La Croazia rimane in partita per un'ora ma poi gli episodi e la stanchezza la condannano: ad alzare la Coppa a Mosca sono i ragazzi di Deschamps
Vent'anni fa a Parigi Didier Deschamps alzava la prima Coppa del mondo della storia francese da capitano, oggi ha Mosca lo ha rifatto da allenatore al termine di una finale piena di emozioni che ha consacrato i suoi ragazzi sul tetto del mondo. Un match per certi versi pazzo quello del Luzhniki, che però in fondo non ha sorpreso più di tanto pensando a quanto visto nel mese di calcio in Russia: una Francia fisicamente fortissima, solida e cinica, sicura dei propri mezzi e che ha saputo sfruttare proprio queste qualità per piegare una Croazia tecnicamente inarrivabile e soprattutto generossissima, che però ha pagato a caro prezzo le maggiori energie spese (tre volte consecutivamente ai supplementari) per arrivare sino alla finale. Decisa dall'autorete di Mandzukic (poi anche in gol), dal rigore di Griezmann (un intervento del Var non poteva certo mancare) e dai gol di Pogba, Mbappé (altrimenti piuttosto in ombra) e Perisic (momentaneo 1-1).
Presentatesi entrambe in campo con la formazione tipo – per la Croazia recuperato in extremis anche l'interista Perisic, tra i migliori della semifinale con l'Inghilterra ma uscito da quel match accusando un problema muscolare –, le due squadre si sono studiate molto in avvio di partita, con i balcanici che hanno comunque mostrato un pizzico di iniziativa (e aggressività) in più rispetto agli avversari. Verso il quarto d'ora di gioco i transalpini hanno però aumentato la loro intensità e ne hanno subito raccolto i frutti: punizione dalla destra guadagnata e calciata con il solito sinistro tagliato da Griezmann e Mandzukic che nel tentativo di anticipare di testa Pogba (e forse ingannato dal salto “a vuoto” di Varane davanti a lui) infila la propria porta in maniera imparabile per Subasic. Ma fortunatamente per la formazione di Dalic anche la conclusione con la quale al 29' Perisic ha rimesso la sfida in parità è risultata imprendibile per Lloris: il calcio franco stavolta è per i biancorossi (conquistato dallo stesso Perisic) e il pallone dopo un paio di duelli in area viene appoggiato da Vida verso l'interista, che con un bel movimento si libera di Kanté e fulmina di sinistro l'estremo difensore del Tottenham trovando la sua terza rete della manifestazione. Una decina di minuti più tardi nuovo colpo di scena, con il Var che entra prepotentemente nella finalissima di Mosca sul colpo di testa di Matuidi intercettato con la mano da Perisic dopo l'ennesima palla ferma, un calcio d'angolo ancora di Griezmann. Su segnalazione della Var Room, l'arbitro argentino Pitana si reca al video e dopo qualche minuto decide di assegnare il tiro dal dischetto che permette a “Grizou” – nonostante la presenza in porta di un para-rigori come Subasic (già 4 in questo Mondiale) – di realizzare il suo quarto gol in Russia riportando avanti i suoi.
La ripresa si è aperta con un'altra costante del torneo mondiale, ovvero le parate di Lloris, che al 48' ci ha messo la mano sinistra sulla conclusione di Rebic. Al 52’ è invece stato il suo “collega” Subasic a chiudere la porta a Mbappé, nell’occasione disturbato anche da Vida. Nulla ha invece potuto la retroguardia croata al 59’, quando Rakitic e compagni sono stati inizialmente bravi a contenere l’offensiva lanciata da Mbappé e Griezmann, ma la respinta di un difensore su un primo tentativo dal limite di Pogba ha letteralmente messo fuori gioco tutti, compreso Subasic, che ha solo potuto guardare il piattone del centrocampista dello United finirgli alle spalle. Una scena purtroppo per la Croazia ripetutasi al 65’, quando Mbappé ha infilato dalla distanza il 4-1 dal sapore di resa per i croati e di gloria per i ragazzi di Deschamps. Tutto finito? Sì e no, perché Lloris (forse rilassatosi eccessivamente visto l’ampio margine) ha trovato il modo di “macchiare” il suo splendido Mondiale con un tentativo di dribbling senza senso su Madzukic che ha permesso all’attaccante della Juventus di accorciare sul 4-2. Una sciocchezza fortunatamente per lui rimasta senza conseguenze, perché da quel momento i suoi compagni hanno controllato senza troppi problemi il match guadagnandosi il diritto di alzare sotto il cielo di Mosca la Coppa.