 dicembre del 2018 erano stati fermati da agenti della Polizia cantonale nell'ambito di un'inchiesta che li vedeva, in qualità di titolare e di impiegata di un'impresa edile, presunti autori di inganno nei confronti delle autorità e di usura per mestiere subordinatamente usura nei confronti di 18 dipendenti di una ditta di costruzioni con sede nel Bellinzonese. Conclusi gli accertamenti penali, il procuratore pubblico Moreno Capella comunica il rinvio a giudizio dei due dinanzi a una Corte delle assise Correzionali.
Come anticipato dalla 'Regione' lo scorso 15 dicembre, l’uomo e la donna avrebbero fatto firmare ai dipendenti un contratto che rispettava quello collettivo in vigore, negoziando poi salari ben inferiori, in linea con quelli italiani (13 euro all’ora al dipendente, il resto intascato dal datore di lavoro). Entrambi domiciliati nel Canton Grigioni e dirigenti della società edile, i due avrebbero tratto un indebito vantaggio pecuniario pari a circa 217mila mila franchi. L'ipotesi di reato a loro carico (i due sono stati scarcerati dopo aver scontato un mese di detenzione preventiva) è quella di usura qualificata, siccome commessa per mestiere.