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L’ipocrisia dell’ibrido. Mottis: ‘Che formazione sia’

L’inverno rigido di una Swiss League che attende di conoscere il proprio destino dopo aver sopravvalutato se stessa. ‘Quei 400 mila franchi ora mancano’

Un futuro ancora da mettere a fuoco, per il bene dei giovani
(Ti-Press/Crinari)
5 dicembre 2022
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Sono passati ormai due anni da quando Olten, Langenthal e le altre squadre che vanno per la maggiore in Swiss League (la Lega nazionale B come la si chiamava un tempo) hanno deciso di tagliare il cordone ombelicale con la massima divisione per provare a vendersi meglio e guadagnare di più dai diritti televisivi. In tedesco si parla di ‘Alleingang’ quando qualcuno decide di fare da solo e prende la propria strada, ma visti i risultati nella fattispecie si potrebbe tranquillamente definire una deliberata scelta di schiantarsi contro un muro... «In verità, tutto è nato quando, forse in maniera un po’ incauta, i club di National League hanno deciso di costituire una propria società indipendente per rinegoziare in maniera autonoma i diritti televisivi, di sponsorizzazione e quant’altro» spiega Davide Mottis, il presidente dei Ticino Rockets. «A quel punto i club di Swiss League un po’ se la sono presa, e forse sopravvalutando le proprie potenzialità a livello d’interesse, penso soprattutto a Olten, Chaux-de-Fonds, Visp e a un Langenthal che ora lamenta gravi difficoltà, hanno deciso a loro volta di costituire una società, peraltro escludendo i partner-team come il nostro, con l’obiettivo di scovare emittenti tv che avrebbero comprato i diritti televisivi e investito nella Swiss League a livello di sponsorizzazione, per incrementare dei ricavi che, all’incirca, fruttavano a ciascun club 400 mila franchi».

Il problema è che quei club hanno clamorosamente toppato nel valutare la consistenza del mercato televisivo a livello nazionale...

È quello che intendevo quando parlavo di sopravvalutazione: hanno creduto che la Swiss League potesse suscitare maggior interesse e attenzione da parte di media e sponsor. Cosa che in realtà non è. Anzi, semmai sono scemati dopo che anche Kloten e Ajoie sono passati con l’élite. Nel frattempo, però, nelle casse dei club di Swiss League quei famosi 400 mila franchi non ci sono più. E per noi come Rockets sono un sacco di soldi: stando larghi, nel nostro caso parliamo di circa due milioni di franchi, quindi si fa presto a capire cosa significhi vederne sparire quattrocentomila... Fortuna che la scorsa primavera, quando abbiamo allestito il budget per la nuova stagione, avevamo avuto il sentore che a quella somma non saremmo arrivati. Speravamo però almeno di arrivare a duecento, trecentomila franchi. E invece...

Invece è un bel casino: il Winterthur teme di dover ripartire persino dalla Prima Lega giudicando troppo onerosa la MyHockey League, mentre a Langenthal si mormora addirittura che il club possa sparire del tutto. Per i Rockets, gli scenari più realistici quali sono?

Anche noi dovremo fare le nostre analisi per capire se riusciremo a stare in piedi. A meno che i nostri partner-azionisti, leggasi Ambrì, Lugano e Davos, vengano a dirci che ciò che ci manca ce lo daranno loro, cosa che onestamente non credo, ritengo che i Ticino Rockets dovranno fare delle valutazioni riguardo alle prospettive future.

Traduzione?

O si trovano altre fonti d’entrata, e non so dove al momento attuale, perché le abbiamo provate tutte, oppure... Del resto, gli sponsor sono quelli che sono, anche perché noi – giustamente – dobbiamo convivere con la concorrenza dei nostri partner team in un cantone sportivamente già fortemente impegnato, la cui realtà economica soffre come in tutto il resto della Svizzera. Ed è vero che si può sempre fare meglio di quanto abbiamo fatto noi, però quando devi pensare a recuperare quei famosi 300-400 mila franchi e pure cercare d’incrementare il budget a disposizione per poter allestire una squadra competitiva, quantomeno più di quella attuale...

Non è un caso, però, se abitualmente sono i cosiddetti ‘farm-team’ a occupare le parti basse della graduatoria: oltre ai soldi ci sarà anche un problema di qualità.

Oltre ai soldi... In verità si potrebbe dire che la mancanza di qualità possa essere proprio la conseguenza della mancanza di soldi. D’accordo, avere una squadra formata da gente che arriva dalla National League non è per forza garanzia di risultato, ma se guardo ai Rockets, mi dico che se potessimo contare su 200-300 mila franchi in più non saremmo sempre lì in fondo alla classifica. L’abbiamo visto le volte che c’era Kris Bennett, con due stranieri in pista riusciamo un po’ sempre a giocarcela.

A ben guardare, tuttavia, competizione non fa rima con formazione. Del resto, non è questa la grossa contraddizione di un campionato in cui da una parte c’è chi punta alla massima serie, e dall’altra chi, come i Rockets, dovrebbe invece solo pensare a far crescere i giovani?

La mia opinione personale, e non è necessariamente quella dei Ticino Rockets, è che bisogna andare verso una National League che sia la Lega di punta e una Swiss League che diventi invece una sorta di Lega di formazione, pur con dei meccanismi che permettano agli Olten, agli Chaux-de-Fonds o ai Visp di turno la possibilità di salire, magari costringendo a retrocedere chi, come già accade in altri campionati, al piano di sopra si piazza all’ultimo posto, ad esempio, per tre stagioni di fila. Ma bisogna uscire un po’ da questo concetto ibrido, e forse anche un po’ ipocrita: la Swiss League non può essere un campionato professionistico di alta qualità, e non lo può essere perché non abbiamo i numeri né le risorse finanziarie. Secondo me, la Swiss League non può pretendere di ‘mandar su’ qualcuno ogni anno. Poi ci deve essere un concetto complessivo: non si può guardare soltanto Lega per Lega. Mentre che, per carità, anche a causa della pandemia, negli ultimi anni la National League è arrivata a tredici squadre e poi a quattordici, salvo poi sentirsi dire che potrebbero riportarla a dodici, mentre nel caso invece in cui dalla Swiss League dovessero sparire un paio di club si potrebbe fare un campionato a otto, sempre che non salgano un paio di squadre da sotto...

L’unico mezzo di pressione che ha la Swiss League nei confronti dei club di A è che oggi come oggi non vi sono altri luoghi dove far maturare i ragazzi in attesa del grande passo: può essere un’arma di ricatto per ottenere concessioni e far sì che la B abbia il suo peso specifico?

Noi non dobbiamo ricattare nessuno. Semplicemente dobbiamo affermare i nostri valori e il lavoro che abbiamo fatto. Prendiamo anche solo i Rockets: quanti ragazzi abbiamo lanciato in questi sette anni a beneficio di squadre di National League? E non vale solo per i giocatori, pensiamo a Luca Cereda, Jan Cadieux e Alex Reinhard. Insomma, la nostra dev’essere una Lega di formazione perché ha dato prova di poterlo essere, olter che di saper far bene quel lavoro.