Due ore dopo la fine del Gran Premio belga, i giudici squalificano il britannico: monoposto troppo leggera. A far festa è il suo compagno Lewis Hamilton
Il pazzo, pazzo Gran Premio del Belgio 2024 se lo aggiudica Lewis Hamilton su Mercedes due ore dopo aver tagliato il traguardo. In pista, il suo compagno George Russell lo aveva preceduto, mentre alle spalle di Hamilton si accomodavano l’australiano della McLaren Oscar Piastri e il ferrarista Charles Leclerc. Ma alle verifiche dei giudici della Federazione Internazionale la vettura di Russell è risultata sottopeso di un chilo e mezzo. La Mercedes ha ammesso l’errore e rinunciato all’appello. Per Hamilton è la vittoria numero 105 in carriera, a Russell resta l’amaro in bocca dopo aver tenuto una condotta di gara grandiosa.
Al giovedì i piloti sono preceduti al circuito dalla notizia che sulla monoposto di Max Verstappen si cambieranno alcuni elementi del motore e pertanto sarà penalizzato. L’olandese potrà partire al massimo dall’undicesimo posto. Red Bull fa la sua scelta: assetto carico per salvare le gomme, e avere un grado di libertà in più nelle strategie durante la corsa; la differenza sui rettilinei sarà contenuta grazie al Drs delle auto vicine. Ferrari e McLaren fanno la scelta opposta, un’ala meno incidente per andare all’attacco sugli allunghi del Kemmel, mentre la Mercedes boccia il nuovo fondo e sceglie per l’assetto una via di mezzo tra i due estremi.
Come da pronostico, al sabato Verstappen fa la pole provvisoria, ma dietro di lui succede un po’ di tutto: Leclerc indovina il giro su condizioni di asfalto umido e partirà dal palo, un successo inaspettato se si pensa che la Ferrari doveva soffrire i lunghi curvoni in appoggio di Spa. Si accende inaspettatamente Sergio Perez, alle spalle del ferrarista, e conferma il suo buon stato di forma Hamilton. Le McLaren sono lì subito dietro, con le migliori chance di vittoria per quanto fatto vedere nelle prove libere del venerdì in assetto da gara.
Al via della corsa Leclerc tiene botta, gira davanti a tutti alla prima curva. Ma l’appetito di Hamilton è vorace, e dopo aver uccellato Perez scattando meglio ai semafori, l’inglese si prende la testa della corsa in tre giri. C'è il sole, ma l’asfalto non è caldissimo. Il temuto consumo eccessivo degli pneumatici non si vede, a Spa hanno anche riasfaltato un terzo della pista con un bitume diverso, meno abrasivo. I piloti spingono sugli acceleratori, il trenino di auto si sgrana, e il Drs non è più un vantaggio, la scelta di assetto più carico della Red Bull è già perdente. Eppure nessuno riesce a credere che Verstappen non abbia una chance per la vittoria. È uno squalo in acque che di solito non batte, sale presto fino all’ottava posizione dove incontra Norris, e la sua risalita per il momento si ferma.
Verstappen cerca fortuna nei pit stop, rientra per il cambio gomme già all’undicesimo giro di quarantaquattro. Con lui c’è Russell, che vuole creare un vantaggio per sé differenziando la strategia rispetto ai piloti che ha immediatamente davanti. Alla chetichella rientrano tutti, resta fuori solo Carlos Sainz. Il pilota della Ferrari, l’unico che è partito con gomma dura, sta pensando a una strategia che contempla una sola sosta, ma alla radio gli ingegneri gli dicono che è impossibile oggi fare così tanti giri, al ventiduesimo passaggio lo obbligano a rientrare per montare gomme medie. E solo sette giri più tardi, quasi a ribadire il concetto, Sainz fa un’altra sosta, rimette su le gomme dure.
Il segmento centrale della corsa, con la maggior parte dei piloti che hanno montato gomma dura, conferma la tendenza: Spa quest’anno non mette alla frusta le gomme come ci si aspettava. Piastri ha pista libera e inizia a spingere, fa segnare un paio di passaggi velocissimi, è lui ora il favorito per la vittoria finale. Ma ai box per il secondo cambio gomme qualcosa va ancora storto: Piastri sbaglia la manovra d’ingresso, quasi travolge il meccanico che aspetta la monoposto con il cavalletto tra le mani. La manovra di sostituzione delle gomme diventa farraginosa, Piastri perde due secondi. Due maledetti secondi che finiranno per costargli la vittoria. Al pari del compagno Norris, scattato male al via, come ormai gli accade troppo spesso. Questa Formula 1 sta diventando una competizione fatta di dettagli, ogni errore è punito.
Davanti si ritrovano i due Mercedes Russell e Hamilton. Il primo si è tenuto lontano dai guai, con uno stile di guida morbido, per salvaguardare le gomme dure che intanto resistono, dalla prima sosta all’undicesimo giro Russell non ha più visto i box. L’azzardo dell’unica sosta che voleva Sainz poteva riuscire, se solo in Ferrari fossero partiti con la stessa gomma degli altri. Hamilton di soste ne ha fatte due e ha pneumatici in perfette condizioni, chiede alla radio se spingendo può colmare il distacco, tentare il sorpasso. Il fido ingegnere Peter Bonnington non si sbottona: «Ci andremo vicini». Ed eccoli Russell e Hamilton, ingaggiati in una lotta fratricida negli ultimi due giri. Russell che nella parte mista del tracciato alzava il piede, per ricaricare le batterie e avere un boost di cavalli da usare sui rettilinei. Hamilton che ha capito che tutto era perduto solo all’ultimo passaggio alla fine del Kemmel, l’unico punto fattibile per un sorpasso sicuro, senza provocare incidenti in famiglia. Prima della squalifica, il principino George avrebbe messo a segno la seconda vittoria stagionale, allontanando gli spettri di una coppia fantascientifica da farsi in casa Mercedes entro il 2026: il fenomeno Kimi Antonelli, promosso dalla F2; l’altro fenomeno certificato, Max Verstappen, strappato alla Red Bull a suon di milioni.
È stato un pomeriggio amaro, amarissimo per Valtteri Bottas su Sauber. Il gioco delle strategie lo ha issato fino alla decima posizione, fino all’agognato punto mondiale. Il sogno è durato fino al trentaseiesimo giro, quando è stato costretto a rientrare ai box con le gomme ormai sulle tele. I pit stop, un punto debole ad inizio stagione, sono stati eseguiti alla perfezione, ma non hanno portato a niente di meglio del sedicesimo posto. La monoposto è lenta, nonostante tra Silverstone e Spa l’aerodinamica sia stata rivoluzionata dagli aggiornamenti portati dalla fabbrica alla pista. Guanyu Zhou si è ritirato al sesto giro per una non meglio identificata noia meccanica. Per il team di Inwil, le vacanze della F1, quattro settimane a partire da adesso, non sono mai arrivate in un momento più opportuno.