Enorme la delusione rossocrociata al termine di una gara in cui nulla ha funzionato come ci si attendeva
Difficile per i giocatori e il tecnico trovare le parole per spiegare in qualche modo una contro-prestazione senza precedenti. Fra i primi a esprimere la propria incredulità per la batosta subita dal Portogallo, e per la conseguente ennesima eliminazione agli ottavi di finale, c’è Xherdan Shaqiri: «I nostri piani non hanno funzionato, abbiamo subito davvero troppe reti. Posso solo chiedere scusa alla gente a casa. Quello mostrato oggi (ieri ndr) non era il nostro vero volto, ma questo è il calcio. Dobbiamo comunque riconoscere pure i meriti del Portogallo: a questo livello ogni errore viene pagato caro». Quando gli si chiede con quanto anticipo lui e i suoi compagni hanno saputo che la Svizzera avrebbe giocato col quasi del tutto inedito modulo a tre difensori, l’attaccante dei Chicago Fire risponde senza esitazione: «Soltanto oggi, poco prima di scendere in campo».
Deluso per come le cose, dopo un buon inizio, si sono messe è il difensore del Machester City Manuel Akanji: «Peccato, perché avevamo iniziato bene, avevamo tutto sotto controllo. Ma non si può assolutamente subire gol come abbiamo fatto noi in occasione delle prime due reti portoghesi. A quel punto, tutto in teoria era ancora aperto, ma poi nella ripresa sono emerse stanchezza e delusione e sono giunte purtroppo molte altre reti lusitane». Il principale indiziato per la débacle elvetica è ovviamente il tecnico Murat Yakin, al quale dopo l’umiliante batosta subita si rimprovera soprattutto la scelta, al momento delle convocazioni, di rinunciare a diversi difensori. Infatti è bastata l’indisponibilità di un solo elemento per ritrovarsi costretto a rivoluzionare la difesa e passare dal modulo a quattro a quello a tre. «Purtroppo né Schär né Elvedi erano al 100% della forma», ha detto il selezionatore. «Il Portogallo è stato molto migliore di noi, ed è stata una serata storta, non abbiamo vinto neanche un duello. Abbiamo provato a recuperare il febbricitante Widmer, ma purtroppo non ce l’abbiamo fatta. Siamo tristi, ma non importa cosa io senta in questo momento. Certo il Portogallo è un avversario tosto, portato a dominare. Molte cose non hanno funzionato per noi oggi, ma non ho nulla da rimproverare alla mia squadra, i ragazzi ci hanno provato in tutti i modi. Il nostro piano era molto chiaro, ma purtroppo non ha funzionato».
Non si nega ai microfoni, e alle critiche, nemmeno Yann Sommer, a cui è toccato vivere in prima persona la peggiore sconfitta elvetica nella storia dei Mondiali: «Siamo delusi. Volevamo regalare una bella serata al nostro Paese, però purtroppo né io né la squadra siamo stati capaci di offrire una buona performance. Ora, appena finita la partita, è difficile dire cosa non abbia funzionato. Nel primo tempo, siamo stati molto imprecisi quando avevamo il pallone fra i piedi. I nostri avversari hanno avuto molte occasioni e ci hanno messo parecchio sotto pressione. Sono deluso per noi, per lo staff e per il nostro Paese, ma ora dobbiamo andare avanti». Intenzionato a chiedere perdono ai tifosi è anche Remo Freuler, come tutti autore di una prova incolore. «Difficile parlare di questa partita», dice il centrocampista del Nottingham Forest. «Oggi non siamo praticamente scesi in campo, chiediamo scusa ai nostri sostenitori. Avevamo già giocato a tre in difesa», aggiunge l’ex atalantino quasi a voler scagionare l’allenatore per le scelte tattiche. «Sul primo gol dovevamo difendere meglio, come sempre va detto quando prendi una rete su corner. Il problema, ad ogni modo, per me non risiede nel modulo con tre difensori. Non era la vera Svizzera, non si può giocare così male in una gara tanto importante. Siamo stati pessimi nei duelli, dove giungevamo sempre in ritardo. Non vedi l’ora di giocare partite simili, e poi, quando ti ci ritrovi, non riesci a combinare nulla di buono. Ci dispiace molto, noi giocatori siamo i primi colpevoli ».
Severo nell’analisi pure Denis Zakaria: «La delusione è enorme, specie perché volevamo davvero scrivere un pezzo di storia. Purtroppo, però, non siamo stati all’altezza della situazione. Abbiamo provato a cambiare in corso d’opera il sistema difensivo, ma non ha funzionato. Abbiamo sofferto per l’intera durata del match. Dovremo analizzare questa contro-prestazione, ma ora è dura trovare le parole giuste, è difficile riuscire a spiegare la situazione in modo razionale». Indulgente con Murat Yakin è il ticinese Pier Tami, direttore delle squadre nazionali: «Mi dispiace per i ragazzi, che ci credevano davvero. Abbiamo corso troppo poco contro una squadra molto più fresca di noi. Era come se avessimo in campo un giocatore in meno, a livello di chilometri percorsi. Il modulo, comunque, c’entra poco, eravamo inferiori sotto ogni unto di vista. Per me Yakin è stato bravissimo, ricordiamoci che ci ha portato ai Mondiali, cosa che non era per nulla scontata».
Infine, due parole sul match da parte di un avversario, cioè il difensore lusitano Raphael Guerreiro, a cui non pare vero di aver vinto un ottavo di finale mondiale in maniera così tranquilla: «Non credevamo certo di imbatterci in una partita così facile, ma abbiamo comunque dimostrato di essere una grande squadra, impedendo alla Svizzera di giocare. Abbiamo controllato in pratica ogni pallone dell’incontro, dall’inizio alla fine, non lasciando ai rossocrociati alcuna occasione».