La ‘Rossa’ davanti a tutti sul circuito lombardo, per il tripudio del pubblico assiepato sulle tribune. Sul podio anche Piastri (secondo) e Norris
Ci sono campioni che attraverso la sofferenza trovano la forza per conquistare vittorie insperate. Charles Leclerc è uno di questi e, a bordo di una Ferrari ancora in convalescenza, ha conquistato il novantaquattresimo Gran Premio d’Italia. Già a Monaco, a fine maggio, Leclerc aveva condotto, e portato a casa la corsa, con la pazienza di un santo. A Monza, l’ultimo terzo di gara è roba da far tremare i polsi. Al trentottesimo giro di cinquantatré, Oscar Piastri è davanti a tutti con la sua McLaren. Nel corso del primo passaggio ha superato il compagno di squadra Lando Norris, alla staccata della variante della Roggia, dove in passato altri mille duelli si erano consumati: il corpo a corpo tra Michael Schumacher e Juan Pablo Montoya che decise il Mondiale 2003; e la sfida tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, con il ferrarista che finì in pancia all’avversario. Piastri frena tardissimo ed è un maestro del controllo del volante per riuscire a inserire la sua auto in curva a una così alta velocità. Norris se lo vede sfilare, non poteva fare altro. Dirà ai microfoni della tv internazionale, alla fine della corsa: «Avessi frenato un metro più tardi, ci saremmo scontrati». Chissà se, sotto al casco, a Norris sono tornate le parole di Piastri, che giovedì aveva detto: aiuterò Lando a vincere il Mondiale, se necessario.
Al di là del regolamento di conti in casa McLaren, la condotta di gara di Piastri è magistrale. Di un giovane pilota, quando arriva in Formula 1, di solito si dice che il punto debole è nella gestione degli pneumatici. Piastri prima si difende dal tentativo di recupero di Leclerc, che aveva approfittato del duello in famiglia alla Roggia per issarsi in seconda posizione; poi, prima della sosta, accumula un vantaggio considerevole. È una gara in cui, stranamente, nonostante i lunghi rettilinei e le staccate violente, non ci sono tanti sorpassi: l’aerodinamica raffinata delle auto contrastano gli effetti delle scie e dell’ala mobile aperta. La gara si decide quindi ai box. Nessuno all’inizio della corsa si risparmia nel ritmo sul giro, consci che serviranno almeno due soste sull’asfalto nuovo di Monza. Norris entra per primo, la Ferrari cade nella trappola e richiama Leclerc, nonostante il giro su gomma fresca dell’inglese porti il monegasco a perdere la posizione. È il sedicesimo giro.
Si teme il recupero dalle retrovie di Max Verstappen, uno dei pochi a essere partito con gomma dura. Il degrado però è più alto delle attese, pochi giri di differenza e anche il campione del mondo deve ricorrere alle cure dei meccanici ai box. Al tavolo delle gomme gioca il suo azzardo anche Valtteri Bottas su Sauber, che resta a lungo fuori con gli stessi pneumatici e, a un certo punto della corsa, riesce a issarsi fino alla nona posizione e ad assaggiare gli scarichi della Mercedes di George Russell. Si arriva così al fatidico giro trentotto, Piastri è in testa, mentre Norris è dietro, il pit stop dell’inglese è stato lento e lo ha messo fuori dai giochi. Piastri deve solo fare in modo di portare l’auto al traguardo, dopo la seconda sosta, obbligatoria se non si vogliono problemi a fine gara. Tra sé e Norris ci sono solo le Ferrari di Leclerc e di Carlos Sainz, ma hanno gomme più vecchie delle sue in quel momento, logica vuole che dovranno fermarsi.
Ma a Monza la logica non può esistere, su un circuito dove si preme l’acceleratore a tavoletta per la maggior parte del tempo; dove tra asfalto, cordoli e ghiaia le differenze, a una velocità media sul giro di duecentocinquanta orari, si annullano completamente. La Ferrari tenta il colpo pazzo con entrambi i piloti, ovvero tagliare il traguardo sulle tele. Sainz deve arrendersi alle McLaren, finisce quarto e fuori dal podio. Sacrificandosi, però, ostacola Piastri nella sua rincorsa alla vittoria, per due giri almeno riesce a tenerselo dietro e a garantire al compagno il margine utile per arrivare primo sotto alla bandiera a scacchi. In tredici giri, Piastri mangia quasi dodici secondi a Leclerc. Il ritmo del ferrarista, una serie di giri follemente consistente intorno all'1'23"5, è assurdo, considerata la condizione delle gomme Pirelli. Leclerc vince a Monza meritatamente, non era sul gradino più alto del podio del circuito lombardo dal 2019, il suo primo anno in Formula 1. Bottas invece perde la sua scommessa, il ritardo accumulato su gomme usurate non è recuperabile, finisce la gara in sedicesima posizione, doppiato di un giro, come il suo compagno Guanyu Zhou, diciottesimo.
Monza afferma anche la crisi conclamata in cui versa la Red Bull, dove da sei gare manca la vittoria. Verstappen non punge, se non ai microfoni quando apre la comunicazione radio verso i box. I titoli mondiali sono entrambi aperti, anche se in McLaren dovranno pur decidersi a supportare Norris nella sua corsa: finora in casa papaya hanno dato ampia dimostrazione che per loro conta solo il campionato dei costruttori. Leclerc ai microfoni è stato cauto: gli aggiornamenti che hanno rivoluzionato l’aerodinamica della sua monoposto hanno funzionato bene a Monza, ma non si sa se sarà lo stesso nei prossimi Gran Premi. Il gap a favore della McLaren è innegabile, per cui non è detto che altri circuiti ad alta velocità come Baku, tra due settimane, e Singapore, fra tre, possano dare simili soddisfazioni. Però per una notte almeno si fa festa e si sogna in grande, lasciate che le campane di Maranello suonino pure.