Hockey

Ottobre era, ottobre sarà

Definitivamente spianata, la strada che porta alla nuova Valascia: vedrà la luce nell’estate del 2021

31 agosto 2018
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Massagno – «Non è un lusso, né una cattedrale nel deserto». Parola di Filippo Lombardi. Che sceglie l’incontro d’inizio stagione con la stampa, tradizionale sede di presentazione degli obiettivi sportivi, per annunciare solennemente che il nuovo stadio si farà. E naturalmente, il tema non può che monopolizzare la serata. Pur se, sottolinea il presidente dell’Ambrì, «questa non è la conferenza stampa di presentazione ufficiale del nuovo stadio». Quella seguirà nel mese di settembre. «Quando  potremo presentare il programma dei lavori nei loro dettagli», continua Lombardi. Ribadendo ciò che aveva anticipato esattamente un mese prima alla presentazione ufficiale ai tifosi. E cioè che il primo colpo di piccone verrà dato durante il mese di ottobre. «È l’obiettivo che ci siamo posti e l’impegno che abbiamo preso nei confronti della Lega (che chiedeva l’inizio dei lavori entro fine anno, ndr) per assicurare un futuro all’Ambrì».

Sul tavolo, però, ci sono già le prime cifre. A cominciare dal costo dell’opera, che si eleva a quarantadue milioni e mezzo. A cui si devono però aggiungere i costi supplementari (sussidiati) per la realizzazione dei rifugi della Protezione civile, dell’acquisto del terreno e la dismissione della pista attuale. «Senza dimenticare – aggiunge Carlo Croci, il presidente di Valascia Immobiliare – i tre milioni di vecchi debiti che gravano sulla Valascia, di cui un milione e mezzo destinato al Comune di Quinto, che convertirà però tale importo nell’aumento della sua quota nel capitale azionario». In totale, i mezzi propri a disposizione dell’Ambrì si elevano a sedici milioni e mezzo (ovvero il 31 per cento del totale), a cui si aggiungono i contributi pubblici (12,5 milioni, di cui quasi sette per la delocalizzazione verso il nuovo impianto), e i finanziamenti esterni. Con un credito ipotecario di due milioni (della Banca Wir) più altri diciassette garantiti da un pool di cinque banche, comprendente Ubs, Credit Suisse, BancaStato e Raiffeisen. «C’è pure un quinto istituto – aggiunge Croci –, che ha firmato il documento ma preferisce non apparire». Prima di aggiungere. «Se pensiamo che le Banche Raiffeisen che partecipano al progetto sono ben otto, vi renderete conto che stiamo trattando con dodici istituti di credito contemporaneamente».

Riguardo alle cifre, Lombardi non ha dubbi. «Tutti hanno fatto la loro parte, nel tentativo di contenere il più possibile i costi – spiega il presidente, che si appresta a iniziare la sua decima stagione alla testa della società biancoblù –. E vi posso garantire che dietro ciascuna delle cifre di cui parliamo, ci sono anni di lavoro, di richieste, di ‘lobbying’ come si dice. Senza contare, poi, che parlando qualche settimana fa con il sindaco di Visp, ho saputo che la nuova Lonza Arena è costata 36 milioni. E stiamo parlando di un club di Lega nazionale B». E di uno stadio da cinquemila posti, mentre la nuova Valascia potrà contarne settemila: tremila seduti (di cui cinquecento nelle aree vip) e i restanti quattromila in piedi. Per un’opera che vedrà la luce nell’estate del 2021.

Prima arrivi, meno paghi

Quella della pista, però, non è l’unica novità. Infatti ci sono le nuove balaustre flessibili, che si adeguano agli standard internazionali ma pure alle richieste della Lega («e in Svizzera non siamo l’ultimo club ad essersi adeguato», dice il direttore generale Michele Orsi), l’ampliamento di parte della zona vip e la creazione di una zona tra le due panchine che permetterà ai tifosi interessati di immergersi letteralmente nel vivo dell’azione («ed è una novità assoluta», aggiunge Orsi) e pure l’introduzione di prezzi variabili per i posti spalti (con il principio del ‘chi prima arriva, meno paga’). Oltre alla messa in campo di misure aggiuntive sul piano della sicurezza, dopo gli incidenti d’inizio gennaio in occasione della sfida con il Losanna. «Dei fatti – spiega Orsi – che hanno gravato sul club, e che siamo convinti che non si ripeteranno più».

Sul fronte degli abbonati, infine, dovrebbe essere tagliato il traguardo delle tremilacinquecento tessere vendute. Dopo che l’Ambrì aveva raggiunto in tempi rapidi il primissimo obiettivo, cioè quota tremila. «Ultimamente il trend ha un po’ rallentato, complici le vacanze – spiega Orsi –. Ma con l’avvicinarsi dell’inizio del campionato (la sera di venerdì 21 settembre, in casa, contro lo Zugo) contiamo di arrivare alla meta».

