Nel Gran Premio in altura il duplice campione del mondo scatta dalla ‘pole’ e riesce a difendere il primato sino alla fine, davanti a Hamilton e a Perez
Anche il Gran Premio del Messico porta la firma di Max Verstappen. In una domenica che si apre subito all’insegna del campione del mondo, sull’insolito e storico circuito intitolato a Hermanos Rodríguez, situato a più di duemila metri di altitutine sul livello del mare (cosa che crea alle vetture non pochi problemi aerodinamici, ma non solo, a causa della rarefazione dell’aria), nell’interminabile rettifilo subito dopo il via riesce a difendere la pole position dagli attacchi delle due Mercedes di Russell e Hamilton, anche se ben presto sul podio virtuale della corsa americana fa la sua comparsa anche l’altra Red Bull, quella del beniamino di casa Sergio Perez, che riesce a passare Russell senza grossi problemi.
Sull’asfalto messicano la corsa fila via tranquilla fino alle prime soste ai box, dove Verstappen è velocissimo al cambio e quando torna in pista si piazza addirittura davanti alla seconda delle due Ferrari, quella di Leclerc (sesto), nei cui specchietti retroviesori comincia a stagliarsi anche la silhouette dell’Alpine di un Fernando Alonso che gioisce in radio per il setup della propria vettura. Per alcuni giri rimane così in vetta la Mercedes di Russell, l’unico che decide di posticipare il più possibile il cambio gomme, e quando l’effettua (al giro numero 36) il campione del mondo e la sua Red Bull si rimettono a tirare il gruppo. Da quel momento in poi, le gerarchie non cambieranno più, con il venticinquenne pilota originario nato ad Hasselt, in Limburgo, che conquista il quattordicesimo successo in stagione – ed è un record –, chiudendo davanti alla Mercedes di Lewis Hamilton e all’altra Red Bull di Sergio Perez.