Dopo il successo all'overtime sul Davos, Bügler loda la prova d'assieme: ‘Siamo stati bravi in difesa, e davanti ci siamo creati diverse buone occasioni’
Chi la dura la vince. E l’Ambrì Piotta, la partita col Davos, la vince per davvero. All’overtime – per la quarta volta in altrettante partite sul ghiaccio della Gottardo Arena e la quinta in sette partite: se non è record, poco ci manca – e sudandole tutte le proverbiali sette camicie per venire a capo di una squadra dannatamente combattiva, ma, appunto, ci riesce. In una serata che sembra stregata, con addirittura due rigori falliti (il primo con Kubalik nel secondo tempo, l’altro con Heed in pieno supplementare), due clamorosi montanti della porta centrati – su tutti quello colpito dal poc’anzi citato attaccante ceco che gli arbitri vanno a rivedere al video, concludendo, fra i sonori fischi del pubblico, che il puck non ha oltrepassato la seconda linea – alla fine ad accendere la luce è André Heim. Che al 63’49” fa esplodere, stavolta in un boato, la Curva Sud con il gol del successo per i biancoblù. Una vittoria pure meritata per come si erano messe dalla seconda pausa in poi.
La partita, nel suo complesso, ha proposto tre atti... e spiccioli ben distinti. Con una prima parte, i 20’ iniziali, in cui a fare di più e a mostrare le migliori cose sono gli ospiti, più veloci ad arrivare sui dischi e più pericolosi dalle parti del portiere avversario. Con Zadina vanno pure vicinissimi ad aprire le marcature addirittura con l’uomo in meno, ma nella circostanza Senn è bravo a metterci una pezza. Nel periodo centrale gli equilibri sul ghiaccio mutano, e il match si fa serrato. L’Ambrì Piotta cresce, macina gioco e tiene testa ai grigionesi. Il primo gol della serata è però a tinte gialloblù, e lo firma Frehner, lesto a insaccare da sotto porta un disco respinto. A quel punto però i biancoblù innestano la marcia superiore e rompono gli indugi: le occasioni arrivano una dopo l’altra. Così, dopo il rigore fallito da Kubalik, arriva anche il gol, con una fiondata in powerplay di Heed. Nel terzo tempo il pallino delle operazioni passa decisamente in mano agli uomini di Cereda, che provano in tutti i modi a chiudere lì i conti, ma senza riuscirci. E allora tutti al prolungamento, l’ennesimo per i biancoblù, dove a mettere il punto finale, come detto, è Heim.
«Nella prima mezz’ora è stato effettivamente il Davos a dettare il gioco – analizza a fine partita Gilles Senn –. Poi però le coordinate del match sono cambiate: ci siamo creati un buon numero di occasioni e il ‘momentum’ è cambiato». Per il portiere, designato migliore in pista sul fronte biancoblù, un successo dal gusto particolare, contro quella che per anni è stata la sua squadra... «Prima della partita ero più nervoso del solito. Poi, sul ghiaccio, ho cercato di sgomberare la testa da questi pensieri e fare la mia partita».
Dario Bürgler torna brevemente sulle decisioni arbitrali: «Reclamare è un esercizio sterile: non abbiamo mai vinto una partita cercando di far cambiare loro idea. Siamo invece stati bravi a mantenere i nervi saldi e a giocare in modo disciplinato. Finalmente anche il powerplay ha ‘pagato’. In complesso è stata una partita molto equilibrata, e questi 2 punti significano parecchio, perché vinti contro un avversario tosto».
È il 35’54” e De Luca è lanciato a rete. Invero un po’ in ritardo, ma sulla pala del bastone ha il disco che potrebbe ridare il pareggio ai suoi, pochissimi secondi dopo il gol del Davos. L’occasione è di quelle da leccarsi i baffi. Nel disperato tentativo di fermarlo, Andersson lo arpiona. Regalando un rigore ai biancoblù e beccandosi pure 2’ di penalità per eccessiva durezza.
Dell’esecuzione si incarica Kubalik. Il momento è di quelli doppiamente importanti. Tanto per l’Ambrì quanto per l’attaccante ceco: il gol ridarebbe morale a entrambi. Lo intuisce anche il pubblico della Gottardo Arena, che trattiene il fiato, quasi che anche un sibilo potesse deconcentrarlo. Il numero 80 parte, un tocco dopo l’altro si avvicina ad Aeschlimann poi... poi al momento di scoccare il tiro, la pala del bastone sbuccia solamente il disco, che scivola via lemme lemme. Nel terzo tempo, invece, a negargli la gioia (e la liberazione) del gol sono il palo... e gli arbitri che vanno a rivedersi l’azione alla prima interruzione, quasi 5’ di gioco più tardi. Altro che botta di fiducia, è la materializzazione della legge di Murphy: se qualcosa può andare storto, stai pur certo che lo farà...