Breve carrellata delle mosse autolesioniste nel mondo dello sport viste nel corso dell'ultimo weekend
L’inizio della settimana è spesso dedicato al commento delle prodezze viste nel weekend appena concluso, ma vi sono occasioni in cui più interessanti paiono i flop. Fra le diverse autoreti finite sul taccuino c’è quella dei vertici del circus della Formula 1, che ha fatto tappa a Las Vegas.
Evidentemente, gli enormi investimenti e gli otto mesi necessari a sistemare l’asfalto della Strip - iconico asse stradale della Città del peccato - sono serviti a poco, dato che un tombino ha abbandonato la propria sede durante le prove libere andando a danneggiare seriamente la monoposto di Carlos Sainz, obbligando la Ferrari a sostituire, con altre parti, pure la batteria, accorgimento punito con la retrocessione in griglia di 10 posizioni. Fosse lo spagnolo andato a sbattere per negligenza contro un guardrail, nulla da ridire. Ma qui la responsabilità è, palesemente, degli organizzatori, che invece di fare un’eccezione hanno applicato alla lettera il regolamento: per una volta che a combinarla grossa non sono gli stessi tecnici di Maranello, ci si è messa la malasorte.
Imbarazzante è pure il fatto che, per l’ennesima volta, le condizioni meteo hanno impedito lo svolgimento delle gare sul tracciato transfrontaliero di Zermatt/Cervinia: fra il 2022 e quest’anno, ben 8 sono state le competizioni cancellate. Nessuno era al corrente che, a quasi 4mila metri di quota, a metà novembre è difficile trovare il bel tempo? Succederà pure nel 2024: peccato che gli allibratori ormai non accettino più scommesse su nuovi annullamenti.
Decisamente fuori dal vaso è finita pure la minzione degli organizzatori del match calcistico fra Belgio e Azerbaijan, che al posto dell’inno azero hanno diffuso allo stadio quello svedese. Ne avevo parlato un paio di settimane fa, segnalando che errori simili capitano fin troppo spesso: è davvero così difficile verificare di essersi procurati la registrazione giusta, magari chiedendo conferma - qualche ora prima della gara - ai responsabili della delegazione ospite? I francesi raccontano barzellette davvero terribili sui belgi, ma forse qualche volta ci azzeccano.
Autolesionisti, nel migliore stile Tafazzi, sono stati pure i giocatori della nazionale rossocrociata di calcio e il loro allenatore. I primi, fornendo contro il Kosovo (1-1) l’ennesima scialba prestazione di questa campagna continentale, il secondo dichiarando nel dopopartita di non riuscire a capire le pesanti critiche ricevute: il nostro gioco - ha fatto sapere - è sempre stato attrattivo, nello spogliatoio c’è assoluta armonia e finire in seconda o quarta fascia il giorno dei sorteggi per l’Europeo non farà poi troppa differenza, visto che questa squadra è in grado di battere chiunque.
Uno che sostiene ‘ste cose davanti a un’evidenza che dice esattamente il contrario dev’essere per forza un genio: incompreso soltanto perché tremendamente in anticipo sulla propria epoca, non vedo altra spiegazione.
L’autogol più clamoroso del weekend, ad ogni modo, porta la firma di Jannik Sinner, tennista azzurro classificatosi secondo alle Atp Finals di Torino. L’altoatesino, vincitore di Djokovic nel round robin e già sicuro di accedere al penultimo atto del torneo, nel terzo incontro di qualificazione avrebbe potuto tranquillamente farsi battere dal danese Rune, offrendo a questi il ticket per le semifinali e mandando a casa proprio il numero 1 al mondo, il più temibile fra gli avversari.
Lo avesse fatto, nessuno lo avrebbe censurato: sarebbe infatti stato del tutto legittimo non dare il massimo in quell’occasione, soprattutto per evitare di stancarsi troppo o addirittura di infortunarsi. Invece, sportivo fino al masochismo, Sinner ha voluto sconfiggere Rune, tenendo in corsa proprio Nole che, nella finale, gli ha puntualmente poi fatto lo scalpo.
Dicono che Jannik sia un italiano anomalo, e forse lo è davvero. Il ragazzo è ormai cresciuto moltissimo dal punto di vista tecnico, ma ora dovrà farlo per forza anche sotto il profilo della scaltrezza.