Joe Mansueto per la prima volta in Ticino: ‘Il nostro è un impegno a lungo termine, il trofeo è uno stimolo in più. Lugano e Chicago sullo stesso piano’
«Quando ho deciso di acquisire il pacchetto azionario dell’Fc Lugano, non l’ho fatto per uno sfizio di un paio d’anni, bensì ho voluto investire a lungo termine. Sono quindi intenzionato a investire in questa per me nuova realtà, in modo che Lugano, la città e i tifosi possano trarre il massimo dei benefici, proprio come sto cercando di fare da tre anni a questa parte a Chicago con i Fire. Ciò non significa, però, che nel giro di un anno o due potremo raggiungere il valore di mercato e il potenziale di investimenti di Young Boys e Basilea. L’obiettivo è di fare in modo che il gap si restringa sempre più, ma passo dopo passo, con interventi oculati».
Parole, queste, di Joe Mansueto, proprietario dell’Fc Lugano, giunto in questi giorni per la prima volta in Ticino e incontratosi con la stampa per parlare dei suoi progetti e del futuro del club bianconero. Ha toccato molti aspetti, il miliardario dell’Illinois: dall’impressione suscitata dalla città alla conquista della Coppa Svizzera, dalle sinergie con i Chicago Fire al nuovo Polo sportivo, dall’impegno finanziario a favore dei bianconeri a possibili nuovi investimenti...
«Sono felice della bella accoglienza riservatami da Lugano, una città splendida sotto tutti gli aspetti. E ringrazio pure il Municipio con il quale ho avuto la possibilità di intrattenermi in giornata – con un interessante colloquio via zoom con il sindaco Foletti, attualmente in vacanza –. Ho trovato politici entusiasti e molto ben predisposti verso i progetti futuri. Sono convinto che sarà possibile collaborare in maniera proficua con un team che ha dimostrato di essere molto impegnato per il bene della società. E non posso non ringraziare la popolazione di Lugano per quel voto sul Polo sportivo – assolutamente in forse nel momento in cui abbiamo rilevato la società – e che adesso apre importanti nuove strade di sviluppo, con uno stadio in grado di proiettare sia la società, sia la città su un altro livello».
Nove mesi alla testa di un club storico di un paese europeo e già un trofeo in bacheca... «La conquista della Coppa va al di là delle aspettative che nutrivo al momento del passaggio di proprietà. Purtroppo, non sempre si può ottenere ciò che si desidera. Infatti, mi sarebbe piaciuto molto essere presente domenica l’altra alla finale di Berna, ma non ce l’ho fatta. Il viaggio che mi ha portato ora in Ticino era stato programmato da tempo e non è stato possibile riprogrammarlo. Ho comunque fatto il tifo da Chicago e sono più che orgoglioso per il traguardo raggiunto dai ragazzi. Questa Coppa rappresenta uno sprone supplementare a investire e a impegnarci – io come tutta la squadra dirigente – nello sviluppo dell’Fc Lugano. Il successo di Berna mi ha reso incredibilmente orgoglioso. Anche perché, fino a ora, con i Fire sono rimasto all’asciutto di trofei. La franchigia in passato aveva vinto, ma purtroppo non da quando ne ho preso il controllo. Spero che questa Coppa sia solo l’antipasto di una serie di successi. Vedere la piazza piena di gente festante dà grande emozione e vorrei che anche Chicago un giorno potesse vivere questa sensazione esaltante».
In questi giorni ticinesi, Joe Mansueto ha pure visitato Cornaredo… «Certo, sono andato a vedere lo stadio. E devo dire che a suo tempo doveva trattarsi di un’infrastruttura all’altezza. Purtroppo è trascorso parecchio tempo e capisco perché la popolazione ha deciso per la costruzione di un nuovo impianto. La posizione, comunque, la trovo incantevole, con le montagne alle spalle, proprio come le avevo viste alla televisione. Tra qualche anno avremo a disposizione uno stadio moderno e confortevole, del quale approfitteranno squadra, tifosi e città».
In questi giorni si è aperto il dibattito a proposito del manto erboso del nuovo impianto. Il progetto prevede l’erba artificiale, ma Joe Mansueto preferirebbe quella naturale… «È stato scelto il "turf" e al momento questa è la soluzione. Per quanto ne so, però, potrebbe pure essere trovata un’alternativa che permetta di utilizzare erba naturale. Al momento, tuttavia, non è possibile dire nulla di concreto in proposito, eccetto che il manto erboso naturale è senza dubbio preferibile».
Il Lugano è la seconda società acquisita dal miliardario statunitense dopo i Chicago Fire. Il patron bianconero, però, esclude che vi sia una gerarchia all’interno della sua struttura… «Lugano e Chicago, nelle mie intenzioni sono esattamente sullo stesso livello, nessuno è farm team dell’altra squadra. Per me è questione di qualità, non di gerarchia. Entrambe le squadre devono avere successo e le vittorie di una delle due non devono andare a detrimento dell’altra. L’intenzione è di portare avanti entrambe su un piano unico. E questo grazie anche alla buona collaborazione all’interno dello staff, con le sinergie già esistenti tra il Ticino e l’Illinois. E grazie altresì alla direzione di Martin Blaser, della quale sono assolutamente entusiasta».
