Note a margine di una serata che meritava di essere vissuta, per una volta, senza il filtro dello schermo televisivo
Il pallone calciato da Saipi verso la curva e l’urlo liberatorio. Con la consapevolezza di essere a un piccolo passo da una storia chiamata ottavi di finale di Conference League. Quella tra Legia Varsavia e Lugano è una partita che rimarrà impressa nella memoria per molto tempo. Sono tante le immagini che ci portiamo a casa da questa trasferta in terra polacca, tante quante le emozioni che questo Lugano ci ha saputo regalare.
L’abbraccio tra Carlos da Silva e Martin Blaser sul gol di Mattia Bottani (il primo subìto dal Legia Varsavia in questa campagna europea, a cui è seguito il raddoppio di Hajdari), circa trecento tifosi al seguito dei bianconeri (numeri che non si registrano spesso in trasferta, se consideriamo tali anche le partite casalinghe di Conference League a Thun) e uno stadio caldissimo (a dispetto delle temperature percepite sotto lo zero). E c’è una sola parola che le riassume tutte: ambiente.
Iniziamo parlando proprio dei tifosi del Lugano: sono stati tanti a seguire la squadra in una trasferta non proprio vicina e in una stagione fredda. E i motivi non possono essere solo i mercatini e le decorazioni di Natale – comunque meritevoli di una visita – o la voglia di gustare un superalcolico locale. Attorno a questa squadra si respira un’atmosfera nuova. È ormai da qualche partita che l’ambiente sta finalmente rispondendo presente: i risultati sicuramente aiutano, ma gli impegni ravvicinati della truppa di Croci-Torti meritano tutto il supporto possibile. E l’ambiente – ecco che la parola torna – lo sa: mentre, per questioni di sicurezza, siamo ancora chiusi nello stadio, i cori e gli incitamenti continuano e i giocatori che si sono attardati a salutare i familiari, non mancano di festeggiare con i loro tifosi, in curva come in tribuna. E mentre i cancelli dello stadio si aprono anche per noi, la speranza è che domenica lo stadio di Cornaredo sia finalmente pieno.
Una nota di merito va sicuramente anche all’ambiente allo stadio. Sapevano già prima di partire cosa avremmo trovato: i tifosi del Legia sono famosi in tutta Europa per il loro calore e le loro coreografie: a inizio partita è stato commemorato Lucjan Brychczy, leggenda del club e di tutto il calcio polacco, con un minuto di silenzio durante il quale non è volato nemmeno un moscerino. Certo che sentire i vari settori dello stadio dialogare per oltre 90 minuti (e oltre) tra loro con i cori è qualcosa che almeno una volta nella vita bisognava vivere senza il filtro di uno schermo televisivo.