A Baku la Nazionale rossocrociata che debutta sabato risiede al ‘Bilgah Beach Resort’ e si allena alla ‘Dalga Arena’. In condizioni ideali, benché in bolla
La delegazione rossocrociata ha preso possesso degli alloggi e delle strutture a essa riservate martedì, al suo arrivo a Baku. Stando alle prime impressioni e ai commenti dei giocatori, l’impatto è stato oltremodo positivo, sia per l’albergo in cui risiedono, sia per la qualità del cibo e dei campi sui quali si svolgono gli allenamenti.
Quando la Nazionale elvetica viaggiò per la prima volta in Azerbaigian (1996, sconfitta 1-0, ndr), l’allora commissario tecnico Rolf Fringer mostrò ai giocatori un video su Baku, per prepararli a una realtà a loro sconosciuta e piuttosto scioccante: immagini di una città a pezzi, con strade dissestate e piene di buchi, tanta povertà e uno stadio fatiscente. Uno sfacelo conseguenza di anni di guerra del Nagorno Karabakh (1988-1994), regione azera a maggioranza armena che si esaurì solo dopo un lungo e precario cessate il fuoco, con 15'000 vittime quale pesantissima eredità.
Un quarto di secolo dopo, alla selezione capitanata da Vladimir Petkovic si è presentata una immagine completamente diversa: le strade sono lisce e per lo più riasfaltate di recente. Il tragitto dall’aeroporto al centro della città si dipana lungo viali completamente rimessi a nuovo in quanto parte del circuito cittadino del Gran Premio di Formula 1 andato in scena domenica. Se si abbandona il centro per andare in direzione dello stadio olimpico che fungerà da teatro al match d’esordio della Svizzera, sabato contro il Galles, si solca un’autostrada di otto corsie con un manto impeccabile.
Sui vialoni rimessi a nuovo si affacciano edifici imponenti e moderni, che fanno di Baku una sorta di Dubai del Mar Caspio. Un’esplosione di benessere riconducibile al colosso locale, la compagnia petrolifera Socar (“State Oil Company of Azerbaijan Republic”), a lungo uno dei principali partner economici dell’Uefa. Un’alleanza economica che spiega bene il motivo per il quale Baku è una delle undici città ospiti del primo Europeo itinerante della storia: una delle tappe, di quel viaggio voluto dall’allora presidente Michel Platini, non poteva che essere la Dubai del Mar Caspio. Certi favori si restituiscono, è così che funziona.
L’azienda che muove miliardi di petroldollari era già riuscita a fare in modo che nel 2019 Baku ospitasse la finale di Europa League. Ovviamente ha premuto per fare della capitale azera una delle sedi di Euro 2020. Del resto, si parla di una sponsorizzazione straordinaria all’Uefa di 90 milioni di euro. Cifre che possono anche accelerare e orientare una decisione.
Il nome della Socar è però sparito da qualche settimana dalla liste dei partner dell’Uefa. I motivi non sono stati resi noti. L’Uefa fa spallucce ma tutto sommato gradisce, giacché la collaborazione così stretta con la compagnia petrolifera era stata duramente criticata per le ingerenze politiche del colosso dell’energia che durante la guerra all’Armenia aveva inneggiato al conflitto attraverso i propri canali social.
Baku è però stata confermata quale sede di Euro 2020, nonché quartier generale della Svizzera per diversi giorni, quelli che la separano dall’incontro di esordio, sabato contro il Galles, e quelli che serviranno a preparare la terza partita del girone, domenica 20 contro la Turchia, una volta tornati in Azerbaigian da Roma, teatro di Svizzera-Italia di mercoledì 16, all’Olimpico.
La struttura alberghiera scelta dalla delegazione rossocrociata e il “Bilgah Beach Resort” sulla costa settentrionale della penisola sulla quale vivono i due milioni di abitanti di Baku. Il centro città è piuttosto distante, ma in tempi di pandemia non è un dato così rilevante, visto che vigono restrizioni severe circa gli spostamenti della squadra, costretta a vivere in una sorta di bolla. I giocatori possono muoversi liberamente solo in albergo, sul bus, sul campo d’allenamento o allo stadio. L’Uefa proibisce i contatti con il mondo esterno.
La visita alla città vecchia, dichiarata patrimonio dell'Unesco, è alla via dello shopping “Nizami” non sono possibili. «Dobbiamo restare all’interno della struttura alberghiera, giochiamo a carte o alla Playstation, chiacchieriamo», svela Haris Seferovic. «Hotel, bene; cibo, bene; campi d’allenamento, bene», commenta Ruben Vargas.
Il campo sul quale la Svizzera prepara il suo debutto europeo è la “Dalga Arena”, distante dall’albergo una decina di minuti. Una prima seduta martedì sera, all’arrivo in azerbaigian, poi ulteriori due allenamenti (ieri e oggi), prima della rifinitura di venerdì allo stadio olimpico la cui capienza è di 60’000 spettatori.
Granit Xhaka, Xherdan Shaqiri non sono le prime star che hanno calcato il manto erboso della “Dalga Arena”. Quattro anni fa l’impianto ospitò la fase finale degli Europei U17, torneo al quale presero parte - tra gli altri - l’olandese della Juventus Mathijs de Ligt e il tedesco del Chelsea Kai Havertz. Due fuoriclasse che alla “Dalga Arena” hanno lanciato una carriera che oggi li vede tra i protagonisti assoluti del calcio ai massimi livelli».
Lungo il solco tracciato da De Ligt e Havertz si accoda anche la Nazionale rossocrociata, intenzionata a lanciare nel migliore dei modi il proprio torneo continentale, con un successo ai danni del Galles. «Sarebbe piacevole viaggiare verso l’Italia con tre punti in cassaforte», si sbilancia Seferovic. Massima concentrazione su Bale e compagni, non è più tempo di film su Baku. Tra l’altro, manco sarebbe più una visione drammatica, bensì una proiezione stile “mille e una notte”.