SWISS OLYMPIC

Ralph Stöckli: ‘Grandi risultati, ma guardiamo al futuro’

Il capomissione rossocrociato ha tracciato un bilancio della spedizione a Pechino, coronata dalla conquista di 14 medaglie

20 febbraio 2022
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È un capomissione forzatamente felice il Ralph Stöckli che si presenta davanti alla stampa per un bilancio alla chiusura dei Giochi di Pechino. Con 14 medaglie, delle quali 7 d’oro, la Svizzera ha chiuso all’ottavo posto del medagliere. Con sette titoli olimpici in saccoccia, l’ex curler sa di poter tornare in patria a testa alta. L’obiettivo manifestato alla vigilia della rassegna a cinque cerchi parlava di 15 medaglie. Ne è mancata soltanto una. O forse nemmeno quella… «A mio modo di vedere dobbiamo contare anche quella tolta a Fanny Smith», ha subito precisato Stöckli. Il quale ha reso noto che Swiss Ski ha formalmente depositato ricorso contro la decisione con la quale la giuria aveva privato la vodese del bronzo nella prova di skicross.

La delusione per quanto accaduto a Fanny Smith non può però oscurare l’incredibile bilancio, grazie in particolare allo sci alpino, capace di portare a casa nove medaglie, cinque delle quali del metallo più prezioso e andate al collo di cinque atleti diversi. Un record olimpico che rende estremamente felice il capodelegazione… «Tutto è iniziato con il fuoco d’artificio della discesa libera maschile e della vittoria di Beat Feuz. Lo sci alpino è uno sport di tradizione, uno sport-faro dei Giochi invernali. Ci ritroviamo un po’ nella stessa situazione già vissuta a Calgary, quando avevamo totalizzato 15 medaglie, 11 delle quali provenienti dallo sci».

Ralph Stöckli ha molto apprezzato la reazione avuta dagli skicrosser il giorno dopo la beffa subita dalla Smith. Secondo la vodese, la doppietta Regez - Fiva è stata la risposta migliore a quanto successo 24 ore prima. «Anche per questo motivo abbiamo voluto Ryan Regez quale portabandiera in occasione della cerimonia di chiusura».

Come già era accaduto la scorsa estate a Tokyo, le donne hanno fatto la parte delle leonesse, conquistando nove medaglie grazie a Lara Gut-Behrami (2), Wendy Holdener (2), Michelle Gisin (2), Corinne Suter (1) e Mathilde Gremaud (2). Un "girl power" per il quale, però, Stöckli non ha una spiegazione specifica.

Tante soddisfazioni, ma pure qualche delusione, rispetto alle aspettative iniziali. Secondo il capomissione, non hanno ottenuto i risultati sperati le squadre di snowboard alpino, di slopestyle maschile e degli Aerial (le ultime due hanno totalizzato tre quarti posti). Si possono aggiungere l’uscita di Marco Odermatt in superG, l’assenza di medaglie nella combinata maschile e nel Team Event, ma soprattutto gli smacchi subiti nel curling, disciplina che storicamente ha sempre portato fortuna alla delegazione elvetica. Particolarmente amari per l’ex curler (bronzo a Vancouver), gli ultimi due giorni del torneo femminile, con le sconfitte contro il Giappone in semifinale e contro la Svezia nella sfida per il bronzo. In totale, la Svizzera ha ottenuto otto medaglie di legno, molte delle quali avrebbero potuto facilmente diventare di metallo.

Per l’opinione pubblica rivestono poco interesse, ma per Swiss Olympic i diplomi olimpici sono molto importanti. Sono gli attestati grazie ai quali le varie federazioni hanno accesso ai sostegni finanziari. Permettono inoltre di farsi un’idea del valore di una nazione nel contesto internazionale. In Cina, la Svizzera di diplomi ne ha raccolti 34.

Stöckli ha poi voluto soffermarsi brevemente sul futuro. A Pechino si è conclusa l’avventura olimpica di due grandi dello sport rossocrociato: Simon Ammann e Dario Cologna (quattro ori olimpici a testa)... «Con loro, perdiamo formidabili ambasciatori. Pensare alla formazione rappresenta una delle sfide del futuro prossimo».

Infine, con lo sguardo rivolto verso Milano/Cortina 2026 e nonostante le buone condizioni di lavoro trovate in Cina, Ralph Stöckli si rallegra di poter guardare a un’edizione olimpica più a misura d’uomo.