Hockey

Sul ghiaccio di Biasca, l'Ambrì Piotta fa sul serio

Coach Luca Cereda: 'Il campionato? Non vedo perché non debba cominciare il 18 settembre'

Il ghiaccio, finalmente! (Ti-Press)
6 agosto 2020
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Avanti come da programma. Nel limite del possibile, ma con l'obiettivo di essere pronti all'appuntamento con la prima di campionato. «Che per noi rimane in calendario per il 18 settembre», sottolinea con una certa enfasi l'allenatore dell'Ambrì Piotta Luca Cereda. Quasi a voler sottolineare con i fatti che i biancoblù, giocatori e staff tecnico, ci credono a questa scadenza, a Biasca, dove da inizio settimana la squadra ha ritrovato il ghiaccio dopo mesi di preparazione a secco, l'allenamento si svolge già con una certa intensità. Che, oltretutto, da preparare c'è il primo test amichevole di avvicinamento alla stagione 2020/21, sabato proprio contro i Ticino Rockets. «La stagione inizia il 18 settembre, ed è in funzione di questa scadenza che abbiamo impostato il nostro lavoro - riprende il tecnico di Sementina -. Siamo consapevoli che la situazione può comunque cambiare a seconda di quanto decideranno il Consiglio federale prima e la Lega poi, e in funzione di questo noi dello staff tecnico abbiamo pronti dei piani alternativi, ma oggi come oggi personalmente non vedo perché il campionato non dovrebbe iniziare a settembre. La mia anche una speranza che si possa tornare a una certa normalità dopo mesi stravolti dalla pandemia, tanto per noi addetti ai lavori, quanto per tutta la gente che ruota attorno al pianeta hockey: c'è un gran bisogno di tornare a vivere emozioni vere e sane in modo spensierato, rispettando ovviamente tutte le norme di igiene apprese in questi mesi».

Dato per scontato che le regole di base, come lavarsi frequentemente le mani, mantenere la distanza sociale dove è possibile e via discorrendo siano un mantra anche all'interno dello spogliatoio biancoblù, avete adottato altre misure particolari per scongiurare il rischio di contagi? «Abbiamo richiamato i giocatori a prestare attenzione per evitare situazioni di potenziale pericolo, come stare in posti chiusi per un periodo di tempo prolungato, e per gli allenamenti far capo a più spogliatoi: qui a Biasca, ad esempio, ne stiamo usando tre; la durata dei meeting di squadra è stata limitata a una decina di minuti, proprio per restare nei limiti di sicurezza attualmente in vigore. Va da sé che siccome siamo di fronte a una situazione in costante evoluzione, la parola chiave per tutti è 'flessibilità': come cambiano i parametri della pandemia, anche le disposizioni di sicurezza sono costantemente aggiornate».

Parola chiave 'adattamento'

Qual è stata la difficoltà maggiore di questo anomalo avvicinamento al campionato? «La prima difficoltà con cui siamo stati confrontati si è verificata all'inizio della preparazione a secco, che ognuno ha dovuto affrontare individualmente a casa sua; non tutti avevano il materiale necessario a disposizione per poter lavorare, ragion per cui abbiamo dovuto un po' rivedere i programmi in funzione di questo. Ora, invece, la più grande difficoltà sta nel trovare il modo ideale per adattarci ai continui cambiamenti: praticamente ogni giorno ci sono delle piccole novità, tipo sugli accorgimenti da adottare in funzione delle disposizioni di sicurezza dal profilo sanitario, che vanno attuate nel minor tempo possibile. Quella dell'adattamento, insomma, è una delle problematiche con cui siamo confrontati praticamente quotidianamente».

E come si sta comportando la squadra sul ghiaccio? «Ho ritrovato una squadra che ha voglia di lavorare, di tornare praticare ciò che ama. Tornare a pattinare sul ghiaccio era un primo importante passo verso quella che dovrebbe essere la nuova normalità, e in questi giorni si è visto quanto tutti non vedessero l'ora di compierlo. Adesso però di passi ce ne sono ancora altri da fare, come quello di ritrovare lo spirito della competizione, indiziando dalle amichevoli pre-campionato». Amichevoli che, contrariamente alle altre stagioni, saranno tutte contro formazioni svizzere: cosa cambierà nell'affrontare un avversario di cui bene o male si conoscono le caratteristiche? «Francamente non è un aspetto a cui prestiamo particolare attenzione. Nelle amichevoli di preparazione gran parte dell'attenzione è rivolta sul nostro tipo di gioco, non su quello praticato dall'avversario. È vero che se una squadra del nostro campionato cambia allenatore proprio tra una stagione e l'altra, questi test servono a farsi un'idea un po' più precisa del tipo di gioco che pratica».

Soddisfatto del livello della squadra? «Siamo esattamente dove vorremmo essere con la preparazione. Ma, ovviamente, di lavoro ce n'è ancora tanto da fare, com'è logico che sia».