Due gol in 51 secondi regalano allo Zsc il primo match-point di questa finale, mentre il Losanna si pente degli sprechi in un avvio a senso unico
Se qualcuno si chiedeva se anche uno squadrone come lo Zurigo potesse arrivare ad avere dei dubbi, la risposta l’ha ottenuta nei primi dieci minuti di gara 5. Anche se, in verità, dopo il nuovo successo degli uomini di Crawford, per il Losanna questa finale potrebbe anche essere arrivata al punto di non ritorno. Ma se davvero domani a Malley i Leoni della Limmat riuscissero a chiudere i conti, alzando al cielo il loro decimo titolo della storia, Jason Fuchs e compagni si mangerebbero senz’altro le mani per tutte le occasioni sprecate ieri sera in avvio di partita alla Swiss Life Arena, contro uno Zurigo che scende in pista con le gambe tramanti, almeno apparentemente, soffrendo ogni affondo dei vodesi, liberi di attaccare lo slot a piacimento: prima Raffl, poi Bozon, quindi Salomäki, poi di nuovo Bozon, e infine Glauser, che neppure è un attaccante. Cinque occasioni monumentali non sfruttate più per la foga che per altro, così la maggioranza delle conclusioni o non arrivano in porta o non hanno l’effetto sperato, anche perché Hrubec non è più il portiere balbettante della volta prima.
E lo Zurigo? Per ammirare qualche iniziativa pericolosa dei padroni di casa bisogna aspettare il nono minuto, quando Glauser si fa buttar fuori per una bastonata a Schäppi davvero stupida: quella è la prima volta in cui Malgin e soci riescono a installarsi nel terzo avversario, in una superiorità numerica in cui (tra l’altro) agli arbitri clamorosamente sfugge che per un attimo quelli del Losanna sono in pista in cinque... Alla fine gli ospiti supereranno indenni quei due minuti, ma da lì in poi lo Zurigo cambierà faccia, nonostante strada facendo dovrà pure fare i conti con le defezioni di Weber prima e di Balcers poi, usciti entrambi anzitempo per infortunio.
A proposito di sviste arbitrali: il secondo tempo ne proporrà un’altra, eclatante, al 27’54’’, quando Glauser completa una carica nei confronti di Grant sulla blu del proprio terzo difensivo, e pur se effettivamente il canadese reagisce con un colpettino, il suo rivale ne esagera le conseguenze, inducendo gli arbitri a fischiare una penalità che, in verità, non ci sarebbe. Fortunatamente per lui, lo Zurigo dall’episodio non subirà grossi danni e, anzi, poco dopo si ritroverà a sua volta in superiorità numerica, per un presunto intervento di Riat su Malgin che sa tanto di compensazione. Sviste o no, più passa il tempo, più si capisce che i padroni di casa hanno il pieno controllo delle operazioni, e a furia di provarci riescono anche a segnare. Pur con un gol davvero casuale, al 37’27’’, quando Connor Hughes si fa sorprendere da un tiro senza pretese di Lammikko da posizione angolatissima, lasciandosi sfuggire il disco sotto il gambale. I dodicimila della Swiss Life Arena non ci vedono più dalla gioia, mentre invece i giocatori del Losanna non ci vedono più dalla rabbia: infatti, appena cinquantun secondi dopo leggono male la situazione sull’affondo di Grant, con l’ottimo Rohrer che riesce persino ad andare a concludere dopo aver già alimentato l’attacco poco prima, e in quell’occasione c’è davvero poco che Hughes possa fare.
A conti fatti, la serata finisce lì. Anche perché a 5 contro 5, quando si trova a dover difendere uno o più gol di vantaggio lo Zsc ha già dimostrato più volte di saper gestire benissimo i dischi e pure il traffico in zona neutra, e anche stavolta la storia si ripete. Così gli Zsc Lions si offrono il primo match-point di questa finale, e domani a Losanna sanno di poter chiudere. Pur se non sta scritto da nessuna parte che è in quel modo che debba finire.