Hockey

Il caso Fischer. ‘Non dobbiamo perdere di vista la realtà’

Weibel e i vertici della Nazionale si esprimono dopo le polemiche seguite al rinnovo del coach. ‘Siamo abbastanza obiettivi per valutare tutto l'insieme’

‘Preferisco perdere da avversari di alto livello piuttosto che battere squadre meno attrezzate di noi’
(Keystone)
14 febbraio 2024
|

Dopo il rinnovo di Patrick Fischer anni sulla panchina della Nazionale con due anni d'anticipo, e nonostante le undici sconfitte di fila da inizio stagione che hanno scatenato il fuoco incrociato di buona parte di tifosi e media, la Federhockey rossocrociata dice la sua in una conferenza stampa organizzata all'Hotel Allegra di Kloten. Dove Lars Weibel, il direttore delle squadre nazionali, e i vertici di Swiss Ice Hockey spiegano i motivi di quella scelta. «Malgrado le aspettative elevate e la volontà di esser forti, non dobbiamo perdere di vista la realtà – spiega Weibel –. Siamo i numeri sette nella graduatoria mondiale, sappiamo da dove veniamo: rinnovando ora il contratto di Fischer volevamo portare un po‘ di serenità nell'ambiente per poter preparare al meglio i Mondiali in casa nostra (a Zurigo e Friborgo, nel maggio di un 2026 che sarà pure anno olimpico, e con i Giochi che si terranno oltretutto a due passi dalla Svizzera, ndr). Le 11 sconfitte di fila? I risultati sono importanti ovviamente, ma siamo abbastanza obiettivi per riuscire a valutare correttamente tutto l'insieme». In fin dei conti, quelle sconfitte riflettono quella che è semplicemente la realtà delle cose, ovvero che Finlandia, Svezia e Repubblica Ceca dispongono semplicemente di un bacino da cui attingere. Del resto, non è un caso se (con l'eccezione di Jan Bichsel, nel 2022) dal 2017 non ci sono più giovani talenti del nostro Paese scelti al primo turno al Draft Nhl.

Tuttavia. dal suo punto di vista di Patrick Fischer trova che tutte quelle sconfitte non possano che far bene. «Quegli insuccessi non sono destabilizzanti, al contrario: ci permettono di imparare, di capire cosa ancora non va. Sul cammino di avvicinamento ai Mondiali preferisco perdere da avversari di alto livello piuttosto che battere squadre meno attrezzate di noi. Indubbiamente, però, dobbiamo progredire, e la verità è che se non possiamo contare sulla nostra miglior formazione possibile, facciamo fatica».

‘Il nostro è lo staff giusto’

Lo stesso ’Fischi' spiega di non essere il tipo da accontentarsi di occupare un posto, se non ne è convinto, ricordando ciò che era successo nel 2009, quando aveva messo fine alla sua carriera di giocatore al termine di un'eccellente stagione, nonostante avesse ancora un anno di contratto, e in quel modo decise coscientemente di rinuncare a parecchi soldi. «Io sono uno che non ha paura di guardarsi allo specchio – spiega –. Agli ultimi Mondiali avevamo fatto molte cose buone, ma è andata a finire che ci siamo bloccati proprio sul più bello: ai quarti di finale ci arriviamo da favoriti, e su questo dobbiamo senz'altro lavorare. È per questa ragione che io e lo staff tecnico mettiamo tanta pressione sui giocatori. Conosciamo la squadra, conosciamo il processo e abbiamo già superato parecchi ostacoli. Ecco perché sono convinto che il nostro staff è quello giusto».

‘Condizioni ragionevoli’

Di questo ne è convinto anche il nuovo presidente della Federhockey, quel Stefan Schärer che è un esterno, infatti arriva dalla pallamano, di cui è stato affermato giocatore. Anche Schärer crede nel percorso intrapreso, e nell'esigenza di chiarire la situazione il prima possibile. Tuttavia pure l'aspetto economico gioca un ruolo, anche perché alla Federhockey non sono tutte rose e fiori: sulla base di un'analisi basata su diversi parametri, la Federhockey potrà decidere di eventualmente rompere il contratto al termine dei Mondiali, a condizioni che Schärer definisce «ragionevoli ed eque. Naturalmente, sarebbe più favorevole per noi in caso di separazione se non avessimo prolungato il contratto, ma direi che le condizioni sono tali da permetterci di guardarci tutti negli occhi».