Joe Mansueto, patron dell’Fc Lugano: ‘Per me il calcio rappresenta un investimento, ma in primo luogo una passione con un importante risvolto etico’
Pantaloni sportivi color sabbia, un maglioncino blu notte, sul volto il sorriso gentile di chi non si trova lì per imposizione altrui bensì per piacere personale, una semplicità che non vuol far pesare la forza di un capitale di oltre cinque miliardi di dollari. Joe Mansueto (68 anni), proprietario unico dei Chicago Fire e per noi, soprattutto, del Fc Lugano, dopo aver assistito alla splendida vittoria contro lo Young Boys, lunedì mattina ha voluto incontrare la stampa locale per fare il punto a poco più di tre anni (13 agosto 2021) dall’acquisto della società, sin lì gestita da Angelo Renzetti. Dalla voce del patron bianconero non sono giunte novità eclatanti, piuttosto alcune conferme che potrebbero però avere un peso specifico importante nelle mosse societarie dei prossimi mesi. In primo luogo, la conferma – quasi scontata alla luce dei risultati sin qui ottenuti – che questo Lugano punta con decisione alla conquista del titolo nazionale. In proposito, le parole di Joe Mansueto non potevano essere più esplicite… «La nostra ambizione è rappresentata dalla conquista del titolo. Tre anni fa avevamo chiuso al quarto posto, per poi salire al terzo e, lo scorso maggio, al secondo. Il nostro obiettivo è di migliorare costantemente, per cui sopra di noi rimane solo la vittoria del campionato. Tuttavia, riconosciamo la competitività della Super League e le difficoltà insite nel nostro progetto. Rimane molto lavoro da svolgere, stiamo ancora costruendo e rafforzando il club, ma le ambizioni non possono essere nascoste».
Mai come quest’anno, nel passato recente e meno recente del calcio elvetico, la possibilità di puntare al titolo nazionale è aperta a più pretendenti. Uno Young Boys in crisi e un Basilea che sta pian piano risalendo la china, lasciano le porte aperte a società che negli ultimi decenni non avevano la possibilità di competere con bernesi e renani. Per questo motivo, il patron bianconero si è detto disposto a fare tutto il necessario per puntare al bottino grosso, in primo luogo a fornire a Mattia Croci-Torti una prima punta che rappresenti un upgrade rispetto alla situazione attuale… «Rendere la squadra più competitiva rientra in maniera costante nei miei progetti come in quelli dei miei collaboratori. Vi sono diverse strade per raggiungere il traguardo desiderato, dallo scambio di giocatori tra Chicago e Lugano, alla scoperta di nuovi talenti, lavoro nel quale questo gruppo dirigente eccelle. Siamo pronti a dare il 100% per conquistare il titolo. Ovviamente, non esistono garanzie, ma il nostro obiettivo rimane quello di costruire una squadra sempre più competitiva. Nelle finestre di mercato, il talento a disposizione è sempre molto, per cui mi fido degli uomini incaricati di gestire questo settore, i quali sanno come fare per mettere la rosa bianconera nelle migliori condizioni nella corsa al successo finale. Domenica ho potuto rendermi conto in prima persona della differenza tra la squadra acquistata tre anni fa e quella attualmente a disposizione di Mattia. C’è molta più profondità, indispensabile in un contesto nel quale le partite si susseguono, tra campionato, Coppa ed Europa. Quest'anno, Croci-Torti ha a disposizione una varietà di scelte che gli consente di influenzare con i cambi l’andamento di una partita. Ciò nonostante, siccome non si smette mai di provare a rendere la squadra più forte, sussistono aree nelle quali si potrebbe avere maggiore profondità, ad esempio nel ruolo di punta. Stiamo vagliando le possibilità, il tempo non manca e ho piena fiducia nelle capacità di Heitz e di Sebastian Pelzer, attualmente in Africa a caccia di nuovi talenti. In parole povere, se l’occasione giusta si presenta, non avremo paura di investire».
