Johnny Kneubuehler e un venerdì a secco di gol e di punti, con il portiere del Bienne Harri Säteri assoluto protagonista. ‘È frustrante perdere così”
Ambrì – I famosi piccoli dettagli, e le occasioni sprecate. Poi, però, ci sono anche le intuizioni. Come quella di Antti Törmanen, a cui si accende improvvisamente una lampadina in testa al minuto 49’28’’, poco dopo che Inti Pestoni si vede negare un gol già fatto dall’abilità (o dalla fortuna, dipende dai punti di vista) del vecchio Beat Forster, che si para davanti all’attaccante numero 88 in una delle poche volte in cui il suo portiere Harri Säteri non riesce ad arrivarci. Sarà un caso, o magari no, quel timeout chiamato in fretta e furia ha un effetto devastante sui sogni di gloria biancoblù. Infatti, nemmeno un minuto dopo Künzle sfugge alla marcatura di Marchand e serve su un piatto d’argento a Damien Brunner il disco che manda definitivamente al tappeto i ticinesi. Marchand che, tra l’altro, per la prima volta viene schierato al centro di una quarta linea in cui c’è nuovamente Zwerger oltre a quel Valentin Hofer che, tra l’altro, è colui che poco dopo metà partita perde per strada il puck che spiana a Olofsson la strada verso l’1-0.
Insomma, sono due reti sul conto della quarta linea a sancire un amaro epilogo in un venerdì in cui l’Ambrì vorrebbe ma alla fine non può. Nonostante gli sforzi. Contro un Bienne che dimostra di avere nelle sue fila più qualità – tranne in porta forse, dove Janne Juvonen è determinante al pari di Säteri – ma che non riesce mai a essere concretamente dominante, nonostante dimostri di andarci a nozze quando si tratta di portare a spasso il disco. Se solo l’Ambrì fosse riuscito a dare qualcosa in più sul piano fisico... «È frustrante perdere in questo modo – dice l‘attaccante Johnny Kneubuehler, senz’altro uno dei migliori sul fronte biancoblù –. Il Bienne non ha rubato niente, ma se noi fossimo riusciti a dare un cinque per cento in più, forse saremmo stati a vincere questa partita. Ci è mancato soltanto un gol. Un gol brutto, sporco, arrivato dopo qualche respinta. Il problema è che davanti a un portiere di quel formato avremmo dovuto provocare prima quei ‘rebound’, invece quando finalmente sono arrivate le occasioni ghiotte era un po’ troppo tardi».
E quelle occasioni, al tirar delle somme sono state anche più ghiotte di quelle che ha potuto beneficiare il Bienne durante tutta la partita. A cominciare dalle due capitate sul bastone di Inti Pestoni. «Il Bienne davanti a me non ha poi avuto così tante opportunità – dice, dal canto suo, Janne Juvonen –, e prima della partita avevo una buona sensazione. E so benissimo chi è Harri Säteri, ho avuto la possibilità di fare la sua conoscenza in occasione dei ritiri con la nazionale finlandese, ma quel che è certo è che quando non riesci a segnare, poi ti viene difficile riuscire a vincere le partite...».
Fuori i secondi! Ma qui, naturalmente, il pugilato non c’entra nulla: i secondi sono i portieri di riserva, che di questi tempi hanno vita davvero dura, con l’allargamento del contingente degli stranieri che ha ampliato offerta e orizzonti. Per rendersi conto di cosa significhi avere in porta gente come Säteri e Juvonen basta guardarli giocare: sicuri, disinvolti, imperturbabili se non addirittura imperscrutabili. Quando davanti ci si ritrova gente così, per chi arriva dietro non dev’essere facile: e se non lo è per un Simon Rytz catapultato dalla B che fin qui ha giocato appena 4 partite (contro le 19 di Säteri), a maggior ragione non lo è per uno come ‘Benji’ Conz, abituato essere titolare e che improvvisamente si ritrova il più delle volte ad aprire e chiudere lo sportello della panchina. Infatti, delle 24 partite disputate dall’Ambrì il trentunenne giurassiano ne ha giocate otto, cioè la metà di Juvonen. Tuttavia, va da sé che la classe debba passare davanti a tutto. Nei sessanta minuti di Ambrì-Bienne di esempi ce ne sono parecchi, ma la dimostrazione plastica del talento la si ha a 5’40’’ dalla prima sirena, quando Pestoni si ritrova sul bastone il disco dell’1-0, a 5 contro 4, e Säteri gli chiude la porta in faccia con incredibile determinazione. Poi sarà vero che quel puck ‘sfarfallava’, perché Inti non l’ha colpito come avrebbe voluto, ma che riflessi il finlandese (e che mira il suo guanto da presa).