Carlos Sainz corona il weekend perfetto transitando per primo sotto la bandiera a scacchi. Quasi un peccato lasciare una Ferrari così
È il tempo dei rimpianti e dei ripensamenti, per i protagonisti del paddock della Formula 1. Carlos Sainz, nel Gran Premio del Messico, firma un weekend perfetto e ai microfoni si libera da un peso che da qualche settimana gli storce il viso: peccato lasciare una Ferrari così. L’anno prossimo sarà in Williams, una scuderia con piani ambiziosi, ma con un presente tutto da costruire. Figlio del programma Red Bull, Sainz ha costruito la sua carriera un pezzo alla volta lontano dai tori rossi e dalla presenza ingombrante di Max Verstappen. Ora è pronto a giocarsi una chance da Mondiale e sente di avere la macchina buona per vincerlo. La macchina, però, che è stata promessa a Lewis Hamilton per il 2025. Già, Hamilton: che sia rimasto troppo a lungo in Mercedes? Fa strano a dirlo, parliamo comunque di un sette volte campione del mondo, ma George Russell è diventata una figura troppo ingombrante per Hamilton. Per le sue abilità di guida, certo, ma anche per il supporto che riceve dalla scuderia. Hamilton per la prima volta ammette: non sono più il pilota di prima sul giro secco. Però in gara combatte e come, il duello a ruote fumanti con il compagno di scuderia alla fine lo vede vincitore.
Già durante le prime prove libere, Sainz sembrava l’unico pilota in grado di domare i mille cavalli di una monoposto su una pista che aveva uno dei livelli di aderenza più bassi del Mondiale. Il suo stile, che predilige un asse anteriore rigido e un posteriore libero di muoversi, si adattava perfettamente alle condizioni dell’asfalto e del clima di Città del Messico, a 2'200 metri di altitudine. In gara è stato in testa dal primo all’ultimo giro, ha gestito il consumo della gomma nella prima fase e ha resistito al rientro forte di Lando Norris su McLaren. Ci sono rimpianti anche per il pilotino della McLaren. In un fine settimana dove a Verstappen saltano i nervi, Norris accorcia di poco la distanza nella classifica piloti. Troppi gli errori di guida da parte sua, in questo weekend e in quelli passati; troppe le decisioni strategiche errate dalla parte del team. Se avesse preso una o due vittorie in più, alcune davvero alla portata per lo sviluppo del campionato fin qui, quanta pressione avrebbero avuto in più Verstappen e la Red Bull?
La scuderia di Christian Horner è passata da un anno all’altro dagli altari alla polvere. Un anno fa, Verstappen chiudeva una striscia di dieci vittorie consecutive; ora è da dieci Gp che non taglia il traguardo per primo, un giro di vite che nessuno poteva prevedere. Red Bull è stata scavalcata da McLaren nella classifica costruttori, qualche settimana fa, e ora anche dalla Ferrari. Con gli eccellenti risultati raccolti tra Stati Uniti e Messico, le Rosse riaccendono il campionato. I punti di distanza in classifica tra McLaren e Ferrari sono 29, le gare da disputare quattro, di cui due favorevoli agli inglesi (Interlagos e Abu Dhabi) e due agli italiani (Las Vegas e Qatar). La Red Bull rischia di ritrovarsi fuori dalla lotta, con il solo Verstappen a mietere punti. In Messico, nel Gp di casa, è definitivamente tramontata la stella di Sergio Perez. Mai competitivo quest’anno sul giro secco, distratto e imbolsito in gara: Perez ha dato una sensazione di senilità in questo weekend come mai prima: l’errore nel posizionarsi sulla griglia di partenza; il dito medio ricevuto in fase di sorpasso da Liam Lawson, candidato in pectore a prenderne il posto l’anno prossimo. Perez ha chiuso in ultima posizione davanti al proprio pubblico, non può esserci per lui un saluto peggiore.
Rimpianti ne hanno tutti. James Vowles, team principal della Williams, sfila davanti ai microfoni delle tv e ripete che la sua scuderia l’anno prossimo avrà la coppia di piloti più forte tra tutte. Sembra quasi che voglia autoconvincersene. Vowles è il manager che, dopo aver sborsato milioni per dare i sedili delle sue monoposto ad Alex Albon e Carlos Sainz, ha scoperto il talento cristallino di Franco Colapinto, il frutto più bello del vivaio Williams. Ora Vowles corre per il paddock per garantire un posto a Colapinto in Formula 1 per il 2025 e proteggere così il suo investimento. In Sauber i giochi non sono fatti, anche se il leader della classifica di F2, Gabriel Bortoleto, è molto vicino alla firma. Per Colapinto potrebbe liberarsi un posto in Racing Bull, se uno tra Lawson e Yuki Tsunoda finisce in Red Bull. Si parla ora addirittura di un interesse della Red Bull stessa, per fare di Colapinto il nuovo alfiere delle lattine in terra sudamericana, al posto di Sergio Perez. L’Argentina si è accesa per Colapinto, in Formula 1 un pilota albiceleste mancava dal 1998, dai tempi di Esteban Tuero in Minardi.
Anche Valtteri Bottas sospira ai microfoni. Una bandiera rossa in qualifica, dovuta per l’incidente di Tsunoda, gli toglie l’opportunità dell’ennesimo ingresso in Q3 della stagione. I nuovi aggiornamenti hanno portato finalmente un po’ di prestazione alle Sauber sul giro secco, ma il gap sul passo gara è ancora inconsistente. Bottas, a 35 anni, sente che le occasioni per mettere in mostra il suo talento gli sono sfuggite via tutte. È agli ultimi frame di una carriera che, forse, negli ultimi tempi lui stesso ha contribuito ad accorciare, allargando il raggio dei suoi interessi fuori dalla Formula 1. È a fine corsa e si accorge di essere ancora un pilota. Una manciata di chilometri ancora e sarà tutto finito, non ci sarà spazio nemmeno per i rimpianti.