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Tira aria di Francia nella Swiss League. ‘Ma prima valutiamo’

Mulhouse (e Grenoble?) puntano a fare le valigie per accasarsi in B con i Ticino Rockets. Davide Mottis: ‘Vediamo se ci sono dei piani, poi ne parleremo’

Sabato, intanto erano in più di trecento alla Raiffeisen BiascArena. ‘Ma credo sia l’effetto D’Agostini’ (Ti-Press/Gianinazzi)
11 ottobre 2021
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A volte ritornano. Vale non solo per le persone, pure per l’idee. Così, una ventina d’anni dopo le ambizioni degli austriaci del Feldkirch e le loro mire di annessione all’Elvezia dell’hockey, oggi tocca ai francesi del Mulhouse (ma a quanto sembra vale lo stesso per il blasonato Grenoble) sognare lo sconfinamento in Svizzera. Stavolta, però, nella seconda serie nazionale, quella Swiss League in cui giocano i Ticino Rockets e che ancora un po’ tutti impropriamente chiamano Lega nazionale B.

Questo, almeno, e ciò anticipa la Neue Zürcher Zeitung, voce che supporta le indiscrezioni in circolazione da qualche giorno in Romandia, indirettamente confermate tra l’altro da un giornalista di France Télévisions. «Onestamente – esordisce Davide Mottis, il presidente dei Rockets – non saprei dire né se è vero, né quanto questa cosa sia fondata. Tutto ciò che so è che Séba (Reuille, il diesse rossoblù, ndr) mi ha girato un tweet che circolava sul web. Però sì, confermo che effettivamente era un tema quello dell’apertura a squadre straniere già nell’ambito delle discussioni famose avute la stagione scorsa a livello di Lega, con l’obiettivo di creare un campionato ambizioso che potesse commercializzare al meglio il proprio prodotto: una delle strategie della nuova Swiss League è anche quella di aprirsi a formazioni in arrivo dall’estero, distribuendone poi le immagini e catturare così l’interesse di sponsor e quant’altro».

Di sicuro, in attesa di sapere effettivamente quante saranno le formazioni in B l’anno prossimo (anche quest’anno, infatti, a patto di averne presentato esplicita richiesta, la vincitrice del campionato cadetto verrà promossa automaticamente nell’élite nazionale, esattamente com’era capitato in primavera all’Ajoie), c’è che dall’anno prossimo i ‘farm team’ del campionato cadetto saranno solo due, cioè voi e il Grasshopper. Ma quello, per così dire, è frutto di una scelta politica. «Sì, diciamo che l’Evz alla fine ha ritirato l’Academy perché non era disposto a lottare, a rivendicare la sua posizione come invece abbiamo fatto noi. Sicuramente, però, l’entrata in vigore dall’anno prossimo della nuova categoria U20 con i famosi tre ‘overage’ (in sostanza, gli élite si apriranno anche a giocatori U22, ndr) avrà fatto sì che a Zugo scegliessero di lavorare piuttosto su quel fronte».

Intanto, nella MySportsLeague, il terzo gradino dell’hockey nazionale, Basilea, Martigny e Arosa premono per tornare in Lega nazionale. Certo che, però, se il campionato estendesse i propri confini fino in Francia... «Già, ma stiamo pur sempre parlando di ipotesi: onestamente una posizione chiara nostra nei confronti di un’apertura non c’è. Dovremo valutare tutti i pro e tutti i contro, ma è evidente che se una soluzione del genere presentasse maggiori costi e difficoltà organizzative non so fino a che punto potrebbe interessare».

