La terza stagionale tra Ambrì Piotta e Lugano si decide in un finale che dà le maggiori emozioni
Prima o poi tutto ha una fine. Anche le serie più nere, o rosee, a dipendenza dalla prospettiva con cui si vuole guardare il bicchiere: se mezzo pieno o mezzo vuoto. E quella dei derby consecutivamente persi dall’Ambrì Piotta (o, appunto, di quelli vinti uno dietro all’altro dal Lugano) finisce in un venerdì di metà ottobre che sembra filar via liscio per un paio d’ore abbondanti, salvo poi infiammarsi in un finale che, per emozioni, compensa quelle che per due tempi e rotti vengono distillate col contagocce.
Erano quasi due anni che la Montanara non faceva più da colonna sonora alla cerimonia di premiazione al termine di un derby. L’ultima volta che i biancoblù erano riusciti nell’esercizio di battere il Lugano era stato la sera del 29 febbraio 2020, in una Cornèr Arena svuotata di pubblico a causa le prime avvisaglie della pandemia di coronavirus alle nostre latitudini. Allora gli uomini di Luca Cereda si imposero 1-4. Ma quella, appunto, era stata una vittoria per pochi intimi. L’ultima volta che i biancoblù ci erano riusciti davanti ai tifosi porta invece la data del 17 dicembre 2019, quando alla Valascia finì 7-2. Quello che si leva dalla Curva Sud alle 22 inoltrate, subito dopo lo squillo della terza sirena, è allora, e logicamente, quasi un canto liberatorio, a sancire un successo da troppo tempo inseguito dai biancoblù, e concretizzato solo negli scampoli finali della partita. Proprio quando il prolungamento, il secondo in altrettante sfide tra Ambrì Piotta e Lugano giocate allo Stadio Multifunzionale, sembrava inevitabile. Poi, appunto, a centodue secondi da quell’appendice, Fora trova il modo di battere una seconda volta Irving per la rete del definitivo 2-1.
L’insistenza con cui il capitano dei leventinesi si costruisce quel gol è la perfetta sintesi di come gli uomini di Cereda inseguano la vittoria con abnegazione per tutta la partita. Anche la squadra di McSorley, a scanso di equivoci, ci prova con insistenza, ma lo fa con forse un po’ meno ‘fame’, specie quando la partita si accende per davvero, ossia attorno al cinquantesimo. Se la partita si infiamma lì, fatta eccezione per qualche... focolaio nei primi due tempi, è anche (e soprattutto) perché le parecchie assenze su entrambi i fronti, in particolare al capitolo stranieri – Carr e Jospehs sul fronte del Lugano e Regin e Kozun su quello dell’Ambrì Piotta, con D’Agostini che dopo le due partite di rodaggio con i Rockets fa il suo esordio stagionale con i biancoblù (riuscito), e il suo ritorno in National League quasi un anno dopo lo stop per infortunio – tolgono parecchia forza d’urto ai rispettivi reparti avanzati.
La deviazione di Kneubuehler da distanza ravvicinatissima dopo appena un minuto e spiccioli di gioco, neutralizzata da Irving, sembra il preludio di una serata pirotecnica. Invece, fino a terzo tempo inoltrato, di occasioni vere e limpide, non se ne vedono moltissime e, comunque, meno di quante ne aveva offerto il primo derby giocato in casa dei leventinesi. Qualche emozione la regalano comunque i vari McMillan, Isacco Dotti e il citato D’Agostini da una parte, e Vedova, Tschumi e Traber dall’altra.
Al rientro in pista dopo la seconda pausa, però, i fuochi d’artificio iniziano per davvero. A innescare la miccia ci pensa Hietanen, che con una staffilata dalla distanza colpisce il palo, con Irving ormai battuto. Per qualche minuto i biancoblù fanno pressione davanti al portiere bianconero, cercando il guizzo vincente. A trovarlo è però il Lugano: sulla penalità di Heim, i bianconeri istallano il powerplay che permette ad Arcobello di trafiggere Conz, grazie anche a una deviazione di Hächler davanti allo slot. La risposta dell’Ambrì Piotta arriva però a stretto giro di posta, con McMillan che dalla media distanza fa partire un siluro che s’infila all’incrocio dei pali. Ristabilita la parità nel punteggio, sono i padroni di casa a cercare con maggiore insistenza il modo per passare. E, come detto in apertura, lo trovano con Fora in mischia al 58’18". McSorley a quel punto chiama il Coach Challenge. Vanamente: quando dopo aver rivisto l’azione al monitor, Wiegand torna sul ghiaccio indicando che il gioco riprenderà da centropista, nella Curva Sud partono i festeggiamenti. Il Lugano prova comunque a giocarsi il tutto per tutto togliendo il portiere, ma la penalità conseguente al ritardo di gioco dovuta al Coach Challenge non andato a buon fine nega la superiorità numerica degli uomini di movimento agli uomini di McSorley. E l’Ambrì Piotta, di conseguenza, si vede un po’ più in discesa la strada verso l’agognato successo.