Gut-Behrami in stagione ha sempre chiuso nella top 11 in discesa, superG, gigante e parallelo: ‘Non sono obbligata a prende il via, è una mia libera scelta’
Lara Gut-Behrami torna sulla scena del delitto. Che nel caso specifico è però la scena del successo, ovvero Crans-Montana, dove un anno fa si era imposta in entrambe le discese libere in programma. La tappa vallesana di Coppa del mondo rappresenta l’occasione ideale per parlare con la 29.enne ticinese di forma e gioia, ma anche di fiducia e responsabilità.
Osservando dall’esterno, sembra che l’equilibrio raggiunto tra lavoro e vita privata sia più che buono...
«Sì, le cose stanno andando bene. L'estate scorsa, anzi negli ultimi anni, abbiamo lavorato molto per rimettere tutto a posto. Ora sto attraversando un buon momento e ritrovo il piacere di sciare. Spero che le cose continuino a migliorare».
Sei sempre stata percepita come un’atleta ambiziosa, coerente e determinata, anche nei momenti in cui la ruota non girava. Ora, in questa stagione, stai anche ritrovando una certa spensieratezza. Come ci sei riuscita?
«Con il lavoro. E ho la fortuna di avere un buon ambiente, con persone che mi sono state vicine per molti anni. Gli attuali risultati sono il frutto di tutto ciò. Naturalmente mi sarebbe piaciuto vincere ogni fine settimana per gli ultimi tredici anni (dal suo debutto in Coppa del mondo, ndr), ma non funziona sempre così, e questo fa parte della vita di un atleta. Ho ancora voglia di combattere, di alzarmi ogni mattina e di andare a sciare per migliorare».
In questa stagione hai preso parte a undici gare in quattro diverse discipline, senza mai chiudere al di là dell'undicesimo posto. Quanto sei contenta delle tue performance in questo momento?
«Mi sento davvero bene. Ogni corsa che chiudi in maniera positiva ti dà ancora più fiducia. Devi pensare di meno, puoi affidarti di più al tuo istinto. Inoltre, quando si sta bene ci si sente meno stanchi e si passa con spensieratezza da una disciplina all'altra».
Nel gigante ti sei anche riavvicinata al top dei valori mondiali, soprattutto recentemente con il quarto posto a Kranjska Gora.
«Nello slalom gigante ho compiuto di nuovo un passo avanti. Questo è molto positivo e il risultato di tutto il lavoro svolto in estate sulla tecnica».
Un lavoro fondamentale per ritrovare un livello di prestazioni che sembrava smarrito?
«Non si tratta solo di ritrovarlo. Ho vinto in Coppa del mondo per la prima volta nel dicembre 2008 (vittoria in superG a St. Moritz, ndr), mantenersi a questo livello per tanti anni non è così facile. Ci sono diverse fasi nella carriera di un atleta, si tratta di lavorare su se stessi ogni giorno. Nei momenti buoni come in quelli cattivi».
Quello attuale, però, è un momento positivo...
«Dall'inizio della stagione sono sempre stata nella top ten anche in slalom gigante. Questo significa che sto sciando a un livello molto alto. Naturalmente, sono orgogliosa di ciò che ho raggiunto finora, ma questo non cambia il fatto che continuerò a cercare di migliorare».
E su quale aspetto focalizzi la tua attenzione?
«C'è sempre qualcosa sulla quale porre l’attenzione. Ci sono ancora mille dettagli su cui posso lavorare. A livello sia fisico, sia mentale. O anche nella preparazione del materiale. Abbiamo sci e scarponi diversi per ogni disciplina e se il set-up è giusto in slalom gigante non significa necessariamente che lo sia pure in discesa. Senza dimenticare che esiste pure il fattore fortuna, perché dopo tutto stiamo praticando uno sport all'aperto».
Lo scorso febbraio hai vinto entrambe le discese a Crans-Montana, in maniera quasi inattesa. Quali conseguenze psicologiche hanno avuto quei due successi?
«Se avessimo avuto la possibilità di portare a termine la stagione, allora quel super weekend mi avrebbe probabilmente già aiutata. Perché da un giorno all'altro tutto sembrava di nuovo facile. Ma dopo Crans c’è stata una sola gara, poi tutto è finito a causa dell’interruzione prematura dovuta alla pandemia. Ecco perché l'effetto non è stato grande come avrebbe potuto essere. Tutto si è fermato, non abbiamo più sciato per quattro mesi. Resta il fatto che aver due vittorie in più sul palmarès rappresentava comunque un passo avanti».
Ripensi ancora a Crans-Montana 2020 di tanto in tanto?
«No».
Ma il fatto che la stazione vallesana quest’anno ospiti ancora due discese e un superG rappresenta un motivo di ottimismo?
«Il fatto di aver vinto una volta su una pista non significa che mi debba ripetere anche in futuro. In questo sport nulla viene regalato».
Significa che per te quello di Crans-Montana è un pendio come un altro?
«Sono fortunata ad aver vinto su alcune piste. Su altre, dove non sono ancora riuscito a farlo, sto cercando di avvicinarmi al successo. Sto affrontando gara dopo gara».
Quanto stress si accumula a dover gareggiare, come fai tu, praticamente ogni fine settimana?
«In primo luogo, non è che devo gareggiare, ho la possibilità di farlo e rimane una mia libera scelta. Competere in più discipline è qualcosa a cui sono sempre stata abituata. Non voglio fare solo otto gare di slalom gigante o slalom in un inverno. Sarebbe troppo poco e troppo ripetitivo per me. Sono felice che il mio corpo sia in grado di stare al passo con il programma».
È sempre stato così, oppure vi sono stati momenti nei quali hai dubitato di questa tua capacità?
«L'estate scorsa mi sono resa conto che anche fisicamente sono di nuovo pienamente pronta per lo slalom gigante, che non ho problemi con le ginocchia, per esempio. Ma mi ci è voluto un po' di tempo dopo il mio infortunio (rottura del legamento crociato e del menisco nel ginocchio sinistro, subito nel febbraio 2017 a St. Moritz, ndr). Due anni fa la situazione era diversa».
Dall'estate 2019, hai lavorato a stretto contatto con l'allenatore spagnolo Alejo Hervas. Quanto c’è dei suoi insegnamenti nei tuoi attuali successi?
«È stata una decisione super. Alejo mi ha aiutato molto a svilupparmi e a sentirmi di nuovo così bene fisicamente. Lui è certamente una tessera importante del mosaico».
I Mondiali iniziano tra due settimane e mezzo. Qual è il programma per Cortina?
«Beh, all'inizio c'è il superG. Poi l'allenamento per la discesa. Dopo di che c'è un giorno di pausa prima di iniziare l'allenamento per lo slalom gigante».
E il parallelo?
«Non so ancora se vi prenderò parte, deciderò più in là».
Siamo in piena pandemia. Quanto è presente nella tua mente il Covid-19?
«Penso soprattutto alla responsabilità che abbiamo verso le nostre famiglie. Ma naturalmente, ora i Mondiali sono all’orizzonte sarebbe davvero stupido se qualcuno si ammalasse e tutti dovessero andare in quarantena. Potrebbe succedere da un momento all’altro. Spero davvero che tutti noi si possa superare questo momento e rimanere sani».