Tre finali di Coppa Svizzera (una vinta), una costante progressione in Super League, una costante presenza in Europa. Il Lugano di Joe Mansueto conosce il significato della parola “successo”... «I risultati ottenuti hanno senza dubbio superato le mie aspettative. Esistono margini di ulteriore progressione? Certo che sì, siamo lungi dalla perfezione e non smettiamo certo di lavorare per rendere questa società più solida e più performante. Siamo tuttora in “building mode” ed è nostra intenzione proseguire a implementare le sinergie tra le due sponde dell'Atlantico. Una strategia che comporta numerosi vantaggi, ad esempio la possibilità di investire più risorse nello scouting, così come l’opportunità di scambi di giocatori tra Chicago e Lugano (e viceversa), come è avvenuto con Haile-Selassié e Arigoni a favore di Chicago, Aliseda e Przybylko a favore del Lugano. Due club che agiscono di comune accordo possono essere più forti di due che avanzano su binari paralleli. E questa è pure la visione di Georg Heitz, il quale assumerà sempre più peso nella gestione della società bianconera».
Infatti, il dirigente basilese lascerà Chicago per far ritorno in Svizzera… «Quando cinque anni fa lo avevo assunto, ero conscio del suo desiderio di tornare prima o poi in Europa, per cui quando in agosto si è fatto avanti, la cosa non mi ha colto di sorpresa. In futuro collaborerà a stretto contatto con Frank Klopas, che settimana scorsa ha lasciato il ruolo di allenatore per assumere quello di vice-presidente delle operazioni calcistiche. Il suo obiettivo è rappresentato dalla crescita del settore giovanile dei Fire e dalla costruzione, d'intesa con Heitz, di un ponte che colleghi Chicago a Lugano. Georg conosce alla perfezione i due poli del nostro gruppo, per cui il suo lavoro di coordinamento con la sponda statunitense dell’Atlantico potrà giovare a entrambi i club».
La storia del calcio svizzero insegna come molti investitori stranieri si siano rotti i denti in un mondo con peculiarità tutte sue, con lingue, costumi e abitudini diverse e che, forse, chi arriva da fuori fatica a comprendere. Joe Mansueto, invece, il successo lo ha conosciuto immediatamente, quasi senza fatica… «Devo essere sincero, una risposta non ce l’ho. Siamo però stati fortunati a trovare le persone giuste con le quali collaborare. Perché, in fine dei conti, nello sport il successo si basa proprio sulla capacità di mettere le persone giuste ai posti giusti. Do grande credito a Heitz per quanto ha saputo costruire, scegliendo Mattia Croci-Torti e Carlos da Silva per la leadership sportiva. Chi lo sa, se avessi puntato su altre persone, magari i risultati sarebbero stati gli stessi di chi mi ha preceduto nel panorama svizzero. È importante avere un’ottima conoscenza della realtà nella quale si opera, in quanto una lega è diversa dall'altra e diverso è il talento a disposizione: la presenza di Georg Heitz ci ha garantito uno sguardo esperto sul campionato svizzero. Lo ripeto, gli uomini giusti al posto giusto possono fare la differenza».
