Da poco iniziato il campionato, la società bianconera rimane alla ricerca di sostenitori e di un presidente. Petrimpol: ‘Vogliamo chiudere la stagione’
Il cronometro scorre inesorabile: pochi secondi ancora separano dalla terza sirena e il parziale è tutto fuorché incoraggiante. Messe alle strette, una ripartenza al fulmicotone rimette l’incontro in discussione. Un salvataggio in extremis, proprio come successo alle Ladies Lugano. Chiusa la stagione, e la sua gloriosa storia, la società bianconera è miracolosamente rinata dalle proprie ceneri grazie alle (poi rivelatisi fatiscenti) promesse di un nuovo proprietario. La sua incarcerazione a causa di una serie di reati finanziari ha messo a dura prova anche la resilienza di Flavia Petrimpol, amministratrice delegata del club. Una situazione difficile, risoltasi tramite l’intervento di alcuni sponsor - Cerutti ‘Il Caffè’ e un altro che preferisce rimanere anonimo. Lo scorso 23 settembre tutte le giovani, e non, che formano le Ladies sono infatti scese finalmente sul ghiaccio della Cornèr Arena. Una passione che in casa Petrimpol è sbocciata grazie a Emilio Fumagalli, ex preparatore atletico del Lugano. «Ho sempre accettato qualsiasi sfida. Le ragazze, e l’esempio più lampante è mia figlia, meritano di soddisfare questa passione. E militare nel massimo campionato rossocrociato. La nostra missione è infatti di promuovere e sviluppare il movimento femminile». Una nuova concezione, focalizzata maggiormente sul professionismo. Non è soltanto una ‘buona stella’ che ha persuaso le squadre di National League, leggasi ad esempio Berna e Davos, a creare quasi dal nulla una sezione dedicata alle donne. Questo significa che «la strada imboccata anni fa era corretta. Non voglio però essere il Don Chisciotte della situazione. L’hockey femminile presenta alcune differenze rispetto a quello maschile, parlando soprattutto in termini di gioco (più tecnico e strategico), e bisogna sfruttarle». La spettacolarità risente però del veto di effettuare check... «È una discriminazione molto penalizzante in quanto imparano sin da piccole a fare e incassare falli. Le ragazze sono capaci di autodifendersi. Da qui passa anche la parità di genere. Non solo da facilitazioni, e migliori strutture». Le Ladies sono in cerca di sostenitori. E di un presidente: «desideriamo chiudere la stagione e, dunque, necessitiamo di una persona motivata e appassionata di hockey. Una persona che abbracci in toto la nostra filosofia e sostenga la nostra dedizione a promuovere il panorama così da garantire continuità e permettere alle ragazze di aspirare un giorno al professionismo. È una vita difficile, ma la passione è talmente grande che i sacrifici passano sempre, o quasi, in secondo piano. Io l’ho fatto soprattutto per loro. Ci vuole persistenza, bisogna lottare».
Una lotta che intende combattere anche coach Massimo Fedrizzi, accompagnato alla transenna da Lorenz Kienzle. Da ormai un decennio siede sulla panchina di squadre femminili, facendo talvolta la spola fra Ambrì e Lugano. «È un progetto a lungo termine, su tre anni, in cui bisogna costruire quasi da zero la rosa. L’aspetto più difficile, ma anche quello più bello. Siamo consapevoli che la formazione è molto giovane. Il compito di tutto lo staff è di permettere alle ragazze di togliersi delle soddisfazioni, qualche sassolino dalle scarpe». Dalla quindicenne Fiona Bleeke, soprannominata amichevolmente la Bimba d’oro, all’esperienza di Nathalie Buser. L’età media della squadra è di 21 anni ma, confida il tecnico (fra l’altro attualmente selezionatore della Nazionale maggiore italiana), ha potenziale. «È stato impegnativo ricomporre la formazione a seguito dello scioglimento della società e rispettivamente dei contratti in essere delle giocatrici – accasatesi poi altrove: riusciti a ingaggiare quasi tutta la rosa, la notizia dell’incarcerazione del nuovo proprietario nonché presidente è sembrata mozzarci ulteriormente il fiato; sul punto di mollare, tutti hanno rimboccato le maniche onorando così la parola data». La componente sportiva ha prevalso su quella economica. La squadra non si è comunque privata di straniere, fra cui spicca il nome della giovane Yoshino Enomoto. Una nipponica alle nostre latitudini, una rarità . «È un’ottima giocatrice! Dal carattere eccezionale, e con il cuore in mano: positiva, sorridente e sempre disposta ad aiutare il prossimo». E non bisogna dimenticare la canadese Talli Warren. Un progetto che rimane formativo e locale. «Il bacino a livello cantonale è piuttosto ridotto; bisogna iniziare a inserire le ragazze sin da giovani. La cultura a Nord delle Alpi è differente, ma possiamo essere molto soddisfatti dei nostri effettivi: da una sola giocatrice, ora sono quasi una ventina». L’esperienza è un tassello fondamentale. Niente paura, incamerando «conoscenze e pratica nelle categorie inferiori il salto in prima squadra risulta più naturale».
Il campionato è sempre più indirizzato al professionismo, ma spirito combattivo e determinazione non mancano. Ne è convinta Sophie Lovecchio, ruolo difensore. «Non sarei mai riuscita a conciliare scuola e attività cosiddetta agonistica senza l’esistenza delle Ladies Lugano. E, per di più, conosco Dmitri (Tsygurov, ndr) da quando sono piccolina». Questo può essere l’anno zero, quello della ripartenza. «Siamo una formazione che necessita tempo prima di oliare tutti i meccanismi, ma siamo unite: alcune giocatrici si conoscono da una vita e, inoltre, ci sosteniamo reciprocamente. Questo permette di conquistare risultati ancora migliori e spingersi il più in alto possibile. Il livello si è alzato, cercheremo di crescere anche noi. L’intenzione è di crescere, sistemando quei piccoli aspetti e ricavandoci il nostro spazio all’interno di una lega molto competitiva. E, soprattutto, dimostrare a noi stesse che l’impegno profuso dallo staff in corporee vale la pena». Lo scorso weekend c’è stata la prima stracantonale della stagione, conquistata 7-1 dalle biancoblù. «Non è sicuramente il risultato che speravamo di ottenere, ma ci ha permesso di capire su cosa bisogna lavorare. Da una sconfitta è sempre possibile estrapolare qualcosa di positivo, qualcosa che ci permetterà di essere più determinate. E più preparate ad affrontare la prossima uscita di campionato». L’infortunio di Polina Telehina, procuratasi una frattura scomposta della clavicola e già operatasi con successo, non ha sicuramente facilitato il compito. «È una giocatrice importante, ci siamo spaventate un po’ tutte perché non credevamo fosse così grave; era uno scontro frontale. Speriamo che si riprenda in fretta, e che possa ritornare sul ghiaccio in stagione. Polina è una risorsa importante». Nuovo giro, nuova corsa. Le bianconere sabato alle 18 ospiteranno il Langenthal.