La Svizzera scende in campo domani mattina nella prima partita del gruppo G. Presente per la quinta volta consecutiva, parte con legittime ambizioni
Il tempo dei "se" e quello dei "ma" è finito. Non c’è più caldo del deserto che tenga, non contano più nulla i discorsi relativi alla legittimità di un Mondiale in Qatar, per di più in pieno inverno. Adesso c’è solo la Coppa del mondo, la quinta consecutiva, quella che la Nazionale svizzera affronta con le maggiori ambizioni. Murat Yakin condurrà in campo giovedì mattina i suoi uomini per affrontare il Camerun nella partita che aprirà il gruppo G. E l’obiettivo sarà uno solo: conquistare quei tre punti che faciliterebbero e di molto la rincorsa agli ottavi di finale. In un girone che vede l’ingombrante presenza di Brasile e Serbia, la selezione rossocrociata non ha scelta, nell’ottica del passaggio del turno la vittoria all’esordio diventa una conditio sine qua non.
Una situazione, quella che attende gli elvetici sull’erba dello stadio Al Janoub, molto simile a quella vissuta nel 2014, vale a dire legata a doppio filo all’esito del primo confronto. Nel 2006, nel 2010 e nel 2018 non era stato così, in quanto i rossocrociati avevano affrontato immediatamente la formazione favorita di gruppo, vale a dire rispettivamente Francia, Spagna e Brasile. Otto anni fa, per contro, l’undici diretto da Ottmar Hitzfeld aveva avuto quale primo avversario l’Ecuador, trovandosi di fatto costretto alla vittoria. Un successo sudatissimo, giunto soltanto nei minuti finali, grazie a Haris Seferovic (e a un grande recupero in mezzo al campo di Valon Behrami), dopo che Admir Mehmedi aveva pareggiato l’iniziale svantaggio. Contro il Camerun, Xhaka e compagni sono chiamati a mostrare lo stesso carattere e la medesima determinazione che a Brasilia avevano contraddistinto i loro predecessori. La Svizzera, d’altra parte, ha spesso dato prova di resilienza, di capacità di piegarsi senza spezzarsi. Lo testimonia il recente percorso in Nations League, nel quale alle tre sconfitte iniziali hanno fatto seguito tre vittorie contro avversarie di spessore quali Portogallo, Spagna e Cechia. E anche in occasione della fase eliminatoria della Coppa del mondo, i rossocrociati avevano saputo esaltarsi proprio quando si trovavano con le spalle al muro, imponendo due volte il pareggio all’Italia (a Roma addirittura con un primo tempo eccellente).
Rispetto al 2014, i rossocrociati sono senza dubbio cresciuti e possono contare su tre elementi di assoluto valore mondiale che otto anni fa non c’erano: Yann Sommer, Manuel Akanji e Granit Xhaka. Il portiere del Borussia Mönchengladbach, il difensore del Manchester City e il centrocampista dell’Arsenal hanno raggiunto un livello internazionale sul quale, probabilmente, mai nessuno svizzero ha potuto contare e sarebbero senza dubbio titolari anche in Nazionali con un bacino più ampio di quello elvetico. Purtroppo, Sommer è reduce da un brutto infortunio a una caviglia, rimediato nel mese di ottobre in Coppa di Germania. Lui assicura di essere guarito, lo staff medico della Nazionale conferma, l’amichevole di sette giorni fa ad Abu Dhabi non ha fugato tutti i dubbi, ma Murat Yakin è pronto a titolarizzare colui che è diventato una vera icona sportiva nazionale dopo aver parato il rigore di Mbappé negli ottavi di finale degli Europei di un anno e mezzo fa. Sommer sarà dunque regolarmente tra i pali, ma i tifosi elvetici tratterranno il respiro per tutti i 90’, proprio come avevano fatto con la schiena di Roger Federer in occasione della finale di Coppa Davis del 2014.
La seconda incognita per il c.t. rossocrociato si chiama Xherdan Shaqiri. XS non è infortunato, ma non disputa più una partita vera da inizio ottobre, quando i suoi Chicago Fire erano rimasti fuori dai playoff della Mls. Nelle ultime settimane si è preparato con il Lugano, ma il suo ritmo partita non può essere lo stesso di chi ha lasciato la squadra di club appena dieci giorni fa. Eppure, Yakin non può permettersi uno Shaqiri a mezzo servizio, il suo apporto a questa Nazionale è troppo prezioso. È l’uomo di maggiore fantasia calcistica e quello con i piedi più educati, come ha dimostrato lo scorso 27 settembre nell’ultima sfida di Nations League, quando aveva depositato sulla testa di Freuler un pallone impeccabile per il gol d’apertura della decisiva sfida con la Cechia. La prestazione offerta nell’amichevole di Abu Dhabi non ha strappato gli applausi dei pochissimi spettatori presenti, ma non fa comunque testo nel contesto di una partita nella quale nessuno voleva scoprire troppo le carte e, soprattutto, rischiare un infortunio capace di pregiudicare la presenza al Mondiale. Sarà contro il Camerun che Shaqiri dovrà dimostrare di essere uno dei leader di questa squadra, l’uomo capace di forzare i destini di una partita difficile e fondamentale.
Anche l’avversario rappresenta un’incognita. Assente a Russia 2018, l’ultima apparizione mondiale del Camerun risale al 2014 in Brasile, quando aveva lasciato una ben modesta impressione, con tre sconfitte contro Messico, Brasile e Croazia. Presente in Sudamerica al vertice di un attacco senza veleno, Samuel Eto’o nel frattempo è diventato presidente della federazione camerunese, con la dichiarata volontà di aggiudicarsi la Coppa del mondo. Un obiettivo piuttosto ambizioso, perché se i Leoni indomabili in quegli anni potevano contare sulla classe del miglior giocatore africano della sua epoca, attualmente è proprio il talento che sembra far difetto alla squadra diretta da Rigobert Song. In Qatar, la squadra ci è arrivata per puro miracolo, grazie a una rete di Karl Toko-Ekambi nei minuti finali dei supplementari dello spareggio contro l’Algeria. Ciò nonostante, non è davvero il caso di scendere in campo con la convinzione di aver ottenuto la pelle del leone ancor prima del fischio d’inizio dell’arbitro argentino Facundo Tello. Proprio l’Argentina ha dimostrato martedì contro l’Arabia Saudita quanto la supponenza e un inopportuno senso di superiorità possano essere pericolosi.
«Siamo qui per scrivere una pagina di storia». Granit Xhaka e la Nazionale svizzera hanno gettato la maschera nella conferenza stampa pre-partita. Il capitano rossocrociato non mette limiti alle aspettative della squadra. «Non so se questa Nazionale sia la più forte della nostra storia, pretenderlo sarebbe irrispettoso verso i giocatori e gli staff che ci hanno preceduti. Ma oggi abbiamo una squadra diversa, più giovane e con più certezze nel suo gioco».
Alla vigilia della sfida contro il Camerun, Xhaka non teme i discorsi ambiziosi, ma invita tutti a non sottovalutare l’avversario di turno... «È una squadra che poggia su elementi di valore che militano in club importanti. Tuttavia, abbiamo avuto il tempo necessario per prepararci e siamo pronti».
Dopo l’esperimento della difesa a 3 nell’amichevole contro il Ghana Murat Yakin riproporrà il classico 4-3-3... «Yann Sommer è in piena forma, mentre Shaqiri non ha smesso di progredire nel corso degli ultimi dieci giorni. Saranno entrambi titolari», ha precisato il tecnico basilese.