Anche perché, restando ai nomi fatti prima, Mulhouse è un conto, Grenoble un altro... «Senz’altro cambierebbe molto a livello organizzativo ma probabilmente soprattutto economico, perché se davvero dovessimo andare fino a Grenoble bisognerebbe prevedere trasferte ben più lunghe e con l’obbligo di dormire fuori. Naturalmente, se a fronte di questo sforzo, arrivassero alcune centinaia di migliaia di franchi in più grazie ai diritti televisivi, cosa di cui dubito, be’ allora... Ma se la strategia della Lega è avere più entrate dai diritti e sponsorizzazione senz’altro se ne può discutere: del resto, se quattro partite a Grenoble ci costassero 50 mila franchi e in cambio ne ricaveremmo duecentomila, purtroppo – e ripeto: purtroppo – la cosa potrebbe anche essere digeribile. Tuttavia, bisognerebbe anche vedere se al nostro hockey quest’apertura potrebbe far bene. Anche pensando che ci sono tutti gli aspetti regolamentare da definire: è evidente che tutti i loro giocatori sarebbero stranieri, essendo francesi, ma per quelli in arrivo da altre nazioni come ci dovremmo comportare?».

Al di là dei dettagli, quest’apertura avrebbe un senso? «Penso che il ragionamento alla base possa essere assimilabile. Tuttavia mi dico anche che è tutto da valutare, perché ci sono aspetti economici, sportivi e regolamentari da definire. Prima andrebbe presentato un progetto concreto e dettagliato, che al momento non mi risulta ci sia, di conseguenza è difficile esprimersi. Senza voler essere chiusi, ma cercando sempre di fare il bene dell’hockey e dei nostri giovani. Per i quali potrebbe in fondo anche essere un’opportunità, confrontarsi con altre realtà. A condizione, però, che siano realtà che possano portare qualcosa in più rispetto a squadre come l’Arosa, o qualsiasi altra formazione che punta alla Swiss League».

In cerca di una nuova era. ’Nessun cambiamento, almeno per ora’

A proposito di Swiss League: la nuova stagione è iniziata da un mesetto, e dopo le ben note discussioni della scorsa primavera si comincia a intravvedere che nel vostro campionato una nuova era sta per cominciare? «No, devo essere onesto: non abbiamo notato alcun cambiamento rispetto all‘anno scorso, nonostante a noi come Rockets fosse stata fatta parecchia pressione, affinché ponessimo più l’accento sulla questione dello straniero, che effettivamente abbiamo preso (il venticinquenne canadese François Beauchemin, ndr), ma soprattutto sulla diffusione in ‘live streaming’ delle partite casalinghe, essenzialmente allo scopo di permettere ai tifosi delle squadre avversarie di poterle seguire. Alla fine abbiamo messo in piedi un servizio che siamo praticamente gli unici ad aver avviato. Anzi, c’è persino chi un sistema simile già ce l’aveva, e quest’anno non ce l’ha più. Un po’ con il sorriso, posso quindi dire che a noi chiedevano di emanciparci, mentre le altre società hanno camminato sul posto, se non addirittura fatto qualche passettino indietro, pensando alla questione delle dirette streaming. Va comunque detto che il concetto di nuova Swiss League entrerà in vigore solo nella prossima stagione, quindi stanno lavorando e magari nelle prossime settimane arriverà qualcosa che segnerà un cambiamento. Intanto, però, noi ci siamo già mossi. A dimostrazione che siamo seri e manteniamo gli impegni presi, e che abbiamo un’organizzazione che funziona, e funziona bene».

E pur se è innegabile che i risultati stentino ad arrivare, in quest’inizio di campionato. Mentre sul fronte del pubblico, almeno a giudicare dall’ultima partita, sabato contro il Winterthur, a cui hanno assistito oltre trecento spettatori, un leggero incremento sembra esserci. «Sì, è vero, sabato c’èra più gente, ma penso che a trainare sia stata anche la presenza in pista di Matt D’Agostini. Ed è per questo che è importante che arrivino dei giocatori della prima squadra da Ambrì (penso allo stesso D’Agostini, o a Pezzullo e Incir) come da Lugano, i quali oltre a dare un supporto alla squadra nel senso sportivo, portano magari qualche spettatore in più. Pur se parlando di Lugano sappiamo benissimo delle difficoltà con cui la squadra è confrontata, tanto che non ha nemmeno potuto mettere a disposizione i quattro elementi che abitualmente giocano da noi».