Tokyo 2020

Desplanches: ‘Questo bronzo dice che ne è valsa la pena’

Il ginevrino terzo nei 200 misti: ‘È il coronamento di un sogno condiviso con tutti quelli che mi hanno accompagnato e sostenuto lungo il mio percorso’

30 luglio 2021
|

 «All’arrivo non sono riuscito a pensare a niente. Ho guardato il tabellone, ho notato la piccola croce, ho letto “Desplanches”, ma ho dovuto verificare più volte. A mente fredda, è davvero incredibile. Sono molto fiero di questa medaglia, di aver dato una medaglia alla Svizzera». Più precisamente, la medaglia olimpica rossocrociata numero 200, la nona di questa edizione dei Giochi. . «Classe, no?», ha risposto divertito Jérémy Desplanches, colui che ha regalato alla Svizzera la seconda medaglia olimpica del nuoto dopo il bronzo di Etienne Dagon nei 200 rana a Los Angeles nel 1984.

Travolto dalle emozioni, il ginevrino si gode ogni singolo minuto che è seguito al suo splendido 1’56’’17 (record svizzero), il crono che gli è valso la medaglia di bronzo nella sua disciplina prediletta, i 200 misti, per la quale si era già laureato campione d’Europa nel 2017 e vicecampione del mondo nel 2019. «Confesso che dopo la semifinale, alla luce del tempo che avevo nuotato (1'57''38, ndr), ho temuto di non farcela - ha spiegato l’atleta di stanza a Nizza -, ma poi mi sono detto “ma cosa stai facendo? Ti fai travolgere dallo stress proprio adesso che la gran parte del lavoro è fatta?” Questa riflessione mi ha permesso di nuotare in maniera rilassata in finale».

‘Già penso a Parigi 2024’

È il coronamento di un sogno, è non è la retorica sportiva a dirlo. Per un nuotatore, per il nuoto in generale, i Giochi Olimpici sono l’appuntamento, l’evento, al quale si lavora passando per Mondiali ed Europei, tappe cruciali che però, di fronte alle Olimpiadi, impallidiscono. Del resto, basta prestare attenzione agli sguardi all’arrivo di Noè Ponti dopo i 100 delfino di ieri, o dello stesso Desplanches al termine dei 200 misti, una volta preso coscienza del terzo posto, per capire quanto intense siano le emozioni che le gare olimpiche - solo le gare olimpiche - sono in grado di dare. Jérémy ci ha messo un po’ a realizzare di averla messa al collo, una medaglia. Ha dovuto metabolizzare tutte le sensazioni che gli sono piovute addosso, prima di destarsi dal sogno olimpico e, da buon agonista quale è, già pensare al prossimo grande appuntamento. «Questa gioia - ha spiegato il vicecampione del mondo del 2019 - mi sprona, dandomi voglia di lavorare ancora di più in ottica Parigi 2024. Non devo però commettere l’errore di rimettermi subito sotto senza riflettere. Devo recuperare, sia fisicamente sia mentalmente. Gli ultimi anni sono stati molto impegnativi».

Ossessione olimpica

Quale significato ha, questo bronzo, agli occhi di un atleta che ha i cinque cerchi tatuati sul braccio, a significare un obiettivo, un sogno diventato splendida realtà? «La mia prima finale olimpica, e subito metto al collo una medaglia. È il coronamento di un sogno. Un sogno che ha subìto un’evoluzione: dapprima volevo solo partecipare, a un'Olimpiade. Poi ho messo nel mirino una finale. Una volta, qui, beh… sono i Giochi, dove tutto è possibile. È il mio sogno, ma anche quello di coloro che mi hanno accompagnato e sostenuto lungo il mio percorso. Il lavoro atletico e gli allenamenti ce li metto io, ma il supporto morale e psicologico, è dall’esterno che lo ricevi. Questa medaglia mi ripaga dei tanti sacrifici che ho dovuto fare per arrivare qua. Questo bronzo mi dice che ne è valsa la pena. Che la mia ossessione per i Giochi, quella che potrei anche definire una paranoia olimpica.... ne è valsa la pena, ripeto. Ho lavorato talmente tanto per arrivare a questi livelli di prestazione, per essere pronto per questo giorno. Tanto per fare un esempio di cosa comporti fare un certo tipo di vita focalizzato sulla prestazione sportiva, è da molti anni che non riesco nemmeno ad andare al compleanno di mia sorella».

‘Un mese senza nuoto’

 «Sono trascorse alcune ore da quando ho nuotato - ha poi proseguito Desplanches - ma mi sembra che siano passati solo pochi minuti. Stamattina contavo le vasche che mi restavano da nuotare prima di finalmente concedermi delle vacanze. Ho bisogno di un mese di stop, senza piscina. Ma non resterò senza fare sport. Non so davvero spiegarvi il motivo per cui già sto pensando a Parigi 2024, ma lo sto facendo. Dico sul serio, vi prego di credermi. Con i giornalisti amo essere onesto. L’allenamento è importantissimo, ma lo è anche il recupero».

Quali margini ci possono essere per un atleta che dalla delusione dei Giochi olimpici di Rio 2016, dove fu eliminato in semifinale, ha conosciuto una crescita esponenziale fino a salire sul podio a Tokyo? « Questa medaglia è incredibile, ma a ben vedere non ho vinto. Forse esiste il modo di fare anche meglio di così, ma non ne sono poi così sicuro. Non saprei, davvero, tuttavia penso che qualcosa si possa ancora migliorare, sfruttando i nuovi metodi di allenamento e le innovazioni tecnologiche».

L’evoluzione

Il primo mattone ai Mondiali del 2017

Il primo mattone del suo capolavoro a cinque cerchi lo ha posato in occasione dei Mondiali del 2017 a Budapest. In quell’occasione scese per la prima volta sotto l’1’’57 (1'56''86), in semifinale. Un record vano, che lo spronò a giocarsi le sue carte fino in fondo, senza badare troppo al rilevamento cronometrico. Il lavoro che ha intrapreso ha dato i primi frutti nel 2018 a Glasgow, dove ha conquistato il titolo europeo in 1'57''04. «Ho imparato a nuotare contro gli avversari, e non solo contro me stesso, con la fissazione del tempo. È una strategia molto diversa, e comincio a padroneggiarla. Se ci riuscirò appieno, per Tokyo sarò pronto», disse poi. 

La prova di quanto corretto fosse il suo approccio alle gare la si ebbe ai Mondiali del 2019 a Gwangju (Corea), appuntamento che lo vide mettere al collo la medaglia d’argento in 1'56''56, nuovo record svizzero.

Ieri l'apice della carriera, ma non il punto d’arrivo. «Quando finalmente riuscirò ad analizzare per bene la mia gara, noterò anche le imperfezioni. E va bene che sia così, poiché sono distante un secondo dalla vittoria (il cinese Wang Shun si è imposto in 1'55''00 davanti al britannico Scott Duncan in 1'55''28)». Appuntamento a Parigi, quindi.