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La 'Nati' e una valigia che comincia già a pesare

Da Baku (dove ha esordito solo con un pareggio contro il Galles) a Roma la Svizzera si è portata più dubbi che certezze. E mercoledì c'è l'Italia...

13 giugno 2021
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Roma – Un punto, qualche certezza ma anche alcuni dubbi. È quello che la Svizzera si è messa in valigia a Baku dopo l’1-1 con il Galles nel suo esordio europeo e che si è portata, dopo un volto di oltre 3’000 chilometri, a Roma, dove è sbarcata sabato notte e dove rimarrà fino a venerdì, quando due giorni dopo aver sfidato l’Italia tornerà nuovamente nella capitale azera per l’ultimo match del girone A con la Turchia. Se la sfida con i gallesi da una parte ha certificato la superiorità quasi totale dei rossocrociati (18 a 9 i tiri, anche se solo 4 in porta; 12 corner battuti a 4; 62% di possesso palla, tutto in favore di Embolo e compagni) e la loro capacità di mettere sotto, seppur solo a tratti, l’avversario, dall’altra ha per l’ennesima volta evidenziato la loro incapacità di tradurre tale supremazia in gol (troppi gli errori al tiro) e vittorie. E alla, a prevalere è l’amarezza e un pizzico di preoccupazione per quello che verrà.

La fa infatti un po’ facile, Vladimir Petkovic, quando afferma che la Svizzera ha “ancora tutto nelle sue mani”. Già, perché tale affermazione sarebbe calzata a pennello con qualsiasi risultato ottenuto dai suoi ragazzi, dato che si trattava pur sempre della prima di tre partite di un girone A che potrebbe comunque portare tre delle sue quattro squadre agli ottavi di finale (ai quali accederanno le prime due classificate dei sei gruppi più le quattro migliori terze). La verità è che l’1-1 con Bale e compagni scaturito a Baku complica non poco la strada dei rossocrociati nel primo Europeo itinerante della storia, se non ancora in maniera evidente dal punto di vista numerico, perlomeno da quello mentale e di approccio alla prossima partita, l’attesissima sfida di mercoledì a Roma contro i padroni di casa dell’Italia.

Ora bisognerà cercare di uscire perlomeno imbattuti dalla tana di una selezione azzurra che ha confermato con il 3-0 rifilato alla Turchia di stare bene, anzi benissimo. Una missione che sarebbe stata un pelino meno complicata con in tasca quei due punti in più che avrebbero soprattutto permesso a Xhaka e compagni di scendere in campo contro i “Mancini boys” più liberi e con meno pressione addosso. E si sa, che è proprio in queste circostanze, quando possono concentrarsi unicamente sul proprio gioco e sui compiti affidati loro dal proprio allenatore – meglio ancora se i favoriti sono gli altri – che gli elvetici riescono a esprimersi al meglio. Cosa che come detto è avvenuta solo in parte in Azerbaigian, dove oltre a un grande Embolo ha convinto la cerniera difensiva, mentre ci si sarebbe decisamente aspettati qualcosa di più in fase di spinta dai vari Xhaka, Freuler e Shaqiri, nonché sotto porta da un Seferovic ancora troppo impreciso e a secco per l'undicesima partita consecutiva in rossocrociato (Gavranovic, in gol al primo pallone toccato anche se in fuorigioco, scalpita). E così mercoledì all’Olimpico oltre alla tensione per una partita comunque speciale, Schär e colleghi dovranno gestire anche quella di una classifica che a dipendenza anche del risultato di Turchia-Galles, potrebbe già diventare esageratamente brutta.