Tennis

‘Mi pongo sempre obiettivi ambiziosi’

Susan Bandecchi, infortunatasi nel 2022 quando aveva raggiunto il suo livello più alto, ci spiega come procede il lungo percorso per tornare al top

20 settembre 2023
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Raggiungiamo Susan Bandecchi al telefono in Portogallo, dove ha appena disputato il torneo di Caldas da Rainha (60mila) con un bilancio di un successo e una sconfitta che ben riassume l’andamento dell’intera annata in corso - fatta di luci e ombre- dopo una stagione (2022) che si era invece rivelata la migliore per lei, fino all’infortunio al piede che l’aveva costretta a star fuori per diversi mesi.

«Alti e bassi, è così che va quest’anno», conferma la ticinese. «È stato tutto abbastanza paradossale perché, appena rientrata dall’infortunio, non ho avuto problemi, mentre ne ho avuti in seguito: è abbastanza curioso, perché normalmente succede il contrario. Io sono ripartita subito bene, infatti mi ero creata aspettative piuttosto alte, invece poi per due-tre mesi non ho giocato bene, ho perso molte partite, e moralmente mi sono buttata un po’ giù».

E non c’è nulla di più nocivo per chi sceglie lo sport come professione…

Vedere che perdevo posizioni in classifica così velocemente è stato difficile. L’anno scorso avevo raggiunto il mio miglior piazzamento in carriera, ero numero 160, mentre poi sono scivolata sempre più in basso (oggi è intorno alla 400a posizione, ndr). Inoltre, i tornei dove ho sfruttato il ranking protetto (un numero limitato di competizioni a cui si accede con la posizione di classifica occupata prima dello stop, ad esempio per infortunio, ndr) - che erano un po’ i miei jolly per accumulare punti - non sono sempre andati bene. Il periodo, dunque, è stato piuttosto difficile.

E ora come va?

Adesso per fortuna le cose stanno migliorando: ho abbassato un po’ il livello dei tornei per cercare di disputare più partite - principalmente si tratta di tornei da 25mila, al massimo 60mila - proprio con l’intento di prendere un po’ di continuità e risalire in classifica.

L’infortunio dello scorso anno, ma soprattutto la riabilitazione, ti avevano fatto scoprire un modo nuovo e diverso di allenarti, ponendo l’attenzione su esercizi e su parti del corpo a cui fin lì non avevi dato troppa importanza. Confermi la bontà e la qualità del nuovo modo di procedere?

Senz’altro. La riabilitazione mi ha aiutato e ho continuato anche dopo - quando ho ripreso ad allenarmi col mio preparatore - a fare alcuni esercizi che mi erano stati consigliati. Il mio piede, dopo qualche mese in cui ha continuato a darmi un po’ di dolore, ora sta bene.

A mancare maggiormente quest’anno è stato dunque qualcosa che non aveva a che fare col fisico: si è trattato forse di un calo di concentrazione?

No, non parlerei di scarsa concentrazione, semplicemente non è facile quando ti devi fermare proprio mentre tutto sta andando per il meglio. Vedere i tuoi obiettivi allontanarsi sempre di più - specie se, come nel mio caso sono traguardi ambiziosi, visto che vorrei entrare nella top 100 - è stata una bella batosta. Ora sto cercando di non pensarci troppo, mi focalizzo solo sul gioco. Mi sto allenando bene e addirittura ho la sensazione di giocare meglio di quando ho raggiunto il mio best ranking. Devo solo trovare continuità e riuscire a esprimere il mio livello anche in partita.

La stagione andrà avanti ancora per un paio di mesi: programmi e obiettivi?

Voglio giocare il più possibile, probabilmente già dal 2 ottobre, in Spagna, in un 25mila. Poi certamente a ottobre e novembre sarò in campo quasi tutte le settimane. Voglio tentare di andare in Australia a gennaio. So che è difficile, ma è l’obiettivo che mi sono posta, e l’unico modo per raggiungere Melbourne è giocare e vincere più incontri possibile. Se poi non dovessi farcela, punterò sul Roland Garros in primavera.

Da una decina di giorni il mondo del tennis parla solo del nuovo fenomeno Coco Gauff: lei ti piace?

Molto, e non mi stupisce troppo che abbia vinto a New York. Da quando ha cambiato allenatore, credo, non ha più perso neanche una partita. È una giocatrice pazzesca, e non ha ancora compiuto 19 anni. Il futuro è tutto suo, almeno per i prossimi 15 anni.

Era giunta sulla ribalta quando aveva solo 15 anni e qualcuno temeva che potesse bruciarsi, invece ha confermato quanto di buono già si intravedeva…

Dipende dal fatto che a lei piace giocare a tennis, in campo si diverte, non lo fa perché qualcuno la obbliga a farlo.

Forse è servito anche togliere suo padre dal team?

Senza dubbio. Del resto ci sono casi famosi di padri fin troppo ingerenti nel mondo del tennis. E secondo me non è un caso che Coco abbia iniziato a vincere davvero quando ha messo da parte il padre e si è affidata ad allenatori esterni.