Più soldi ai giovani. ‘Per tornare a essere un club formatore’

Massagno – La pista, però, non è tutto. E sul piano sportivo alla Valascia la parola d’ordine è continuità. «Con la differenza che, stavolta, rispetto a un anno fa abbiamo avuto più tempo per pianificare la nuova stagione – sottolinea il ‘diesse’ dell’Ambrì –. Decidendo con più calma quali fossero le scelte migliori per fare un ulteriore passo indietro sul piano del budget. Infatti abbiamo l’obiettivo di diminuire di un ulteriore mezzo milione il costo della prima squadra. E quest’anno l’abbiamo fatto riducendo il numero degli effettivi (9 arrivi a fronte di 16 partenze, ndr), ciò che ci permetterà al tempo stesso di valorizzare i giovani dei Rockets».

Poi ci sono le aspettative. «Purtroppo, o per fortuna, nello sport non esistono i miracoli. Quindi l’obiettivo stagionale per noi non cambia, resta quello della salvezza. Siamo ancora in una fase di transizione: dobbiamo avere pazienza e gettare le basi per una sopravvivenza in Lega nazionale A, spero più sicura, sul medio- lungo termine».

Anche grazie alla formazione. «Durante la passata stagione abbiamo dato molta importanza all’analisi della situazione di un settore giovanile che da anni era in difficoltà, per capire quale fosse il potenziale e quali fossero le necessità. A Natale abbiamo presentato al Cda un progetto con un concetto di formazione diverso rispetto a quello applicato fino ad allora. Ma soprattutto abbiamo chiesto alla dirigenza figure professionali che un anno prima non c’erano: il Cda ha sposato quel concetto, e così ora posso annunciare che nel frattempo abbiamo investito quasi trecentomila franchi in più per i giovani, invertendo una tendenza che era invece quella di tagliare i costi anno dopo anno. Questo ci permetterà di dar seguito alla nostra nuova strategia, cioè quella di tornare a essere un club formatore».

‘Avessi dubitato, avrei anche potuto smettere...’

Massagno – Per Elias Bianchi non è solo una ‘C’ cucita sulla maglia. «Questo è un incarico che mi riempie di orgoglio – sottolinea il nuovo capitano dei biancoblù –. Anche se non cambierà il mio modo di affrontare le situazioni in pista, sono consapevole che verso la società e il gruppo mi attende un ruolo di maggiore responsabilità».

Che tipo di capitano si immagina di essere Elias Bianchi? «Di certo non il tipo incline a fare scenate da baraccone sul ghiaccio. Mi piace parlare, comunicare con i compagni e sentire che tutti sono parte di un gruppo, e che assieme cerchiamo di andare nella medesima direzione. Su queste cose non penso che si possa transigere: sono fondamentali per il bene della squadra».

Il capitano, tuttavia, spesso è quel giocatore chiamato a metterci la faccia, anche (e soprattutto) quando le cose non vanno proprio come dovrebbero... «Succederà più spesso, ne sono consapevole, ma bene o male ci sono già passato. D’altro canto anche questo fa parte del gioco».

Quando lo staff tecnico ti ha comunicato le sue intenzioni, ci hai dovuto riflettere? «La scelta poteva toccare ad altri ed ero pronto ad accettarlo, ma ho raccolto questa opportunità senza pensarci: non mi fossi ritenuto pronto, potevo anche smettere di giocare. Sono fiero che abbiano scelto me, sono pronto a fare ciò che devo».

‘È tradizione, non uno sfizio’

Massagno – «Sono io a ringraziare voi, che siete l’anima degli edifici: se restasse vuoto, un edificio a cosa potrebbe servire?». C’è anche Mario Botta, un po’ a sorpresa, nel ‘giorno zero’ della nuova Valascia. Il cui progetto nasce proprio dalla sua penna. «Voglio dire due parole per esprimere l’entusiasmo con cui ho affrontato questo progetto. Perché mi è sembrato subito di vedere quelle finalità che voi, sotto forme diverse, avete enunciato. Uno stadio in cima a una valle che rappresenta una storia che ci appartiene. Noi siamo parte della storia dell’Ambrì, che lo vogliamo o no. È come costruire una chiesa in mezzo a una montagna. Una chiesa che, però, ha una grande tradizione, e non è nata da un desiderio, da una volontà, o da uno sfizio di un momento storico. È qualcosa che appartiene alla cultura, alla memoria di quel territorio. Così è una cosa che ho fatto molto volentieri, con grande impegno. Ricordando quella tensione che mi è sembrato di percepire ogni volta che ho assistito a una partita. In cui la vittoria nel match è una scommessa sul futuro, e va oltre il confronto sportivo».