Tra gli oltre 4'000 tifosi rossocrociati attesi per la partita tra Italia e Svizzera anche diversi ticinesi, pronti a tutto per non perdersi il 'derby'
Non saranno le decine di migliaia di tifosi rossocrociati che nel 2006 in occasione dei Mondiali avevano invaso la Germania, ma i circa 4’000 sostenitori della Nati attesi per Italia-Svizzera hanno finalmente iniziato a colorare Roma. Tra di essi anche diversi ticinesi, per i quali la sfida con i cugini azzurri rappresenta ben più di una semplice partita.
«Non sarà un derby per gli italiani, ma per noi lo è eccome – ci dice Luca, arrivato nella capitale italiana già martedì con un gruppetto di amici –. Subito dopo il sorteggio, ci siamo detti che non avremmo potuto perderci questa partita per nulla al mondo, tanto che avevamo già acquistato i biglietti per le date originali. Poi sono arrivati il rinvio e le limitazioni di pubblico, ma il sorteggio tra coloro che già possedevano il biglietto ci ha premiati e ora siamo qui».
Luca e i suoi compagni di viaggio hanno raggiunto Roma «rigorosamente in treno. All’arrivo hanno controllato e schedato ogni persona in arrivo dalla Svizzera, più che altro per questioni di hooligans penso visto che a livello di certificati covid non ci hanno chiesto nulla. Diverso sarà invece allo stadio, l’Uefa è stata molto chiara riguardo ai requisiti per entrarci (vaccinati, immuni o con test entro le 48 ore, ndr) e due di noi infatti si sono sottoposti al tampone prima di partire. Questo e altro per esserci».
Tra i gruppi più numerosi approdati nella Città Eterna – e sottoposti ai controlli già citati («siano rimasti un po’ sorpresi, ma alla fine ci siamo fatti due risate») – anche quello “guidato” da Davide Santini della Ps Sport, azienda ticinese che da diversi anni organizza viaggi per eventi sportivi… «A livello calcistico il nostro debutto se così si può definire è stato nel 2018 ai Mondiali in Russia, dove siamo andati in 35 a Rostov per la partita della Svizzera con il Brasile, stavolta invece siamo una cinquantina», ci racconta Davide, prima di spiegarci come «stavolta l’aspetto principale dell’organizzazione più che gli hotel e le cose da visitare, è stato rimanere aggiornati su restrizioni, documenti e condizioni necessarie per effettuare la trasferta. Per evitare di dover effettuare i test in Italia, abbiamo persino dovuto ritardare tutto il programma di 4-5 ore, in maniera da rimanere dentro le 48 ore richieste dall’inizio del match con i tamponi fatti in Svizzera».
Come ricompensa, vivere quello che è una sorta di privilegio… «In primis è una grande emozione poter tornare allo stadio, ma devo dire che anche vivere Roma, le sue attrazioni, i ristoranti con così poca gente, è un lusso, è quasi surreale ma bello. Se poi la Svizzera dovesse fare una bella partita, sarebbe davvero il massimo».