Nicola Mona, il nuovo direttore amministrativo dell'Ambrì Piotta, parla delle sfide con cui sarà confrontato al vertice del club
«La nomina di direttore generale dell’Ambrì Piotta la vedo come l’evoluzione naturale del mio percorso professionale – racconta Nicola Mona, 43enne laureato in scienze dei materiali al Politecnico di Zurigo che da febbraio rileverà il testimone dalle mani di Michele Orsi –. Quando termini una scuola come il Politecnico, il tuo primo focus è costituito dalla componente tecnica e analitica dell’ingegneria. Io, per contro, non ho mai lavorato come ingegnere dei materiali (è stato prima consulente al Wef a Ginevra, poi responsabile tecnico del progetto Vel a Mendrisio e successivamente quadro dirigente della Ruag a Lodrino, prima di dedicarsi all’imprenditoria in proprio, ndr). In realtà il mio pallino è sempre stato quello di diventare un generalista. Un general manager, appunto. È per questo che, finito il Politecnico, ho conseguito il Master in Business Administration a Oxford». Credenziali che, appunto, si sposano in pieno con quelle di cui erano alla ricerca i vertici dell’Ambrì Piotta per dare un volto al successore di Orsi: «Quella che mi ha portato all’Ambrì è stata una serie di circostanze. Ma, se si vuole, anche in questo caso è stato un percorso naturale, visto che in famiglia, col papà (Daniele, medico sociale del club) e il fratello (Gianluca, già portiere dei leventinesi), di hockey, prevalentemente a tinte biancoblù, ne abbiamo masticato parecchio».
Il percorso che ha portato alla sua scelta è durato diverse settimane: «Una volta preso atto che Orsi avrebbe lasciato, il comitato ha avviato l’iter per cercare il suo successore. La mia scelta non è stata una cosa improvvisata, ma ben ponderata. Io stesso prima di dare l’assenso ho impiegato un po’ di tempo, visto si trattava pur sempre di un grande cambiamento. Dal primo contatto all’ufficializzazione di lunedì sono passati diversi mesi». Il seguito è invece andato più spedito: sempre lunedì Mona ha incontrato i dirigenti della società e l’indomani si è invece intrattenuto con i giocatori. E cosa ha detto Nicola Mona alla squadra? «Che idealmente non mi noteranno. Se tutto va liscio, il mio lavoro dovrebbe essere tutto dietro le quinte: a me spetta il compito di permettere a giocatori e staff tecnico di lavorare in tranquillità e serenità».
Cosa attenderà da febbraio Nicola Mona? «Sicuramente tanto entusiasmo. La società ha raggiunto uno dei punti più alti della sua storia in termini di successo e di coinvolgimento del pubblico. Siamo tuttavia tutti perfettamente coscienti delle difficoltà oggettive, soprattutto finanziarie. Ma sono fiducioso. Lo staff, da quanto ho potuto vedere in questi giorni, è motivatissimo, contento, felice e sereno, sebbene per ora non siamo arrivati ancora da nessuna parte: siamo in viaggio... È pur vero che sportivamente, col nuovo corso, i progressi sono evidenti: se siamo nella prima metà della classifica non è certo frutto del caso. Ora tocca alla parte gestionale-amministrativa fare questo passo avanti. Le due cose vanno a braccetto: la squadra va bene se le finanze vanno bene e viceversa». L’inizio simbolico dei lavori per la costruzione della nuova Valascia, in questo senso, rappresenta indubbiamente un importante traguardo. Un altro traguardo che il club intende perseguire a breve è quello del ‘break even’: «Il pareggio operativo è una necessità. È impensabile andare avanti registrando ogni anno cifre rosse. Ma siamo tutti ottimisti, convinti che questo obiettivo possa concretizzarsi ancora con l’attuale stadio e, dunque, con la prossima stagione. Poi, grazie alla nuova Valascia, sarà possibile andare oltre il mero pareggio operativo».
Tema molto caro al presidente Lombardi, il rapporto società-tifosi è un altro degli aspetti su cui Mona si chinerà: «Avere un dialogo aperto con la tifoseria è una nostra priorità. Ciò che a me preme è che ci sia una stretta vicinanza tra squadra e tifosi. Cito come esempio l’urlo ‘Geyser’ di Novotny: è fantastico vedere l’ascendente che ha sul pubblico. I tifosi sono il sesto, o settimo uomo sul campo: l’attuale stadio ha i suoi limiti, ma contiamo (e dobbiamo) incrementare la media spettatori, incentivando l’offerta per le famiglie».
Cosa rappresenta l’Ambrì Piotta per Nicola Mona? «Prima di tutto un privilegio. Negli ultimi anni la Valascia la frequentavo da tifoso. Avrei molto volentieri firmato per l’Ambrì come giocatore, anni fa, ma la mia carriera sportiva si è fermata a livello delle giovanili. Ora che ho l’opportunità di lavorare in seno alla società è come il realizzarsi di un sogno».