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Lugano un passo oltre. ‘Missione compiuta’

Un po’ dominano e un po’ penano, ma alla fine i bianconeri mettono sotto il Losanna. Tuttavia c’è preoccupazione per Granlund: oggi gli esami alla spalla.

Tanto lavoro per Punnenovs, ma anche Koskinen ha avuto modo di illustrarsi
3 gennaio 2023
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Lugano – Ventiquattro tiri in un solo tempo, tanti quanti ne fa il Losanna in tutta la serata. Quella cifra, però, da sola non dice tutto. Non dice, ad esempio, della sofferenza di un primo tempo in cui i ragazzi di Gianinazzi debbono aspettare il nono minuto prima di riuscire infine ad armare un tiro degno di tale nome (a firma Troy Josephs), in un primo tempo caotico sia sul fronte ticinese che su quello avversario. Pur se il Losanna ogni tanto dà l’impressione di avere soluzioni, il Lugano no.

Poi, appunto, ecco finalmente arrivare il tempo di mezzo. Il migliore, e di gran lunga, per i bianconeri. I quali, però, debbono improvvisamente anche fare i conti con l’assenza nientemeno che di Markus Granlund, costretto ad abbandonare la scena dopo una contusione alla spalla (dopo aver assunto un antidolorifico, il finlandese si accomoda in tribuna per il finale di partita, e solo oggi si sottoporrà agli esami del caso). L’assenza del top scorer riporta immediatamente Zanetti in prima linea, ma al di là del lineup nel secondo tempo c’è un po’ tutto di diverso. A dare il la alla metamorfosi è l’invenzione di Marco Müller, al 25’20’’. In una sola azione, il numero 10 fa tutto ciò che Gianinazzi vorrebbe vedere da un giocatore in partita: il solettese eredita il puck da Alatalo all’altezza del cerchio d’ingaggio e divora il ghiaccio fin nel terzo offensivo, poi dapprima passa tra due avversari e dopo essere caduto si rialza di scatto saltando un terzo vodese prima di servire a Morini su un piatto d’argento il disco dell’1-0.

A quel punto, in pista c’è davvero una sola squadra. E il Lugano ci prende gusto: ci prova ancora Morini, poi Fazzini (un palo a dir poco clamoroso, il suo), quindi Carr due volte e infine Gerber. Se c’è giustizia prima o poi il raddoppio deve arrivare, penserà qualcuno. Infatti arriva, puntuale: è il 36’28’’ quando Thürkauf si fa trovare smarcato dopo una pregevole finta dello stesso Fazzini, e a quel punto la Cornèr Arena si frega le mani pregustando un finale tutto in discesa. Invece no: basta una distrazione, al 39’09’’, e il Losanna si rifà sotto, sfruttando una delle tante indecisioni di un Lugano che non gioca sempre con la necessaria lucidità, risultando a volte parecchio impreciso, quando non addirittura indeciso. Alla fine, però, il risultato è un rotondo 3-1, con il gol del kappaò ancora a firma Thürkauf, nella porta vuota. E grazie a questi nuovi tre punti, ora il Lugano fa capolino in zona preplayoff. «Non potevamo iniziare meglio il nuovo anno che con questa vittoria – dice il venticinquenne attaccante zugano –. Nelle ultime due settimane ci siamo allenati molto bene ed eravamo pronti per rituffarci nel campionato: sappiamo cosa ci aspetta, abbiamo ancora 21 partite da giocare e siamo consapevoli che ogni punto alla fine sarà fondamentale. Chiaro, ogni tanto una sbirciatina alla classifica la diamo anche noi, ma adesso è importante prendere ogni serata come fosse una da playoff».

È innegabile, però, che ci sia ancora tanto lavoro da fare. «Per stasera direi missione compiuta, con un bel secondo terzo in cui abbiamo dominato, anche se avremmo dovuto segnare di più. Nel terzo invece non tutto ha funzionato come doveva. Da questi errori dobbiamo imparare. Ci sono stati diversi ‘shift’ che non sono stati ottimali, e il Losanna ha tentato di sorprenderci. Ma adesso pensiamo al Berna: ci aspetta subito un’altra partita importante. Intanto però io mi godo questi due gol: è sempre bello poter festeggiare una doppietta».

L’ANNOTAZIONE

Il famoso sesto uomo

Il cronometro segna il dodicesimo minuto, quando Cody Almond si avvicina alla panchina per andare al cambio, ma mentre il centro della quarta linea scavalca la balaustra, quelli del Losanna saltano in pista in due. Così, a quel punto, sul ghiaccio per vodesi ci sono la prima linea di difesa e quella d’attacco più l’ala sinistra della quarta, quel Marco Pedretti che dev’essersi scordato in quale linea gioca. Passano una decina di secondi buoni, poi anche gli arbitri si accorgono che c’è qualcosa che non va. E se la penalità è sacrosanta, il Lugano si guarda bene dal sfruttarla. Vale per questa e pure per quella dopo, quando i tiri non partono perché i passaggi non arrivano, o se arrivano arrivano male. Al resto, poi, ci pensa il destino: come quando, in avvio della seconda penalità di serata (sul conto di Glauser, al 15’39’’) uno dei due linesman, il povero Gurtner, con un pregevole quanto involontario colpo di tacco butta fuori dal terzo il puck con cui Connolly avrebbe voluto aprire il gioco in direzione di Alatalo. Come se non fosse già abbastanza difficile.