In questi tre anni Joe Mansueto ha investito molto nel Fc Lugano, nella società come nel nuovo stadio. Che un club come quello bianconero riesca un giorno ad autofinanziarsi appare pura illusione, tuttavia l’incremento delle entrate è un capitolo che sta molto a cuore al numero uno bianconero…«Personalmente, sono molto favorevole a che Joe Mansueto, nel limite del possibile, debba investire meno dollari (ride, ndr). Per questo motivo è importante utilizzare l’arma dei trasferimenti per avere a disposizione maggiori introiti da reinvestire nella società. Sia Lugano, sia Chicago devono rappresentare trampolini di lancio per giocatori con l’ambizione di evolvere un giorno in un campionato più importante. Dobbiamo diventare una piattaforma di transito dove alcuni calciatori rimangono tre o quattro anni, per poi spiccare il volo, una volta pronti, verso lidi più attrattivi. Si tratta di una situazione “win win”. Da una parte permette alla società di guadagnare e reinvestire nel club, dall’altra rappresenta un segnale importante per i calciatori, i quali sanno che Lugano o Chicago non rappresentano il capolinea della loro carriera, ma che grazie alle loro prestazioni possono ambire a trovare una sistemazione in Germania piuttosto che in Inghilterra. E chi questo salto lo fa, ad esempio Amoura, diventa un esempio da seguire per tutti gli altri, motivandoli a dare sempre il meglio, anche agli occhi di scout sempre più interessati alla nostra realtà. Nutriamo l’ambizione di diventare un bacino di talento dal quale i club più prestigiosi possano attingere».
Un progetto che per funzionare necessita di importanti risultati sul campo, capaci di attrarre giovani talenti in cerca di visibilità. A Lugano il giochino sta funzionando a meraviglia, a Chicago i risultati stentano ad arrivare e anche quest’anno la squadra ha fallito la rincorsa ai playoff, chiudendo all’ultimo posto della Eastern Conference… «È vero, con i Fire non abbiamo ottenuto lo stesso successo, i risultati non sono confacenti alle aspettative. Il nostro obiettivo rimane la partecipazione ai playoff, ma ancora una volta l’abbiamo mancato. Significa che rimane molto lavoro da fare. Per la prossima stagione avremo un nuovo allenatore, l’ex selezionatore della Nazionale statunitense Gregg Berhalter, il quale fungerà pure da responsabile di tutta la filiera calcistica, a dicembre sarà disponibile il nuovo centro d’allenamento, costruito con un investimento di 100 milioni di dollari e che sarà uno dei migliori dell’intera Lega: sono convinto che tutto ciò aiuterà la società a crescere. Tuttavia, il calcio non è un playobbok, non è detto che applicando alla lettera gli schemi “a”, “b” e “c” i risultati si concretizzino da un giorno all’altro. Io faccio ciò che è in mio potere: ho dato le fondamenta alla società e cerco di ingaggiare i migliori professionisti per aiutare la squadra a ottenere i risultati che ci aspettiamo. A Lugano tutto è andato più velocemente, ma sono convinto che le soddisfazioni arriveranno anche da Chicago. E non è detto che ci voglia chissà quanto tempo. La Mls è una lega nella quale regna l’equilibrio, la differenza tra il top e il flop è relativa. Il fatto che molte società siano frenate nei loro investimenti dal salary cap, permette a una società ben gestita di passare con poche mosse azzeccate dal fondo ai vertici della classifica».
Per Joe Mansueto il calcio rappresenta un investimento finanziario, ma soprattutto una passione. E uno sport capace di veicolare valori importanti a una società sempre più in difficoltà… «Il calcio rappresenta un’immersione in uno spettacolo di novanta minuti senza interruzione, a differenza di quanto accade negli altri sport statunitensi. Permette agli spettatori di evadere in una sorta di mondo parallelo, di dar loro un po’ di felicità. Inoltre, fa incontrare, convivere e collaborare persone provenienti da diverse realtà culturali, dall’Europa, dall’Africa, dall’America latina. Il calcio unisce le persone, siano esse giocatori o spettatori. Rappresenta una lezione di vita ideale per una generazione di giovani troppo spesso isolata davanti allo schermo di un computer o di uno smartphone. Per me il calcio rappresenta un investimento, ma ritengo di fondamentale importanza questo côté etico, la possibilità di portare gioia nella vita della gente. Perché è lo sport ad avvicinare persone di estrazione e culture diverse, non certo i politici. Nel difficile presente che viviamo credo sia una considerazione importante, un bel messaggio per l’umanità».