#gaia #wwf

Gli Inuit proteggono l'Artico

Iniziamo il 2019 con una buona notizia

Insediamento di Inuit
(© Peter Ewins / WWF-Canada)
5 gennaio 2019
|

Iniziamo il 2019 con una buona notizia: da anni gli Inuit, che vivono nelle regioni costiere artiche e subartiche dell’America settentrionale, nella Groenlandia e nella punta nord-orientale della Siberia collaborano con il WWF. Ora è stato firmato un accordo che garantisce un’area di conservazione marina di 11 milioni di ettari. L’accordo prevede una serie di benefici per il popolo Inuit. In questo modo il WWF e i popoli autoctoni dell’Artico sfidano le maxi-aziende che puntano sul petrolio e il gas. Per noi l’Artico è un luogo lontano, ma per gli Inuit è casa. Vivono da sempre in queste zone. E sono i primi ad aver notato gli effetti dei cambiamenti climatici. Di vitale importanza è per esempio Lancaster Sound – che gli Inuit chiamano Tallurutiup Tariunga – che è un ecosistema artico unico al mondo. Possiede una ricca biodiversità e un’incredibile vita marina. Si tratta di una zona essenziale per i mammiferi marini e i pesci ed è una fonte importante per i pescatori della zona. 

Fiabe sui ghiacciai

Domani ci lasceremo alle spalle un periodo di feste, luci e cene con i nostri cari. Ma c’è ancora spazio per due piccole fiabe sui ghiacciai.

Secondo la leggenda, in passato, dove oggi si allunga il ghiacciaio di Clariden, si trovavano rigogliosi pascoli dove il bestiame brucava l’erba a sazietà. Ogni mucca veniva munta tre volte al giorno e ogni volta dava due secchi di latte. A quel tempo, in quei luoghi viveva un pastore con la sua fidanzata.

Abbagliato da tutta quella ricchezza, fece costruire una lussuosa baita con una scala fatta di formaggio che lavava con il latte appena munto. La sua pia madre non sapeva nulla delle abitudini del figlio. Una domenica d’estate salì alla baita per fargli visita. Arrivò stanca e chiese da bere al figlio che le offrì solo latte acido.

La madre, delusa e amareggiata dall’accoglienza, riprese la via del ritorno. Arrivata a valle si girò verso la baita e maledisse il figlio ingrato. Improvvisamente si levò un violento temporale accompagnato da un gelido vento. E così i pascoli verdi e la baita scomparvero per sempre sotto uno spesso strato di ghiaccio e di sassi…

La campana di Grindelwal

Secondo un’antica leggenda, un tempo, vicino al ghiacciaio inferiore di Grindelwald (che per molti si chiama anche “il villaggio del ghiacciaio”), in una grotta di roccia si trovava una cappella dedicata a Santa Petronilla che irradiava una forza prodigiosa su tutto il ghiacciaio, tanto che l’acqua di fusione che sgorgava aveva la fama di guarire malattie. Se qualcuno aveva la febbre, per esempio, gli veniva data quell’acqua da bere e in pochi istanti si abbassava la temperatura. Un’acqua miracolosa, che offriva protezione ai residenti del luogo. Con il passare dei secoli la cappella e la campana vennero inghiottite dai ghiacci.

Ma quando l’abitato era minacciato da qualche valanga che si staccava dal vicino ghiacciaio, la campanella suonava sotto i ghiacci che la coprivano. C’è chi giura di sentire ancora oggi quella campana ogni tanto…