Il capo missione di Swiss Olympic soddisfatto delle prestazioni rossocrociate al giro di boa dei Giochi: ‘E abbiamo ancora ottime frecce da scagliare’
«Siamo sulla buona strada». Ralph Stöckli, capo missione di Swiss Olympic non ha nascosto la sua soddisfazione al giro di boa dei Giochi olimpici di Pechino. Con otto medaglie, tre delle quali d’oro, in dieci giorni di competizioni, l’obiettivo prefissato dovrebbe poter essere raggiunto, grazie soprattutto agli specialisti dello sci alpino. Le 15 medaglie poste come traguardo dai responsabili dello sport elvetico, possono essere ottenute e addirittura superate. «Abbiamo ancora numerose possibilità di medaglia», ha sottolineato Stöckli.
La prudenza, però, rimane d’obbligo, anche perché in questa prima parte di Olimpiade, non tutte le star hanno risposto presente all’appuntamento e questo senza nemmeno prendere in considerazione la Nazionale di hockey, sconfitta tre volte in altrettante partite. «A mio modo di vedere la principale delusione arriva dagli snowboarder alpini. E per il momento ha deluso anche la squadra maschile di freestyle», ha aggiunto l’ex curler, il quale ha però tenuto a precisare come Andri Ragettli e compagni avranno la possibilità di rifarsi nello slopestyle dopo la delusione del Big Air.
Al di là di tutto, però, Stöckli ha di che essere soddisfatto... «Per Beat Feuz l’oro ha rappresentato il coronamento di una carriera. E lo stesso vale per Lara Gut-Behrami, pure lei costretta ad attendere a lungo prima di diventare campionessa olimpica. E che dire di Jan Scherrer che nella finale dell’half-pipe ha piazzato una figura inedita? E poi c’è Marco Odermatt. È stato capace di gestire una pressione tremenda e oggi, in condizioni meteo difficili, ha risposto presente», ha aggiunto il sangallese, il quale ha posticipato il tradizionale incontro con la stampa per poter assistere alla seconda manche del gigante.
Tra mille motivi di soddisfazione ci si potrebbe chiedere se la dipendenza elvetica dallo sci alpino non sia eccessiva: sei delle otto medaglie conquistate arrivano proprio da quel settore... «Ovviamente la dipendenza dallo sci alpino è grande, ma non si tratta di una novità. Nel 1988 a Calgary l’alpino aveva portato a casa 11 delle 15 medaglie conquistate. Dobbiamo lavorare per essere maggiormente performanti nelle altre discipline. E da questo punto di vista abbiamo ancora buone frecce al nostro arco per riequilibrare il bilancio. Sia nelle gambe, sia nella testa abbiamo il potenziale per raggiungere le 15 medaglie: nello sci slopestyle, nel curling e nello skicross, le speranze di salire sul podio sono reali sia tra gli uomini, sia tra le donne. Senza dimenticare la prova di Aerials maschile, così come le ultime gare dello sci alpino.
La previsione di Gracenote, specialista in analisi di dati, che prima dell’inizio dei Giochi aveva predetto 21 medaglie elvetiche, con ogni probabilità non si realizzerà. Ma Stöckli resta convinto che un miglioramento come quello avvenuto a Tokyo nelle ultime Olimpiadi estive (13 medaglie, il miglior bottino dal 1952) rimane possibile. E sull’onda dell’entusiasmo per l’oro conquistato da Odermatt, altre piacevoli sorprese sono possibili, come ad esempio nello slalom maschile, nella discesa femminile o nello slopestyle. Senza scordarsi della Nazionale di hockey femminile che di certo non andrà in finale, ma che nella finalina contro (verosimilmente) la Finlandia avrà voce in capitolo per la conquista della medaglia di bronzo.