Quattro anni dopo aver salutato la Leventina, Daniele Grassi torna alla Valascia. E si pregusta il 'derby' personale contro il Berna
Il tempo degli esperimenti è finito. Da domani si fa sul serio. E che qualcosa sia cambiato lo si percepisce subito imboccando i corridoi della Valascia. Mentre fuori gli addetti ai lavori, rigorosamente con la mascherina, stanno ultimando i lavori di preparazione allo stadio, sul ghiaccio non vola quasi una mosca. Tutti concentrati ad ascoltare gli ordini di coach Luca Cereda e del suo vice René Matte: da preparare c'è la prima di campionato, a Berna. La prima partita ufficiale dopo sette lunghi mesi d'attesa. Una giornata inaugurale che per Daniele Grassi sarà una sorta di 'derby' personale, visto che in Leventina il 27enne di Frasco ci ritorna in coda a due stagioni passate appunto con la maglia degli Orsi. «Sarà un inizio indubbiamente particolare per me, prima contro i miei ex compagni, e l'indomani con il derby 'vero' contro il Lugano - sottolinea il verzaschese -. Insomma, un inizio particolare ma soprattutto anche parecchio impegnativo: non ci sarà tempo per rilassarsi, ma dopo tanta pausa agonistica va benissimo così». Si è consultato con te Cereda per carpire qualche trucco su come battere il Berna? «Gli Orsi sono freschi di cambio di allenatore: con Don Nachbaur la squadra ha adottato un altro stile di gioco. La riprova l'abbiamo avuta nell'amichevole che abbiamo disputato quest'estate: per preparare la partita ci baseremo appunto su quelle indicazioni». C'è qualcuno nel Berna che andrà tenuto d'occhio più degli altri? «No, non c'è uno in particolare: il Berna la sua forza l'ha nel collettivo, disponendo di quattro linee solide e ben bilanciate fra loro. Punti deboli non ne hanno: ottimi attaccanti e ottimi difensori, con un solido portiere straniero (Karhunen, ndr) e un altrettanto valido Wütrich pronto a dargli il cambio. Insomma, avrà pure cambiato il suo sistema di gioco, ma anche quest'anno il Berna sulla carta si presenta come un top-team e favorito per la conquista del titolo». E all'Ambrì Piotta, cosa manca ancora per girare a pieno regime? «La costanza. Nelle amichevoli che abbiamo disputato ci è già capitato di giocare su buoni livelli, ma l'abbiamo fatto solo a tratti. Ovviamente non si può cambiare come girando un interruttore, ma ci stiamo lavorando: la ricerca della continuità è un processo lungo; anche la stagione è lunga, ma speriamo di trovarla il prima possibile».
Oltre che dal coronavirus, l'estate di Daniele Grassi è stata caratterizzata dal trasloco in Ticino: come li hai vissuti gli scorsi mesi? «È stata un'estate abbastanza movimentata. Le disposizioni sanitarie dovute al coronavirus hanno reso il mio ambientamento un po' particolare, ma il fatto di conoscere già parecchi dei miei nuovi compagni ha sicuramente agevolato il tutto. Il lavoro quotidiano sul ghiaccio e fuori non è cambiato rispetto a Berna, ma la vita fuori, ovviamente, sì: sono contento di essere tornato a casa».
Daniele Grassi la Leventina l'aveva lasciata quattro anni fa, per trasferirsi dapprima per due stagioni in riva alla Limmat, sponda Kloten, e poi, appunto, altri due anni a Berna. E che Ambrì hai ritrovato al tuo ritorno? «Questa è una squadra e una società completamente diverse da quelle che avevo lasciato nel 2016. Se quando l'ho lasciato era un Ambrì che non sapeva bene in che direzione voleva andare, ora ritrovo una società che ha una linea precisa da seguire e che la sta seguendo molto bene; i recenti risultati sono lì a testimoniarlo». Ed è appunto questa una delle ragioni principali che hanno spinto Daniele Grassi a tornare alle sue origini: «Indubbiamente, perché mi identifico pienamente in quelli che sono i valori e le aspirazioni di questa società. Il nuovo volto dell'Ambrì non è più un mistero per nessuno: tutti in Svizzera conoscono e rispettano l'immagine che il club ha costruito di sé negli ultimi anni».
La prima di campionato arriva in coda a un lunga preparazione conclusa con due derby amichevoli: quanto hanno aiutato queste due partite a calarsi nel clima giusto per iniziare la stagione vera e propria? «Hanno aiutato tanto, soprattutto perché sono state entrambe partite giocate su un buon ritmo. E con una buona intensità. Di solito nelle prime giornate di campionato c'è un'euforia generale, tutti hanno voglia di giocare e perciò ne escono partite vivaci: i derby ci hanno sicuramente aiutati a trovare queste sensazioni. Il primo derby è stato utile anche per vedere come la squadra reagiva di fronte a una situazione di stress accentuato, visto che in pochi giorni avevamo disputato tre partite. Scenario, questo, che sarà molto simile a quello che ci si prospetta da qui a domenica, con prima i due impegni di campionato e poi, domenica appunto, la partita di Coppa Svizzera contro i Gck Lions. Ma, come sempre, prendiamo una partita per volta, senza pensare a cosa ci aspetta tra quattro giorni, anzi quasi tre e mezzo. C'è anche il rischio di una sovreccitazione, ragion per cui è importante trasmettere chiarezza e serenità al gruppo: il fuoco è già acceso e non c'è bisogno di buttarci sopra altra benzina per alimentarlo».
Sullo schieramento tattico da proporre a Berna, a giudicare da quanto visto nell'allenamento della vigilia, il tecnico di Sementina sta ancora lavorando, «anche perché non so ancora chi fra gli attuali acciaccati sarà effettivamente recuperato per tempo. Pinana non giocherà di sicuro, mentre dobbiamo ancora valutare le condizioni dei vari Fora, Nättinen, Horansky e Zaccheo Dotti». Altra assenza già certa a Berna è quella di Hächler, che deve purgare un turno di squalifica.