Venerdì amaro per i biancoblù di Cereda, costretti alla resa da Säteri e da un Bienne a cui riesce il sorpasso. ‘Non nascondiamo la testa sotto la sabbia’
Ambrì – Un primo tempo a senso unico, con il Bienne che ogni volta che si presenta nel terzo avversario col disco riesce a inventarsi qualcosa. Lo stesso capita in sostanza nel secondo periodo, ma a ruoli invertiti: la squadra di Luca Cereda non avrà tutto il talento di quella allenata da Petri Matikainen, ma le occasioni riesce a crearsele comunque. E sono parecchie, oltre che ghiotte: da Zwerger a Landry, da Pestoni a Lilja (due volte), e poi ancora Zwerger. Così, improvvisamente il Bienne non è più la squadra spavalda d’inizio serata, pur se ciò non le impedisce di aprire comunque le marcature, in un venerdì in cui sul serio i punti contano doppio – infatti in classifica i leventinesi sono noni a quota 53 e i Seeländer decimi con 51, di conseguenza i punti che una delle due squadre conquista li scipperà automaticamente all’altra – subito dopo un tentativo di slap ‘ciccato’ da un Formenton di rientro dall’influenza ma che visibilmente non è lo stesso di sempre, e quel puck perso in attacco durante la penalità sul conto di Stampfli dà origine al gol in shorthand di Burren. Il merito dei biancoblù è riuscire ancora a pareggiare i conti nel corso di quegli stessi due minuti con l’uomo in più, grazie a una conclusione di un Heed che però, a sua volta, stavolta pare meno preciso del solito. Del resto, sarà proprio un disco approssimativo toccato alle assi dallo svedese a propiziare il nuovo vantaggio bernese, al 46’02”: anche in quell’occasione la rete arriva un po’ dal nulla, con Rathgeb che s’improvvisa attaccante (ciò che, del resto, gli riesce naturalmente bene) e dopo aver bruciato sul tempo un Eggenberger fin troppo sorpreso, trova il modo di infilare il disco sul palo lontano. «È stata una partita davvero equilibrata e abbiamo fatto la nostra parte – dice il difensore Tobias Fohrler –. Stasera c’è già la rivincita, e andremo a Bienne per giocare come sappiamo fare, senza arrenderci fino alla fine, e se ciascuno di noi darà il 2% in più, con un pizzico di fortuna in più raccoglieremo dei punti alla Tissot Arena».
Già, la fortuna. Quella che stavolta sembra voltare un po’ le spalle ai biancoblù, in un terzo tempo in cui i leventinesi continuano a lavorare sul fronte offensivo, colpendo anche un clamoroso palo con un gran tiro del rientrante De Luca – tra i più attivi, nonostante abbia giocato meno di sette minuti –, la cui conclusione viene miracolosamente sporcata da Säteri quel tanto che basta per non finire in porta. Ci saranno altre occasioni per riaprire il match, alcune ghiottissime, come quelle capitate sul conto di Pestoni e Spacek, ma la sostanza non cambierà. «Säteri? Certo, avrà anche fatto una gran partita, ma stasera troveremo il modo di segnargli un paio di gol. E poi, noi abbiamo Juvonen» dice, abbozzando un sorriso, Jesse Virtanen. Al di là delle qualità dei portieri, contro il Bienne l’Ambrì finisce per pagar care le situazioni speciali: cinque opportunità con l’uomo in più (a fronte di una sola inferiorità numerica) e un bilancio sì di due gol segnati (di cui uno a gara quasi finita) ma pure uno subito. «È vero che fa male quando non sfrutti appieno il powerplay, ma di sicuro non fa bene incassare un gol in shorthand... – aggiunge Virtanen –. Tuttavia, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia: dobbiamo ritrovare la via del successo, e per farlo dobbiamo continuare a lavorare duro, giocare semplice e mettere più dischi sulla porta».
La partita è iniziata da soli 9’47”, e sugli spalti della Gottardo Arena è già tempo di fare gli scongiuri. Infatti, mentre il Bienne è intento a fare una delle sue innumerevoli scorribande nel terzo biancoblù, sulla pressione di Sallinen Heim non s’accorge che dietro di lui si trova Juvonen, e finisce involontariamente per travolgerlo. Dopo il plateale scivolone, il portiere finlandese dell’Ambrì rimane al suolo per svariati secondi, mentre lo stesso Heim e Bürgler cercano di capire quale sia il problema che lo affligge. C’è apprensione sul ghiaccio e naturalmente anche fuori, con gli occhi della panchina che sono tutti puntati sul portiere. Poi il gioco riprende, ma Juvonen per qualche minuto continua ad agitare il braccio destro come se qualcosa lo infastidisse, prima di riprendere a giocare come se niente fosse, mentre l’Ambrì può tirare un sospiro di sollievo. Sì, perché ‘Juvo’ è una specie di assicurazione sulla vita, e se non ci fosse lui, con i suoi quattro o cinque ‘big-save’ in avvio di serata, alla Gottardo Arena la partita sarebbe magari finita già a metà del primo tempo.