Alla Cornèr Arena l'Ambrì parte meglio, poi alla distanza escono i bianconeri. De Luca: ‘La troppa foga e il nervosismo ci hanno giocato contro’
Lugano – Non è tanto una questione di prestigio, piuttosto è questione di punti. E se al tirar delle somme la terza sfida stagionale tra Lugano e Ambrì premia gli uomini di Gianinazzi, guardando alla classifica il 258esimo derby di sempre non sorride a nessuno. Infatti, per effetto dei risultati delle altre piste, da decimi che erano i biancoblù scivolano all’undicesimo posto, nella terra di nessuno, quella che a fine regular season porterà dritti alle ferie, mentre i bianconeri chiudono il 2024 al penultimo posto. Tuttavia, la sospirata rimonta in graduatoria a cui ambiscono Thürkauf e compagni da qualche parte dovrà pur cominciare, e il rotondo 4-1 di ieri è già un inizio. Convincente, oltrettutto. Ed era tutto fuorché scontato, dopo un primo tempo interpretato molto meglio da un Ambrì quadrato e attento, che si è senz’altro creato le occasioni migliori, e che ha meritatamente aperto le marcature con una conclusione di Landry, uno dei giocatori più in vista in una squadra in cui, in verità, è venuto a mancare l’apporto degli uomini migliori, in particolare di Kubalik, DiDomenico e Maillet, a cui un Lugano orfano in difesa anche di Dahlström – lo svedese, influenzato, ha gettato la spugna durante il warmup – non ha concesso davvero nulla.
Con il passare dei minuti, è venuta a galla la maggior sostanza di un Lugano trascinato da un Sekac mai come stavolta nei panni del protagonista, e che ha saputo interpretare meglio il confronto, appoggiandosi apparentemente a maggiori risorse – fisiche, ma non solo – rispetto agli avversari. Basti dire che tutte e quattro le reti bianconere portano la firma di cosiddetti senatori, ovvero i citati Sekac e Thürkauf, Fazzini e Carr. «È una vittoria importantissima e siamo andati a cercarcela – dice il difensore Samuel Guerra –. Serviva soprattutto per risollevare il morale di tutti noi, ed è stata anche il coronamento di una buona settimana, sconfitta di Langnau a parte».
Ma, naturalmente, il successo in un derby non è abbastanza. «Davanti a noi abbiamo un lungo cammino – commenta Santeri Alatalo –. La cosa positiva è che abbiamo chiuso l’anno nel migliore dei modi. Contro l’Ambrì è stato determinante il fatto di non aver mai panicato, in una partita solida soprattutto a livello difensivo. Non sarà stato il match perfetto, ma era pur sempre una sfida delicata come un derby, e credo che il momento decisivo sia stato il 3-1 di Thürkauf in avvio di terzo tempo».
Quanto all’Ambrì, il problema forse più grande è stato che i biancoblù non hanno saputo capitalizzare il buon inizio, insistendo nel momento di maggior difficoltà degli avversari. Cosa che non è certo una novità in stagione. «In entrata di secondo tempo, dopo la prima rete ci siamo un po’ innervositi e questo ha permesso al Lugano di raddoppiare subito dopo – analizza Tommaso De Luca –. Cereda ha chiesto subito il timeout perché voleva anche farci rifiatare e ritrovare la calma che avevamo smarrito, e ci ha chiesto di fare più attenzione. Invece trovo che nel secondo e nel terzo periodo in generale siamo un po’ calati, e la foga e un pizzico di nervosismo per la situazione ci hanno giocato contro».
Per Manix Landry, il migliore dei suoi, il problema è stato soprattutto che l’Ambrì avrebbe dovuto «cercare con maggiore insistenza di portarsi a ridosso di Schlegel, e per farlo avremmo dovuto giocare in modo più semplice a centro pista. Abbiamo lottato, e non eravamo così distanti dal Lugano. Abbiamo fatto buone cose, ma a volte siamo anche stati sfortunati, anche se idealmente avremmo dovuto creare più traffico davanti a Schlegel».