Red Bull e Verstappen favoriti, anche se in Sudamerica fare pronostici resta difficile. Da queste parti sono all’ordine del giorno furti e aggressioni
È un gran premio molto importante quello di questi giorni perché in un certo senso deciderà il Mondiale come spesso è accaduto qui in Brasile. Intanto, è il circuito più pericoloso al mondo, quello ove avvengono il numero maggiore di furti e aggressioni allo staff della F1. Matteo Bonciani, portavoce qualche anno fa del massimo campionato, fu oggetto di un inseguimento di alcuni malviventi e solo la perizia del suo autista lo salvò da aggressione certa. A Jenson Button rubarono ogni valore portato con sé alla pista. Insomma, sarà anche il paese del samba e della bossanova, ma è anche un luogo che il gringo Bolsonaro non ha voluto domare e ripulire.
Verstappen qui dovrebbe vincere anche se fare pronostici quest’anno risulta sempre rischioso, ma la sensazione è che settimana dopo settimana il team della Red Bull abbia costantemente migliorato la prestazione, pur con un gap di qualche cavallo. Potrà sembrare romantico, ma anche il rientro al muretto di Adrian Newey dopo il rovinoso ruzzolone in mountain bike, sembra avere portato un effetto taumaturgico al team intero. Hamilton è oggettivamente sotto pressione e sente sfuggire quel titolo che lo porterebbe nell’Olimpo, con otto Mondiali vinti. La percezione è che questo lo obblighi a continuare a correre per il team Ineos (nel 2022 il nome della Mercedes-Benz) se vorrà battere il record di Schumacher. Il rischio è che questo sia li ciclo di Verstappen, pur tutti coscienti dei cambi di regolamento per la prossima stagione.
La pista di Interlagos è più adatta alla Red Bull, da sempre, e questo potrebbe rivelarsi il vantaggio decisivo per l’allungo di Verstappen verso un titolo mondiale che, per onestà lo dobbiamo scrivere, merita pienamente. Maturato, veloce, meno litigioso e falloso, vero combattente, da sempre un talento, ora ha compiuto quel passo mentale che lo porta al livello di campione.
Parliamo un poco di Sauber che nella settimana ha occupato i media di tutto il mondo per due accadimenti: l’intervista a Canal Plus di Alesi a Raikkonen e lo sbotto di Giovinazzi. In merito al primo il fatto, che il soporifero finnico si sia permesso di rispondere all’ex ferrarista transalpino che sperava fosse già l’ultimo GP e che si fosse “rotto”, a noi almeno appare un gesto di maleducazione e di poco rispetto per il team in primis e per tutto il circus che gli ha dato da mangiare in questi anni.
A giusta ragione, Giovinazzi non ha più accettato di farsi credere un brocco e, invece, ha urlato con chiarezza che lui è stato vittima di una strategia mirante a dequalificarlo gara dopo gara, così da giustificarne un allontanamento a fine stagione ormai sancito. L’elenco di errori scellerati verso di lui occorsi non può che oggettivamente fare almeno dubitare che del vero nelle sue parole ci possa essere. Il suo ingegnere ha cercato di rispondere pubblicamente all’ennesimo errore di settimana scorsa che ha privato di punti importanti il tarantino e la squadra. Vasseur non lo ha mai amato, ad Hinwil lo sapevano anche i poster appesi all’ingresso, e Antonio ha pagato molti, troppi errori anche suoi (il legame con Marchionne e Altavilla), ma in questa stagione 2021 ha sempre corso meglio di Raikkonen. I punti non sono specchio della realtà questa volta, la realtà è manipolata.
La vicenda Andretti sta andando verso il fallimento: dopo l’euforia iniziale data dal nome, dalle competenze e dalla speranza di un cambio di passo a Hinwil, la famiglia proprietaria ha compreso che tutti i soldi non ci sono, che gli americani sostanzialmente non sono minimamente interessati a tenere la squadra in Svizzera e che di conseguenza l’aspetto sociale non sarebbe stato garantito. Binario morto ? Non ancora, ma certo la frenata è stata brusca.
Infine Porsche e Audi: grazie a Stefano Domenicali che con il gruppo intrattiene rapporti preferenziali e di grande credibilità personale (rammentiamo che è stato in Audi e Ceo di Lamborghini, marchio appartenente al gruppo), la possibilità di un loro arrivo in F1 è reale e tangibile, specie per l’orientamento al grande cambio di regolamento 2025/2026 che porterà nuove energie nella massima formula, elettrico su tutto.
Infine il toto candidati al dopo Jean Todt per la presidenza Fia: i nomi sono quelli di Mohammed ben Sulayem e Graham Stoker. Il primo carico di denaro e forte di una volontà araba a investire moltissimo nella F1, il secondo garante di un certo modo di intendere l’automobilismo sportivo.
Tempo di decisioni e di cambiamenti.