I bianconeri di Gianinazzi schiantano il Friborgo e dalla porta di servizio accedono alla fase in cui ci si gioca una stagione. ‘Siamo stati impeccabili’
Lugano – I sorrisi in panchina di Luca Gianinazzi e Krister Cantoni, e una stretta di mano che dice più di mille parole. Anche perché adesso il Lugano può dire di essersi riconciliato con sé stesso, dopo una lunghissima rincorsa iniziata nel lontano mese di novembre. Intanto i seimila della Cornèr Arena balzano in piedi, mentre i giocatori si accalcano attorno a un Mikko Koskinen che dimostra nuovamente la sua impressionante imperturbabilità, in un giovedì che, invece, d’imperturbabile non ha proprio nulla. Del resto, pur se per motivi diversi, tanto il Lugano, quanto il Friborgo sanno di giocarsi tutto in una sera: i primi sono coscienti che sarebbe dura andare a vincere una seconda volta alla Bcf Arena, i secondi sanno che se perdono sono fuori. Senza possibilità di appello, semplicemente.
Ed è proprio così che va a finire, in una serata in cui il Lugano indossa il vestito della festa in uno stadio che respira l’aria dei giorni migliori. Sin dal via. Infatti, da quando mette piede in pista il Lugano è una furia: cambi velocissimi, raddoppi, duelli vinti, dischi recuperati e un sacco di energia. E mentre i bianconeri spingono, il Friborgo soffre. Ci vogliono una dozzina di minuti prima di vedere qualcuno vestito di bianco provare qualcosa dalle parti di Koskinen, il cui intervento più impegnativo nel primo tempo arriva a tre minuti e mezzo dalla pausa, dopo conclusione dalla distanza di Seiler. Al contrario, sul fronte ticinese le azioni pericolose diventano sempre di più, e in tre o quattro occasioni a Reto Berra vengono i brividi, specialmente quando Jacob De la Rose si sostituisce al suo portiere salvando sulla linea un tentativo di Fazzini. Alla fine, nei primi venti minuti il Lugano tira in porta ben sedici volte, ma ciò che è significativo davvero è che la metà di quei tiri partono dallo slot.
Non ci sono grafici, né statistiche che tengano: ciò che si evince dal ghiaccio basta e avanza per capire che il Lugano ha la partita in mano. Gli manca soltanto il gol, ma in una serie di preplayoff in cui si segna col contagocce, trovare la via della rete non è cosa da poco. Ci vogliono ben trentacinque minuti di sofferenza (di quasi tutti i tipi) prima di ammirare, infine, una rete. Frutto davvero inatteso di un powerplay altrimenti asfittico, che per l’occasione smentisce se stesso grazie a un incredulo Troy Josephs – lui che non segnava addirittura da ventun partite, cioè dalla sera di quel 4-2 allo Zugo, giovedì 22 dicembre –, che crocifigge Reto Berra al 34’42".
Invece di mandare definitivamente al tappeto il Friborgo, però, il vantaggio firmato dal canadese non fa null’altro che scatenare la rabbiosa reazione di Killian Mottet e compagni. Al punto che nella fase conclusiva del periodo centrale non c’è respiro né tregua, e per tre minuti buoni i bianconeri possono soltanto scendere in trincea. Da dove cercheranno poi di limitare i danni anche per buona parte del terzo tempo, e ci riusciranno anche grazie al sangue freddo di un Mikko Koskinen che praticamente a ogni occasione dimostra di sapere dov’è il disco. «Ma questa è stata la vittoria di tutto il gruppo – dice, giustamente, Raphael Herburger, che si presenta davanti ai giornalisti con una borsa di ghiaccio appoggiata sul braccio –. Tutti hanno giocato per i compagni e si sono spremuti fino all’ultimo: siamo stati impeccabili soprattutto sul piano difensivo. Grazie a ciò siamo riusciti a buttar fuori un Friborgo che è una squadra davvero forte e che, non dimentichiamo, in regular season ci aveva battuto quattro volte. Nel terzo tempo sapevamo che sarebbero arrivati fortissimo, il Friborgo ha tanta qualità, ma noi siamo riusciti a resistere».
Fino al liberatorio gol del raddoppio, a porta vuota, firmato da uno scintillante Markus Granlund a cinquantatré secondi dalla fine. Anche se nell’occasione, si può ben dirlo, non c’è davvero nessuno tra i bianconeri che abbia sfigurato. «Sono contenta e orgogliosa di ciò che ha fatto la squadra: nelle ultime partite ha fatto vedere di che pasta è fatta – dice, visibilmente soddisfatta, Vicky Mantegazza –. Ho sempre avuto fiducia in questo gruppo, e forse ero una delle poche ad averne, ma sapevo che prima o poi sarebbe sbocciato. E stavolta (aggiunge sorridendo, ndr) siamo anche riusciti a segnare in powerplay. Nelle ultime due partite non abbiamo sbagliato quasi niente. Abbiamo la fortuna di avere due bravissimi portieri, è vero, ma Koskinen l’abbiamo preso anche per questo: è veramente un muro e ci sta dando ragione». Tutto questo entusiasmo andrà portato in pista anche martedì, alle Vernets, quando andrà in scena il primo atto del quarto contro il Ginevra, il primo della classe al termine della regular season. «Ma saremo noi la mina vagante», profetizza il presidente del Lugano.