In Brasile, l'olandese mette fine a un digiuno durato dieci gare con una rimonta strepitosa: era infatti partito dalla 17a posizione in griglia
A lungo è sembrato un intoccabile. Aggressivo alla guida e dalla lingua veloce quanto il suo correre in pista, Max Verstappen lo è sempre stato, fin dal suo esordio, quando ancora aveva da compiere l’età per la patente di guida. Ha fatto gioco a chi dirigeva il vapore, un pilota che giocava sul filo del regolamento fa vendere i biglietti nei weekend di gara e mette la gente davanti ai televisori. Poi il vento è cambiato e una settimana fa, nel weekend di gara messicano, è arrivata una penalità, e altre due ancora sono state comminate al Gran Premio del Brasile. All’intervistatrice che chiedeva se considerava l’idea di cambiare il suo stile di guida, Verstappen ha mostrato il numero tre sulle dita: «Sono tre volte campione del mondo, non devo cambiare proprio niente.»
Domenica, sulla pista di Interlagos, l’olandese si è dimostrato ancora il più forte. Aggressivo lo è stato ma con giudizio, sornione nelle fasi più delicate della gara, quando le insidie del meteo mutevole potevano portare a cattivi consigli. Verstappen è partito dalla diciassettesima posizione, per una qualifica da dimenticare e una penalità da scontare per la sostituzione del motore, ma in pochi chilometri era già in undicesima posizione. Il meteo, si diceva, ha sconvolto l’intero weekend di gara, fino a metterne in dubbio la regolarità. I piloti sono stati costretti a una levataccia per disputare le qualifiche ufficiali alle 7:30 della domenica mattina, poche ore prima del Gran Premio. Tra le prove ufficiali e la gara c’è stata una messe di interruzioni per uscite di pista: auto da recuperare, pezzi di carbonio da spazzare via dall’asfalto, barriere di gomme da rifare. Il GP del Brasile è arrivato a conclusione di una tripletta di gare in weekend consecutivi, con due Sprint Race in aggiunta alla corsa normale. Liberty Media, l’azienda che organizza il Mondiale e ne vende i diritti alle tv, dice che non si accontenta dell’attuale calendario da 24 gare, parla di una venticinquesima e di una ventiseiesima da aggiungere. Francamente è troppo, anche per gli appassionati.
Nel momento in cui Hülkenberg esce di pista con la sua Haas, Verstappen è in quinta posizione, ha appena costretto Charles Leclerc a una sosta anticipata per mettere fine alla pressione che gli stava mettendo addosso con il suo inseguimento. La Virtual Safety Car provocata da un’uscita di pista di Nico Hülkenberg è un’occasione ghiotta per fermarsi ai box e montare pneumatici freschi. Verstappen resiste alla tentazione, Lando Norris e George Russell no: fino a quel momento controllavano la corsa, con la sosta decidono di farsi da parte. Pochi minuti dopo la pioggia si intensifica, al punto che i piloti via radio chiedono alla Safety Car di fare da apripista, la visibilità dagli abitacoli è pressoché nulla. Ancora incidenti e bandiere rosse, Franco Colapinto e Carlos Sainz si autoeliminano, i piloti che sono fermati ai box hanno diritto a un cambio gomme gratuito. Si dirà che Verstappen è stato fortunato a ritardare la sosta, ma la fortuna bisogna anche andarsela a cercare.
È impressionante osservare i piloti nelle pause forzate, i più cercano disperatamente di restare attaccati alla propria concentrazione, studiando i dati, ascoltando le comunicazioni tra ingegneri nelle cuffie. Verstappen, fuori dall’auto, toglie il casco e abbassa la tuta, fa due chiacchiere con il suo papà, ne approfitta per fare un salto al wc. Come se un box di Formula 1 fosse un autogrill e un Gran Premio una scampagnata domenicale.
Alla ripresa non ce n’è per nessuno. Verstappen fulmina Esteban Ocon, che bene aveva guidato sull’asfalto viscido fino a quel momento, e martella una serie di giri veloci, con tempi inarrivabili per tutti. Alle sue spalle finisce in gloria per i due piloti dell’Alpine, entrambi a podio dopo una stagione disastrosa; Charles Leclerc riduce i danni per la Ferrari nella classifica costruttori, la lotta con la McLaren per il titolo iridato è ancora aperta, nonostante manchino all’appello i punti di Sainz. Norris, l’unico pretendente possibile al trono di Verstappen, mette insieme l’ormai solito weekend, fatto di spunti brillanti alla guida, ma anche di errori marchiani nei momenti decisivi e incomprensioni con il muretto. Alla fine il sesto posto sul traguardo sa di abdicazione. Verstappen sarà campione per la quarta volta di fila, meritatamente, salvo eventi catastrofici o harakiri in casa Red Bull.
Valtteri Bottas e Guanyu Zhou chiudono la gara rispettivamente in tredicesima e quindicesima posizione. Con cinque piloti che non hanno visto la bandiera a scacchi, quella dei piloti del team Sauber è da considerarsi una prestazione deludente. Bottas in qualifica ancora una volta è stato sfortunato, l’alternarsi di bandiere rosse lo hanno privato di una posizione al via migliore. In gara ogni sforzo è stato vanificato dalla mancanza di passo.
Più in generale, ci sono tanti piloti che dovrebbero fare un esame di coscienza. Sergio Perez, che finisce ancora fuori dai punti; Lance Stroll, che rimane insabbiato; Lewis Hamilton e Fernando Alonso che cedono il passo di fronte a piloti molto più giovani di loro. Le recenti uscite dal circus di Daniel Ricciardo e Logan Sargeant, a favore dell’ingresso di Liam Lawson e Colapinto, hanno alzato l’asticella per tutti. Il livello medio del talento di guida in questa Formula 1 è eccezionale. Per alcuni, fare il compitino, come una squadra di calcio che se ne sta tranquilla lontano dalla zona retrocessione, adesso non basta più.