Pausa nazionale assai ‘chiacchierata’ in casa Bellinzona, che non riassapora il successo dal 24 settembre. Benavente rimarrà?
I risultati sono in caduta libera, il calcio di bassi contenuti. Dall’ultima pausa nazionale l’Acb è ruzzolato in una spirale negativa piuttosto allarmante, sinonimo (in sei turni) di soli due punti. Un ruolino di marcia da retrocessione, ben lontano dai proclami d’inizio stagione. Il culmine? Beh, facile, la sconfitta interna di sabato a opera dell’Aarau. Una squadra rimasta umile, capace di offrire un gioco ‘fluido’ e piacevole. Il contrario del Bellinzona, che si è trincerato nel silenzio. Non che abitualmente sia più disposto a rivelare informazioni, anzi. Il modo di calmare le acque, ridimensionando le critiche, o mettere il bavaglio a qualche giocatore che in più di una occasione ha compensato lacune dirigenziali? Una domanda che rimarrà probabilmente senza risposta. Questo metodo è tuttavia già stato utilizzato nell’era Bentancur, quando il campo non rispecchiava le aspettative del sontuoso mercato. Nella stagione del ritorno in Challenge fu ad esempio l’allontanamento di Sesa la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il suo bottino: due successi, un pareggio e altrettante sconfitte. Un modus operandi che si è ripetuto l’anno scorso, appena Chieffo è stato accusato di presunte inadempienze. Il club aveva scelto di rivoluzionare la conduzione tecnica, chiudendo anche il capitolo dei periodi d’interinato di Cocimano. Il terzetto iberico, capitanato allora da Rosas, sembrava la panacea in grado di curare qualsiasi male. Una panacea che ha indotto Pablo Jesus Bentancur (che ultimamente il Comunale l’ha visto solo in cartolina) a pronunciare la fatidica parola magica, promozione.
Il metodo di lavoro e la disciplina nelle sessioni di allenamento inizialmente ‘decantati’ non sono più attuali? Che fine ha fatto la teoria di proporre un calcio in stile Barcellona, ossia mantenendo il possesso della sfera così da sfiancare il nemico e sferrare in seguito il colpo? Benavente ha corretto il tiro, trovando forza nella solidità difensiva. Una solidità difensiva che ha cominciato a barcollare in seguito alle defezioni di Sauter e Sörensen. Chi ha sopperito a queste assenze non possiede lo stesso carisma. La squadra non sembra inoltre avere un’identità; solo tre giocatori – capitan Mihajlovic, Chacón e Neelakandan – erano già in rosa nell’anno del ritorno in Challenge. E, forse, questo rispecchia il calo del pubblico. Fra le mura del Comunale trecento unità in meno rispetto a tre stagioni fa. Nelle ultime settimane le zone nobili della classifica, finora ambite solo a parole, sono parse irraggiungibili. Il tecnico iberico ha conosciuto sei battute d’arresto, come nelle due precedenti annate, ma conquistato la miseria di quattro vittorie. La speranza è che non sia dunque l’ennesima stagione costellata più di bassi che di alti. Che il terreno da gioco conti più delle parole non dette. Il terzultimo posto in classifica è assai peggiore del campionato 2022/23, trascorse quattordici giornate. Sì, perché Ranieri era in quinta piazza forte di ventidue punti.