Alle 15 a Baku la Nazionale di Vladimir Petkovic scende in campo contro il Galles nella partita da vincere a tutti i costi
L’obiettivo minimo dichiarato è l’accesso agli ottavi di finale, ma nessuno nasconde la difficoltà di un gruppo che comprende una delle principali favorite alla vittoria finale (Italia), la possibile sorpresa del torneo (Turchia) e la semifinalista di Francia 2016 (Galles). Benvenuti a Euro 2020: per la Svizzera, l’ora della verità scoccherà questo pomeriggio alle 15. Nella lontanissima Baku, al cospetto di appena un manipolo di tifosi (circa 300 quelli rossocrociati), contro quello che è l’avversario da battere a ogni costo. Il Galles non va sottovalutato, ma se si vuole mantenere fede alle aspettative, la Nazionale di Vladimir Petkovic non può prescindere dall’iniziare l’Europeo itinerante con la conquista di un successo che la porrebbe in buona posizione per il passaggio del turno (ricordiamolo, si qualificheranno anche le quattro migliori terze). Per contro, farsi bruciacchiare dal Dragone rosso potrebbe avere conseguenze catastrofiche, in quanto metterebbe i rossocrociati davanti alla necessità di fare risultato sia con l’Italia, sia con la Turchia.
E, soprattutto, un passo falso in entrata di torneo non farebbe altro che accentuare lo scetticismo di tutti coloro i quali sono convinti che la Nazionale elvetica non sarà mai in grado di diventare per davvero una “grande” del panorama internazionale.
Il Galles, insomma, potrebbe fungere da cartina al tornasole per capire qual è il vero potenziale di una selezione rossocrociata che all’estero raccoglie più di un attestato di stima, ma che in patria non è ancora riuscita a convincere tutti i suoi tifosi. Un 2020 chiuso senza una sola vittoria (ma con buone prestazioni contro Spagna e Germania) non ha certo aiutato a illuminare il cammino della squadra di Petkovic e le cinque vittorie inanellate in questi primi sei mesi del 2021 si portano appresso il fardello di essere state ottenute contro avversari di secondo piano (per quanto la Finlandia prenderà parte pure lei a Euro 2020). Per dissipare tutti i dubbi, insomma, occorre una vittoria convincente contro il Galles, per iniziare con il piede giusto un torneo il cui posticipo di un anno non è affatto dispiaciuto a Pier Tami, direttore delle squadre nazionali… «Negli ultimi 12 mesi abbiamo avuto la possibilità di maturare ulteriormente».
Sta ai giocatori dimostrare che quelle del dirigente ticinese non sono parole al vento. È pur vero che negli ultimi tre tornei internazionali, la Svizzera non ha mai fallito la sfida decisiva della fase a gironi: nel 2018 in Russia, dopo il pareggio con il Brasile, aveva ribaltato il risultato contro la Serbia, nel 2016 aveva aperto con il colpo di testa vincente di Schär contro l’Albania, nel 2014 in Brasile non aveva sbagliato l’entrata in materia contro l’Ecuador (pur con un gol rocambolesco sul filo di lana). Alla luce dei precedenti, insomma, un pizzico di ottimismo per l’impegno contro il Galles ci può pur stare.
«Sulla carta dobbiamo superare lo scoglio del primo turno», afferma Petkovic in conferenza stampa. Ma alla luce del fatto che dall’arrivo del tecnico ticinese in panchina la Svizzera abbia vinto soltanto tre sfide contro squadre classificate nella top 20 del ranking Fifa (Portogallo nel 2016, Belgio nel 2018 e Stati Uniti pochi giorni fa), la dice lunga sull’importanza della sfida inaugurale contro i britannici. I quali in classifica sono piazzati ben 12 posizioni davanti alla Turchia (17esimi e 29esimi), ma sulla carta appaiono meno attrezzati rispetto alla selezione guidata da Senol Günes.
