SCI DI FONDO

La medaglia non è un sogno, ma l’obiettivo

Nadine Fähndrich ha le carte in regola per centrare il primo podio elvetico in una gara olimpica di sprint. Ultimo acuto per Van der Graaff e Hediger

7 febbraio 2022
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I tempi cambiano e con essi anche il modo in cui alcune discipline vengono percepite dagli appassionati. È il caso dello sprint, a lungo relegato nell’ombra delle classiche prove di distanza, ma che negli ultimi anni si è conquistato l’apprezzamento del pubblico ed è diventato la prova che offre al fondo elvetico le migliori garanzie di soddisfazione, nella fattispecie con Nadine Fähndrich, per la quale l’obiettivo è rappresentato da un posto sul podio.

Buon sangue non mente. Figlia di Kurt Fähndrich, negli anni Ottanta pioniere assieme al fratello Markus dello sci di fondo rossocrociato, Nadine è cresciuta con l’odore di sciolina nelle narici. Anche perché pure suo fratello Cyril gareggia ai massimi livelli... «Quando lo sprint è entrato a far parte del panorama olimpico (Salt Lake City 2002, ndr) ho capito subito che si trattava della disciplina giusta per motivare i giovani», ha confidato Kurt Fähndrich alla Luzerner Zeitung.

Nadine ha avuto la possibilità di compiere i primi passi in Coppa del mondo in tutta tranquillità, in quanto i riflettori dell’interesse rossocrociato erano tutti puntati sul campionissimo Dario Cologna e, in campo femminile, su Laurien van der Graaff e Nathalie von Siebenthal. Tutto è cambiato nel corso degli ultimi anni, segnati dalla conquista della medaglia d’argento nello sprint a squadre ai Mondiali 2021 di Oberstdorf, al fianco di Laurien van der Graaff. Ancora oggi, la lucernese sfugge al radar dell’interesse mediatico, ma non a quello degli specialisti, i quali riconoscono senza remore la sua crescita. Nella classifica dello sprint di Coppa del mondo, la Fähndrich occupa attualmente la quinta posizione e ai Mondiali di Seefeld del 2019 aveva chiuso al settimo posto la prova individuale. A 26 anni, si sente matura per l’exploit... «Il mio obiettivo è di arrivare all’appuntamento con i Giochi nella migliore condizione possibile, in modo da potermi giocare una medaglia».

Martedì, la gara si correrà in tecnica libera, quella preferita dalla rossocrociata. Una prova che si disputerà ai 1’700 metri di Zhangjiakou, su un percorso estremamente esigente e che richiede doti di resistenza superiori a quelle normalmente necessarie in una prova sprint. Una condizione che potrebbe favorire l’elvetica, la quale ha chiuso al 18º posto il Tour de Ski, dimostrando di possedere, oltre alla velocità, anche spiccate doti fisiche e capacità di recupero.

La sciatrice di Horw, attualmente domiciliata alla periferia di Basilea, ha affinato il processo di acclimatazione con uno stage di dieci giorni a St. Moritz. Non ha dunque lasciato nulla al caso ed è molto probabile che al momento di scendere in pista la sua condizione psico-fisica sia al top. È altresì vero che in questa stagione, con molte prove annullate a causa della pandemia di coronavirus, parlare con cognizione di causa di favoriti e papabili alla vittoria finale appare poco più di un gioco di società... «Chi sopravviverà fino in fondo? È questa la domanda da porsi», afferma la Fähndrich in relazione alle possibili cadute e, ovviamente, alla successione dei turni con logico accumulo di fatica (dalle qualificazioni alla finale, passando da quarti e semifinale). La tripla campionessa mondiale U23 (nel 2016 e 2018) ha risparmiato energie con la rinuncia allo skiathlon disputato sabato. Sapendo che lo sprint a squadre si svolgerà in stile classico, tecnica a lei meno consona, l’elvetica ha puntato quasi tutte le sue chance di medaglia proprio sulla prova individuale, anche se sarà al via pure della 10 km e della staffetta (oltre ovviamente allo sprint a squadre).

Le speranze e le ambizioni, insomma, ci sono. Certo, tutti gli astri dovranno allinearsi nella giusta congiunzione per riuscire a raggiungere l’agognato risultato. Nei vent’anni di appartenenza della disciplina alla grande famiglia olimpica, nessuno sprinter, né in campo maschile, né in campo femminile, ha mai conquistato una medaglia.

L’addio di Van der Graaff e Hediger

I Giochi olimpici di Pechino rappresenteranno la stazione d’arrivo della carriera di Laurien van der Graaff e Jovian Hediger. La 34enne grigionese nata a Nieuwkoop, in Olanda, è stata a lungo la punta di lancia del fondismo elvetico, ma negli ultimi anni ha dovuto cedere il passo alla Fähndrich. L’obiettivo è di chiudere la carriera con un risultato positivo, anche se la stagione sin qui disputata (il miglior piazzamento negli sprint di Cdm rimane un 19º posto) non autorizza a eccessive ambizioni.

Il 31enne vodese ha deciso di ritirarsi dopo 12 anni trascorsi ai massimi livelli. Quest’inverno ha concluso due volte nei primi dieci di una gara di Coppa del mondo e per la prova di Pechino punta a un posto nei primi otto, così da garantirsi un diploma olimpico. Quattro anni fa in Corea del Sud aveva chiuso al 18º rango.

La Svizzera schiererà Nadine Fähndrich, Laurien van der Graaff, Alina Meier e Anja Weber in campo femminile, Jovian Hediger, Roman Schaad e Valerio Grond tra gli uomini.