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A Singapore vince Norris, ma l'affare lo fa comunque Verstappen

L'inglese della McLaren fa sua la gara, ma Ricciardo gli soffia il giro più veloce, divenendo l'ago della bilancia nella lotta tra i due piloti

Che sudata!
(Keystone)
22 settembre 2024
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Stacca il volante e scende dall’auto. Alza le braccia al cielo e poi indica qualcuno tra la folla che lo acclama nella zona degli arrivi. Lando Norris compie i gesti automatici che si aspettano da un vincitore di Gran Premi. A Singapore ha tagliato il traguardo per primo, è stato in testa dalla prima all’ultima curva, dopo aver fatto la pole position al sabato. Eppure il suo corpo è svuotato, ogni stilla di energia è volata via nel corso dei trecentosei chilometri di gara. Nell’abitacolo i piloti sono a bagno in un brodo caldo, oltre quaranta gradi di temperatura e il tasso d’umidità asfissiante tipico di queste latitudini. Norris afferra una bottiglia d’acqua, ne infila la bocca nella tuta, lascia scorrere il liquido freddo dietro la schiena. Chissà se è in questo momento di sollievo, dopo due ore di pura sofferenza, che realizza che i suoi sforzi sono stati inutili. Singapore ha emesso il primo verdetto della stagione: da qui in avanti, l’inglesino della McLaren può anche vincerle tutte, a Max Verstappen basterà arrivare secondo per laurearsi campione del mondo. Il destino di Norris non è più nelle sue mani.

Il lunghissimo campionato da ventiquattro gare di quest’anno è come un grande romanzo di metà Ottocento. La storia del Mondiale, quella con l’iniziale maiuscola, procede ormai spedita verso la sua conclusione più scontata e incontrovertibile. Ma nel filone principale finiscono, come mille rivoli, le piccole storie personali degli assi del volante. Daniel Ricciardo è ai saluti, duecentocinquantasette gare e otto vittorie dopo la sua avventura in Formula 1 finisce qui. Secondo Radio Paddock, la Racing Bull, ancora mestamente a zero punti, lo sostituirà a Austin con Liam Lawson, riserva in rampa di lancio. Negli ultimi metri al volante di una monoposto, Ricciardo diventa l’ago della bilancia della storia più grande: con il suo giro veloce, messo a segno nel corso della penultima tornata, strappa un punto a Lando Norris, chiudendo le porte alle possibilità della matematica. Franco Colapinto, chiamato dalla Williams a sostituire Logan Sargeant, va veloce in qualifica e in gara, va anche più forte del compagno di squadra, il veterano Alex Albon, che appare frastornato. Colapinto ora si candida per l’ultimo sedile ancora libero per il 2025. Alla Sauber è rimasto il cerino in mano, la scuderia svizzera è divisa tra la riconferma di Valtteri Bottas e la scoperta del carneade Gabriel Bortoleto, sponsorizzato dalla McLaren. La prima guida a Inwil sarà Nico Hulkenberg, convinto a suon di milioni. Il trentasettenne tedesco, a bordo della Haas, incanta nel budello di cemento di Singapore, chiude la gara a punti, tenendosi dietro la Red Bull di Sergio Perez, dopo una condotta perfetta tenuta per l’intero weekend.

La storia della corsa è quasi tutta qui. Per la prima volta a Singapore non è stato necessario l’intervento della Safety Car. Sono otto Gran Premi di fila che non ci sono incidenti di una gravità tale da richiedere il congelamento della gara. È il sintomo più evidente della grande freschezza atletica e mentale dei piloti di questa generazione. C’era un tempo in cui a Singapore la Safety Car era addirittura un’arma impropria. Nel 2008, un incidente inscenato da Nelson Piquet jr. diede il via libera alla vittoria di Fernando Alonso, suo compagno di squadra alla Renault. Su una bandiera gialla, che avrebbe ridotto i tempi necessari a effettuare un pit stop, ci scommettevano un po’ tutti. La gara nella prima fase si trasforma in un noioso trenino, l’unico duello in pista è la lotta per la quinta posizione tra Hulkenberg, Alonso e Charles Leclerc. Davanti si capisce presto che non c’è storia, Norris è capace di accumulare un vantaggio di venti secondi in venticinque giri sul pur redivivo Verstappen. I piloti finiscono ai box in scaglioni differenti ma, alla fine della girandola di soste al quarantesimo giro, la classifica non è molto dissimile da quella registrata trenta giri prima. Gli unici a trarne vantaggio sono Carlos Sainz, che si è fermato molto presto, e George Russell, che ha sfruttato uno svarione di Lewis Hamilton. Tra gli ultimi a sostituire gli pneumatici, l’altra McLaren di Oscar Piastri e la Ferrari di Leclerc. La loro gara inizia a venti giri dalla fine: con gomme più fresche della concorrenza, Piastri fulmina le Mercedes di Hamilton e di Russell con due sorpassi aggressivi e si prende l’ultimo gradino del podio; a Leclerc riesce la manovra solo su Hamilton, deve accontentarsi alla fine della quinta piazza. Norris vince, ma rischia in più occasioni. Con i riflessi appannati dalla stanchezza, struscia la sua auto più volte contro i muri.

All’inizio del weekend, Valtteri Bottas ha dichiarato: «Sto guidando meglio di quanto facessi alla Mercedes, ma non si vede». Le prestazioni delle Sauber sono un grosso limite, Bottas finisce la corsa in un trenino con il compagno Guanyu Zhou. Dietro di loro, piloti che hanno avuto problemi meccanici, come Albon e Magnussen, o hanno pasticciato con le strategie, come Gasly e Ricciardo. L’unica speranza per il team di Inwil è che questo Mondiale possa finire il più in fretta possibile. Si torna in pista tra un mese sul Circuit of the Americas della capitale texana.

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