Come un anno fa a Oslo, il luganese fa suo il titolo mondiale: decisivo l’ultimo workout. ‘Non è stata una passeggiata: la concorrenza era parecchia’
Cambia la sede, da Oslo a Budapest, ma la sostanza, e l’epilogo, non cambiano. Quello che vede sul gradino più alto del podio nella categoria Open dei Campionati mondiali di Functional fitness, una delle molteplici competizioni di fitness, il ticinese Colin Bosshard, che nella capitale magiara ha dunque bissato il successo centrato un anno prima nella categoria Open. «Rispetto al Crossfit, che è forse la disciplina più diffusa e conosciuta, nel Functional fitness la struttura dei workout, ossia le classi di esercizi che ogni partecipante deve affrontare, è fissa – racconta il luganese –. Nello specifico, si compone di sei categorie. Nell’ordine: Endurance, Strenght, Bodyweight, Skill, Mixed e Power. Al termine di ogni workout viene attribuito un punteggio, la cui somma complessiva determina la classifica finale». Classifica finale che, come detto, ha visto Colin Bosshard nuovamente guardare tutti dall’alto... «In tutta franchezza speravo in un risultato simile, e mi ero appunto preparato appositamente per questa competizione. Poi, va da sé, in dodici mesi ne possono cambiare di cose, sia sul piano personale, sia su quello della concorrenza. E, non da ultimo, anche la competizione in sé può variare in modo significativo, ragion per cui non sai mai bene cosa aspettarti, né avere un metro di paragone attendibile: puoi avere buone sensazioni, e questa è sicuramente un’ottima premessa, ma alla prova del nove le incognite e le variabili sono molteplici e le scopri solo all’atto pratico. E a bocce ferme devo ammettere che rivincere il titolo mondiale non è stata una passeggiata. Nella capitale norvegese, un anno fa, al tirar delle somme mi ero imposto con uno scarto piuttosto marcato sul secondo classificato. Quest’anno, per contro, i partecipanti erano parecchi di più (settanta in totale nella categoria Open, fra cui altri due svizzeri), e fino all’ultimo workout erano diversi che potenzialmente potevano ambire al titolo o a una delle altre medaglie. A quel punto a comandare la classifica parziale era il tedesco Lenn Postel. Io ero immediatamente alle sue spalle, e davanti all’inglese Tom Kingdom. Nella prova finale, strutturata su potenza e velocità, sapevo che ogni secondo avrebbe pesato parecchio, per cui ho giocato le mie carte dando il massimo fin da subito, completandola in un minuto e 37 secondi. Postel ha impiegato due secondi più di me: uno scarto minimo ma sufficiente per consentirmi il sorpasso nella classifica generale. Kingdom è stato il più veloce di tutti in quel workout, ma al tirar delle somme si è dovuto accontentare del secondo posto nella classifica complessiva finale, alle mie spalle». Detto dell’ultimo workout, come è andata invece in quelli precedenti? «Complessivamente, questa riconferma l’ho costruita in gran parte negli esercizi di Skill e con poco peso, che sono i miei punti forti. In generale, sono andato molto bene nei workout per i quali mi sentivo particolarmente preparato, in particolare Bodyweight e Mixed, mentre in quegli altri, dove non ero sicuro di come sarebbe andata, mi sono difeso tutto sommato bene, concedendo poco ai miei rivali più diretti». Come ti sei preparato per questi Campionati mondiali? «In previsione della gara ho ovviamente aumentato un attimino le sedute in palestra, arrivando a una media attorno alle quattro ore quotidiane: da un’ora e mezza alle due ore di allenamento al mattino e altrettanto circa il pomeriggio».
Nella vita di Colin Bosshard non c’è però solo la palestra: il giovane luganese frequenta infatti l’Università di Berna: come sta andando con gli studi? «Tutto sommato bene. Fortunatamente la parte più impegnativa è alle spalle: quest’anno ho meno corsi da seguire in presenza all’università, e questo lascia più tempo a disposizione per gli allenamenti con bilanceri e quant’altro, permettendomi di conciliare meglio gli allenamenti e lo studio. Ora sto scrivendo la mia tesi finale per conseguire il bachelor in sport e psicologia, che conto di portare a termine per l’estate dell’anno prossimo».
Lasciate alle spalle le festività («Dove ovviamente qualche piacere della gola me lo sono concesso pure io, ma in forma ridotta e senza comunque eccedere»), cosa riserveranno i prossimi mesi? «A febbraio comincerà la stagione di Crossfit, che hanno negli Open il primo grande appuntamento. A questa prima selezione possono partecipare tutti: i migliori (l’1% degli iscritti) sarà poi promosso alle semifinali continentali (che nel 2025 saranno in una forma ‘ibrida’, con alcune competizioni online e alcune gare di qualifica in presenza), che metteranno in palio il ticket per i Crossfit Games, ossia il Campionato mondiale, che si disputeranno in una località oltre Atlantico ancora da definire. Il mio obiettivo, una volta di più, è quello di assicurarmi il ticket per i Crossfit Games, per poi giocare lì le mie carte. Obiettivo che quest’anno ho purtroppo mancato: nelle semifinali ho infatti compromesso tutto nell’ultimo workout, che mi ha visto scivolare dalla settima alla quattordicesima posizione, quando per qualificarsi per i Crossfit Games avrei dovuto chiudere nei primi dieci…».