A breve scatterà la dodicesima edizione del torneo, premiato dalla Federazione internazionale. Il direttore: ‘Questo riconoscimento è stato una sorpresa’
Nella terra di canguri e koala è iniziata una nuova entusiasmante stagione, regalando finora poche soddisfazioni alla nostra rappresentativa. A difendere i colori rossocrociati è allora stato l’Axion Open di Chiasso, premiato dalla Federazione internazionale quale torneo di punta dell’omonimo circuito femminile. «È stata una sorpresa! Nessuno era infatti a conoscenza di questo riconoscimento – frutto delle valutazioni di gradimento delle giocatrici nonché del resoconto del supervisor circa una serie di requisiti amministrativi e organizzativi», commenta il direttore Matteo Mangiacavalli. A conferma del successo delle recenti edizioni, conclamato da campo e gradinate. «Non siamo paragonati a Masters 1000 o, benché meno, tornei del Grande Slam. Fra i confini nazionali, però, nessun’altra competizione di categoria è munita di questo emblema. Una stella di qualità» da esporre nel corso dell’annata. Non implica un contributo economico, bensì maggiore lustro e prestigio alla kermesse.
Questo riconoscimento può incoraggiare le giocatrici a scegliere la cittadina momò, «in cui sono garantiti determinati standard, piuttosto che altre località. Il corollario, spesso, può fare la differenza». Nell’ultima edizione il torneo è infatti riuscito a stuzzicare il sofisticato palato di campionesse del calibro di Elina Svitolina (Wta 17), di rientro dalla maternità, o delle rivelazioni nonché finaliste Mirra Andreeva (38) e Céline Naef (146). «La partecipazione dell’ucraina è stata determinante, ma, una volta eliminata, nelle fasi più salienti l’affluenza è aumentata, tant’è che abbiamo riscontrato qualche difficoltà in termini di spazio. Non era mai successo in precedenza: in Ticino si è diffusa una ‘cultura’ tennistica grazie a manifestazioni di respiro internazionale... Le persone si appassionano» e, dunque, anche l’interesse di possibili finanziatori lievita. Quel campo in terra battuta, rossiccia e imprevedibile. Chi spera di affermarsi stabilmente nel circuito professionistico e chi, invece, cerca di emergere. Le giovani leve. «Nel giro di pochi mesi qualcuna riesce a scalare la classifica, accedendo regolarmente a competizioni trasmesse in diretta alla televisione. E, questo, può suscitare ammirazione». Una fonte d’ispirazione, insomma. Non a caso Swiss Tennis confida parecchio nel progetto, da molti additato come trampolino di lancio. «Il torneo concede alle promesse rossocrociate la possibilità di conoscere palcoscenici di caratura internazionale attraverso le wild card. Un rapporto di reciproca fiducia», capace di sviluppare questa disciplina pure alle nostre latitudini e non da ultimo aumentare il numero di tesserate. Ma, sulla terra momò, non mancherà la beniamina di casa Susan Bandecchi (406) nonché le connazionali Simona Walter (158) e Ylena-In Albon (238).
L’Axion Open quest’anno festeggia la sua dodicesima edizione – in programma dal 15 al 21 aprile. Un punto fermo del calendario femminile possibile solo grazie all’impegno quotidiano di numerosi e preziosi collaboratori. «L’anno scorso erano quasi cinquanta, alcuni già tuttavia impegnati nelle settimane antecedenti alla manifestazione in ambito comunicativo», puntualizza Mangiacavalli. Qual è la ricetta di questo successo? «La passione, giocoforza. Da quando sono in carica ho coinvolto nuove persone, innamoratesi sempre di più dell’ambiente; tutte aspettano lo sbocciare della primavera e di ritornare a Chiasso. Non bisogna comunque dimenticare l’empatia. E, infine, il metodo di lavoro. L’organico è strutturato a mo’ di piccola azienda, in cui funzioni e responsabilità sono definite. Questo induce a sviluppare nuove competenze, ad esempio serietà, professionalità e dedizione». Capacità, su cui punta il comitato, alla base dell’eccellente risultato fin qui raccolto. «Qualcosa da migliorare c’è sempre, ma ciò permette di progredire. Non è più una manifestazione a carattere amatoriale, comporta ore di lavoro e risorse. Il sorriso raggiante di giocatrici, staff e spettatori è tuttavia gratificante». Una realtà consolidata, trasformatasi di edizione in edizione: dalla categoria W25 a quella W60, ora chiamata W75 seppur il montepremi rimane di 60mila dollari. «È senz’altro motivo d’orgoglio! Il presupposto è di riuscire a curare ogni particolare così da mettere in piedi una rassegna perfetta, o quasi. Non intendiamo spingerci troppo in là, facendo il passo (o due) più lungo delle nostre disponibilità. Siamo cresciuti nel tempo, rispettando la nostra filosofia e riconoscendo i limiti da non oltrepassare». Il coronamento di un percorso lungo e arzigogolato sarebbe il circuito maggiore, però «sono necessarie competenze. Una scelta da ponderare attentamente, insomma; preferisco rimanere nei piani alti di una categoria inferiore, piuttosto che ‘arrabattarsi’ in qualche modo in una superiore». Questo eventuale passo dovrebbe riflettere «le nostre risorse. Non bisogna correre. L’intenzione in questo momento è di rinsaldarci, cercando di aggiungere ogni anno qualcosina finché un giorno saremo pronti ad affrontare questo passaggio di categoria e spingerci oltre». Da segnalare, quest'anno, l'utilizzo di tribune più capienti e del referto elettronico sul campo principale.
Fra prospettive future, ambizioni e realtà, il focus ora è tutto posto sulla nuova edizione. L’asticella si è alzata «e, dunque, bisogna continuare a lavorare in modo da mantenere inalterata (o addirittura migliorare) la nostra reputazione». Dai campi all’accoglienza. Neppure quest’anno mancherà qualche novità... «L’idea è di offrire un’esperienza piacevole, cercando di soddisfare ogni necessità, senza però comportare oneri eccessivi pensando in termini economici». Come affermato in precedenza, l’Axion Open è rivolto soprattutto alle rappresentanti di casa. Un palcoscenico, su cui racimolare punti e fiducia. «E, magari, ripercorrere le orme della già menzionata Céline Naef, capace nel giro di pochi giorni di spiegare le ali. Una crescita esponenziale» certificata dalla posizione in classifica, 146, e dal palmarès. A breve il comitato rivelerà i primi nomi. «La speranza è di riuscire a ingaggiare una giocatrice di punta. Una campionessa in cerca di riscatto, o una giovane promettente. L’esempio della scorsa edizione parla da sé: appassionati e curiosi sono rimasti colpiti dall’enfant prodige Mirra Andreeva». Da sempre considerata l’erede di Maria Sharapova, la nativa di Krasnojarsk è stata in grado di saggiare il tabellone principale dell’Open d’Australia, del Roland Garros e di Wimbledon risalendo la classifica. L'entrata sarà gratuita nel corso di tutta la manifestazione.