Al termine del superG che l'ha incoronata campionessa del mondo, Gut-Behrami mette l'accento sull'equilibrio ritrovato nella vita, alla base del successo
La mascherina le nasconde il sorriso, ma Lara Gut-Behrami la felicità ce l'ha nel cuore dopo aver conquistato nel superG di Cortina il primo titolo mondiale di una carriera partita oltre 20 anni fa sulle nevi di Airolo.
«Allora mi divertivo a sciare, era qualcosa di semplice e sono contenta di aver ormai ritrovato quelle sensazioni, quei valori e un equilibrio nella vita che spesso in passato avevo cercato ma mai trovato – le prime parole rilasciate al termine della gara ai colleghi della tv dalla nuova campionessa del mondo –. Oggi sono felice per la medaglia, ma prima ancora sono contenta di quello che ho, una famiglia, una casa con Valon (Behrami, che ha sposato nel luglio 2018, ndr). Lui non è qui ma non è la distanza fisica a fare la differenza, mi ha aiutato moltissimo a crescere come atleta e non solo, mi ha cambiato la vita e oggi ho realizzato che non c'è bisogno di mettersi pressione, perché non è una medaglia d'oro a farmi sentire che valgo qualcosa. A dare valore alla medaglia è il percorso, tutto quanto vissuto per arrivare a questo punto e in questo senso questo oro è anche un modo per ringraziare chi mi ha sostenuta in questi anni, il mio team, i miei genitori e i miei allenatori. In passato volevo vincere a tutti i costi Mondiali e Olimpiadi, invece oggi e in particolare qui a Cortina sono semplicemente contenta di esserci, tanto che sono andata in partenza senza pressione se non quella di non voler sbagliare. Ero nervosa sì, ma solo perché volevo dimostrare il mio valore, non perché pensavo all’oro. Forse, se lo avessi capito 10 anni fa, lo avrei già vinto da un pezzo».
Un'attesa lunga 12 anni (nel febbraio 2009 la prima partecipazione a una rassegna iridata, quella di Val d'Isère dove conquistò l'argento in discesa e in supercombinata) chiusasi con una gara perfetta ma che all'arrivo sembrava non soddisfare del tutto la 29enne... «Quando ai Mondiali arrivi in fondo e vedi il numero uno davanti al tuo nome è sempre positivo, ma in gara sono rimasta un po' sorpresa dalla neve. Dopo aver guardato le altre scendere ho provato a stringere le linee ma a volte il piede scivolava e non ero così contenta, anche se ho capito che è una sensazione condivisa anche dalle altre atlete, sono stati giorni complicati e la pista si è rivelata più difficile di come ce l'aspettavamo».
E tra le altre c'è anche la connazionale Corinne Suter, sul podio assieme a lei per una doppietta rossocrociata storica... «Sono contenta per Corinne, dopo l'eccezionale anno scorso ha iniziato questa stagione con tanta pressione addosso e l'ha sentita, ma ora sta sciando benissimo e se lo merita. Come in generale meritano rispetto tutte le atlete, perché in Coppa del mondo c'è chi ha più e chi meno successo, ma i sacrifici li facciamo tutte, ad esempio stando lontano da casa per mesi. Se ti va bene ti ritrovi con una compagna di stanza che ti capisce, altrimenti sei sola e non è sempre facile e scontato».