laR+ HOCKEY

I Gdt Bellinzona e la passione che alimenta i sogni

Domani sera a Weinfelden inizia l’avventura degli Snakes tra i professionisti. Nicola Pini: ‘Questi ragazzi hanno una gran voglia di essere qui’

L’occasione buona per provarci. ‘Questi ragazzi hanno fame di riuscire’
(Ti-Press/F.Agosta)
12 settembre 2024
|

Bisogna essere romantici e anche un po’ visionari, per immaginare un gruppo di ventiduenni sfidare dei professionisti che giocano a hockey da una vita e guadagnano in un solo mese più di quanto percepiscano molti di quei giovani in un’intera stagione. Eppure succede. A Bellinzona per l’esattezza, dove quegli Snakes nati sulle ceneri dei Ticino Rockets, dopo la dissoluzione del partenariato avviato con Langnau e Ambrì rilanciano l’idea di fare pura formazione che più pura non si può, con un budget inferiore al milione di franchi in un contesto in cui le società che vanno per la maggiore di milioni ne gestiscono sei. «Mi hanno detto in molti che sono pazzo – racconta Nicola Pini, Deus ex machina dei Gdt che oltre a ricoprire l’incarico di direttore sportivo quest’anno sarà anche il coach della rinata formazione di Swiss League, in collaborazione con il suo vice Diego Scandella –. Io, però, sono fatto così: mi piacciono le sfide e credo in certi valori, che vanno oltre il denaro. Io e Diego siamo riusciti a mettere assieme una squadra giovane, piena di ragazzi che se sono qui è solo perché credono nei propri mezzi e hanno ancora un sogno: hanno fame di riuscire a fare il grande salto. Ma soprattutto hanno una gran voglia di esserci».

Basta la passione per farcela?

Con loro sono stato chiaro sin dal primo giorno. L’anno scorso c’erano ancora i Rockets, mentre ora siamo i Gdt Bellinzona. È vero, ufficialmente abbiamo aggiunto Snakes nel nome, ma soltanto perché non potevamo chiamarci Gdt due volte, per questioni di licenza: detto altrimenti, noi siamo la squadra dei Gdt che gioca in Swiss League, quella che un tempo si chiamava Lega nazionale B, e insistiamo su questo perché ne facciamo una questione identitaria, di appartenenza. Questi ragazzi fanno parte di un club che nasce con la scuola hockey e vanta un settore giovanile con oltre trecento bambini, e debbono identificarsi in questa società, che vive grazie al volontariato e alla passione. Quando indossano quella maglia, quei ragazzi rappresentano una grande famiglia, glielo si legge in faccia, e devo dire che l’energia che mettono in ogni allenamento e in ogni partita è impressionante.

Le amichevoli sono amichevoli, ma intanto delle cinque partite giocate ne avete vinte tre, battendo soprattutto, pur se ai rigori, quel Sierre che sarà vostro, ambiziosissimo rivale in campionato.

Diciamo che per noi quello è stato un bel test, in una preparazione in cui avevamo già battuto due squadre di college, prima di perdere contro l’Ambrì e i tedeschi del Friborgo, partita in cui per dire il vero siamo andati in oca nel secondo tempo. A Sierre, in ogni caso, abbiamo ottenuto buone risposte: i vallesani avranno anche tirato più di noi, anche perché ci siamo caricati di un po’ troppe penalità, soprattutto quel cinque minuti poco prima dell’overtime, ma non ci hanno schiacciati, anzi. Insomma, abbiamo ottenuto indicazioni confortanti, a dimostrazione che possiamo rimanere in partita, e ce la possiamo anche giocare, se lavoreremo con quell’energia e con quella semplicità.

Del resto, è probabile che contro avversari del calibro di un Olten o di uno Chaux-de-Fonds, tanto per fare due esempi, il disco bisognerà soprattutto rincorrerlo.

È innegabile, la nostra è una squadra giovane e sarà chiamata a pattinare il doppio dell’avversario. I ragazzi dovranno essere molto aggressivi e chiudere il ‘gap’, come si dice, togliendo tempo e spazio agli avversari. Ma tutto questo andrà fatto usando la testa. Durante l’estate abbiamo pensato a quale tipo di gioco fosse più adatto alla nostra situazione e dopo averlo elaborato ora lo stiamo mettendo in pratica: più o meno comincia a funzionare, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo.

Il tempo, almeno quello, non manca.

Noi ne siamo convinti: la Swiss League è la Lega ideale per fare della formazione, perché differenza della MyHockey League, che è comunque un campionato amatoriale, quindi serale, è un campionato professionistico in cui si va in pista già al mattino, e ci si prepara sul ghiaccio e fuori si curando non solo gli aspetti tattici ma anche quelli tecnici. Difatti, quest’anno possiamo contare anche sul russo Mikhail Fliagin, che è il nostro ‘skills coach’. Inoltre ci sono i test diagnostici, che ci permettono di migliorare ulteriormente le prestazioni di questi ragazzi. E naturalmente ci sono le partite, in un contesto dal livello molto alto.

Non hai paura che possa essere un po’ troppo alto? Le esperienze degli ultimi anni dei Rockets hanno dimostrato quanto difficile possa essere confrontarsi con così tante sconfitte.

Sappiamo benissimo che ci saranno momenti difficili, faremo certamente i conti con delle sconfitte che dovremo dimostrare di saper digerire, ma d’altra parte ci serviranno da spunto, per capire dove dovremo migliorare di partita in partita. Del resto, il nostro obiettivo è proprio quello di far maturare questi giovani. Tuttavia, è ovvio, in un processo di crescita ci vuole anche del successo, quindi bisognerà anche vincere delle partite per alimentare quella fiducia in se stessi che serve per progredire ancor più. Per questo motivo, uno degli obiettivi a cui potremmo puntare potrebbe essere quello di fare più punti dell’anno scorso (quando i Rockets chiusero la regular season a quota 25, ndr), se non addirittura provare a restare attaccati il più possibile alle altre formazioni.

Il futuro, invece?

Cominciamo a fare questo primo passo, poi guarderemo più in là. Idealmente, ci piacerebbe arrivare ad avere una realtà in cui ci siano due stranieri che possano aiutare i ragazzi a maturare, in un gruppo con magari altri tre o quattro giocatori d’esperienza. Ora come ora, però, semplicemente non ci sono i soldi per pensarci. Tuttavia sono convinto che sarebbe quella la giusta filosofia giusta per permettere a dei giovani che hanno qualità e ambizione di crescere di arrivare a fare uno step in più. Secondo me, dovrebbe essere quello il vero scopo di un campionato come la Swiss League.