Il futuro, il portafoglio sportivo di Joe Mansueto potrebbe non limitarsi a due sole società… «Ho comperato il Lugano perché mi interessa essere alla testa di più club, per formare una struttura in grado di offrire benefici a tutti. Infatti, è possibile ottimizzare numerosi aspetti pratici, dallo scouting a tutto il settore dell’analisi dati. Razionalizzare le spese permette di investire maggiormente, di avere settori meglio preparati e più efficienti. Al momento, si tratta di un tema di là da venire, perché prima di iniziare a correre bisogna imparare a camminare. In futuro, però, è probabile che al gruppo si unisca una terza entità».
Al momento dello sbarco sportivo in Ticino di un miliardario statunitense, molti pensavano che il Lugano avrebbe compiuto un immediato salto di qualità a livello di budget, tanto da arrivare a insidiare le grande del calcio svizzero… «Il nostro obiettivo rimane quello di investire. Ma spesso nel calcio sono stati iniettati ingenti capitali senza un risultato concreto. La nostra è la politica dei piccoli passi, una politica che ci permetta di progredire di anno in anno, ma senza eccessi. La crescita costante farà aumentare anche il valore della società. Alla fine, speriamo di non rimetterci troppo, ma a dire il vero sono convinto che nel tempo questo investimenti risulteranno redditizi. Non si può però pensare di arrivare, nel giro di un anno o due, ai livelli di Young Boys o Basilea».
E quello dell’acquisto del club non è l’unico investimento che Joe Mansueto potrebbe portare a termine a Lugano… «Escludo un mio interessamento nel settore immobiliare, ma stiamo valutando la possibilità di edificare una "facility", un centro d’allenamento per la squadra (attualmente ne sta progettando uno a Chicago a beneficio dei Fire su una superficie di 120’000 metri quadrati, ndr). Il mio interesse è legato alla possibilità di fornire ai giocatori le migliori condizioni per poter avere successo».
A proposito di giocatori, il patron bianconero sembra avere le idee in chiaro su chi ha portato a termine l’ultima stagione… «Sono orgoglioso di avere Xherdan Shaqiri a Chicago, una persona fantastica al di là delle sue doti calcistiche, come sono super felice di poter ammirare Mattia Bottani a Lugano. Ieri ho avuto la possibilità di fargli personalmente i complimenti per la convocazione in Nazionale. Sono stato colpito dalla sua tecnica, dal modo in cui tocca il pallone, dalle sue enormi qualità. Ma non è stato il solo ad avermi impressionato. Anche Celar è stata una piacevole sorpresa, senza parlare della leadership di Sabbatini, della furia agonistica di Ziegler o delle ottime prestazioni di un giovane portiere come Saipi. E poi c’è l’allenatore, una persona incredibile che ti colpisce per la sua passione, la sua energia, un uomo che non ha timore di esternare le sue emozioni. Decidendo di affidargli la panchina avevamo messo in linea di conto una certa dose di rischio, in quanto si trattava di un allenatore giovane e alla sua prima esperienza con una grande squadra. Tuttavia, avevamo capito immediatamente di avere a che fare con un grande leader. Sono rimasto molto colpito dal fatto che sia riuscito a vincere la Coppa Svizzera nella sua prima stagione: più di così non gli si poteva proprio chiedere».
Per il momento lo scouting comune tra Fire e Lugano ha portato a Cornaredo Valenzuela, Aliseda e un Celar già da tempo nell’occhio del radar statunitense. In pratica, l’Atlantico è stato attraversato soltanto da Ovest verso Est. Un giorno sarà possibile compiere il viaggio contrario? «Assolutamente sì, è ciò che speriamo. D’altra parte, le sinergie delle quali abbiamo parlato vanno proprio in questa direzione. Se qualche giocatore volesse provare l’esperienza negli Stati Uniti, previo il preavviso favorevole degli staff tecnici, non vedo perché no. A patto, ovviamente, che il giocatore in questione sia interessato a una simile soluzione, non ci metteremo certo a spostare i ragazzi da una parte all’altra come fossero dei pacchi postali».
Joe Mansueto l’aveva ricordato in apertura di incontro: non è venuto in Ticino per parlare di tecnica e tattica, ma soltanto di visione imprenditoriale per il presente e il futuro della società. Resta il fatto che tra poche settimane riprenderanno gli allenamenti, poi il campionato di Super League e, infine, arriverà pure la Conference League… «Siamo elettrizzati per l’opportunità di giocare in Europa. Per me si tratta di una novità assoluta, in quanto provengo da un sistema-calcio completamente diverso. Siamo curiosi di vedere fin dove ci porterà questa avventura, nel calcio non si sa mai come vanno le cose».