Al di là di qualsiasi altra considerazione, comunque, la Svizzera ha tutte le carte in regola per iniziare la sua avventura con il piede giusto. La difesa e il centrocampo appaiono solidi a sufficienza, qualche perplessità permane per contro sull’attacco. Xherdan Shaqiri, Haris Seferovic e Breel Embolo dovranno riuscire a convincere gli scettici a suon di gol. Sì, perché sono in molti a ritenere che Shaqiri – peraltro il giocatore più talentuoso della selezione –, reduce da una stagione disastrosa a Liverpool, non sia in grado di garantire un sufficiente apporto alla squadra; e altrettanti ritengono Seferovic un attaccante troppo discontinuo, in particolare nelle fasi finali dei grandi tornei, dove ha totalizzato un solo gol (2014 contro l’Ecuador) in undici partite; quanto a Embolo, per il momento il basilese non è riuscito a mantenere le promesse di inizio carriera, frenato da troppi infortuni e da non trascurabili lacune tecniche.
Alle 15, contro un Galles non eccelso dal profilo tecnico, ma molto forte fisicamente, scatta l’ora della verità. L’ora per mostrare per davvero di che pasta è fatta questa Nazionale rossocrociata.
Gareth Bale si è trincerato dietro al silenzio, fino al termine degli Europei grazie ai quali cerca il rilancio di una carriera che ha vissuto più bassi che alti, di recente. Il gallese è al centro di numerose voci di mercato che riguardano il suo futuro. Resterà al Real Madrid, dove potrà ricominciare pressoché daccapo – dopo la rottura con Zinedine Zidane – grazie al ritorno in panchina di Carlo Ancelotti? Tornerà al Tottenham che a suo tempo lo lanciò, la squadra alla quale nella seconda parte dello scorso campionato era stato girato in prestito? C’è chi addirittura ipotizza che possa chiudere la carriera difendendo i colori del suo Galles a questi Europei.
Solo una volta tornato indossare la maglia del Tottenham ha ricominciato a lasciare il segno in campo: 11 gol in 20 partite, nonostante qualche infortunio di troppo che ne ha del resto sempre accompagnato la carriera.
Bale sa quale direzione prenderà, ma «per evitare confusione», come lui stesso ha dichiarato, non si esprimerà. Un comportamento che forse avrebbe dovuto tenere anche in passato. Non sono invece mancate le sue esternazioni, alcune delle quali molto discusse, o che gli si sono ritorte contro. A dichiarazioni al miele come quelle a proposito della sua Nazionale – «Sono fiero di giocare per il mio Paese, non c’è niente di più grande. Quando la squadra è così amata dai suoi tifosi fa la felicità dei giocatori. E quando si è felici si gioca meglio» – ha alternato bordate fuori luogo, come quella celeberrima del 2019, a proposito del Real: «Ho ancora un contratto di tre anni. Se vogliono che vada via, vado, ma mi devono pagare 17 milioni di euro a stagione. Altrimenti resto e gioco a golf».
Nei sei anni trascorsi al Tottenham si è illustrato come uno degli attaccanti esterni più forti in circolazione. Nel 2013 ha lasciato la Premier League da giocatore dell’anno per trasferirsi al Real Madrid per 100 milioni di euro. In Spagna, però, il rapporto con la direzione del club e con i tifosi non è mai veramente decollato, nonostante i tanti trofei conquistati. Ai quali Bale ha contribuito. Nella finale di Coppa del Re del 2014 contro il Barcellona decise la sfida a modo suo, con un'accelerazione incontenibile da centrocampo. Nella finale di Champions League del 2018 contro il Liverpool realizzò una doppietta (il primo gol lo segnò in rovesciata). Gesti tecnici eclatanti che non gli hanno però permesso di entrare nel cuore dei tifosi del Real, come invece era successo a Londra e accade quando indossa la maglia del Galles.