Titolare in occasione dell’amichevole persa dal Bellinzona in quel di Brescia, Alexander Muci continua a migliorarsi grazie ad Alessandro Iacobucci
Nella pausa dedicata alla Nazionale il Bellinzona si è recato ancora una volta nel Belpaese, ma in Lombardia, così da effettuare un allenamento ‘congiunto’ sul campo del Brescia. Il risultato finale non ha sorriso ai granata: sul terreno del Rigamonti, lontano da occhi indiscreti complice l’impossibilità di assiepare spalti e tribune, il match è stato risolto nella prima mezz’ora da Moncini, Galazzi, Bjarnason e Bertagnoli. L’approccio remissivo, come se l’Acb fosse rimasto ancora sul bus, «è inspiegabile – ha commentato Alexander Muci, di nuovo titolare –. Non è comunque da ricondurre a qualche giorno libero, in cui è affiorata un po’ di stanchezza... È stato fatale commettere un paio di leggerezze. Non è piacevole incassare subito quattro gol, ma permetterà a tutti di crescere». La settimana e mezza di sosta è stata comunque positiva. «A titolo personale è stata un’esperienza costruttiva. Non posso che essere grato di queste opportunità, in primis quella di Veronello, perché offrono le condizioni ideali per metterci alla prova contro squadre di caratura differente rispetto a quanto si è abituati in campionato. Lo score è pesante e, certamente, non è stata la nostra miglior prestazione. Credo, tuttavia, che abbia permesso di comprendere l’importanza dei particolari. Quanto poco basta a uscire dai binari, e perdere la bussola. Un calo di concentrazione da evitare, che non può assolutamente ripetersi». È stata una lezione, «tutto dipende solo dai noi. Da come entriamo in campo, dall’attitudine. Ogni singolo giocatore deve farsi un esame di coscienza. La ripresa è stata differente, più equilibrata».
Nell’ultimo scorcio della passata stagione, il 23enne è stato il portiere inamovibile del Bellinzona (complice l’infortunio di Joël Kiassumbua). E così anche in questo inizio di campionato. Muci ha colto l’opportunità, ma il suo momentum è stato purtroppo compromesso da qualche errore. Nel calcio, infatti, la situazione permuta in un ‘batter’ di ciglia. Da essere l’assistman del primo centro dell’annata a riserva di Alessandro Iacobucci. «Ho molto su cui lavorare. Non è una novità: in tal senso mi spronano Lorenzo (Colombo, ndr) e Ale, che è sicuramente una figura di esperienza molto utile in termini di crescita personale». Dalle parole del natio di Lenzburg traspare passione e umiltà, anche parlando di un possibile ritorno in campo da titolare. «Non mi pongo questo genere di aspettative. Sono onesto, ho commesso qualche errore. E come succede in qualsiasi squadra, ho pagato lo scotto. Ho ampi margini di miglioramento nell’approccio, come affronto le partite, forse dovuto alla mancanza di esperienza. Non credo, dunque, che scatterò dal calcio d’inizio nei prossimi incontri. D’altronde Ale è in ottima forma e l’armonia fra portiere e difesa è quasi perfetta. Ma, se dovesse (ri)capitare l’occasione, risponderò presente».
L’amichevole in questo senso ha aiutato a incamerare minutaggio e fiducia. «Sii, Verona era tuttavia stata più incoraggiante – sorride –. Questa è iniziata malamente. Non era affatto scontato rimanere lucidi e, invece, nella ripresa ero piuttosto tranquillo... Ho effettuato qualche nitida parata. Un’esperienza che mi ha fatto capire di esserci. Sono contento dell’opportunità». Il Brescia non ha buttato nella mischia tutti i titolari, ma, «quando siamo connessi, riusciamo a tenere testa anche a questo tipo di formazioni. Il terreno da gioco ha mostrato una squadra capace di tessere delle buone trame, ma è mancato qualcosa in più». Questa domenica alle 14.15 il Bellinzona ospiterà dunque il Baden, appena sopra in classifica, a due lunghezze, forte di una «maggiore consapevolezza: concentrati sin dalle prime battute e prestando attenzione a non commettere il (benché) minimo errore, allora, sì, riusciremo a conquistare una bella vittoria. Una vittoria che darebbe credito e serenità a tutto l’ambiente; con rispetto parlando, Laski e compagni sono alla nostra portata». È tassativo puntare ai tre punti, «regalando alla nostra tifoseria qualche emozione un po’ folle». Il lavoro del nuovo staff tecnico sembra essere redditizio. «C’è molta intensità sul campo, sia durante la settimana che in allenamento. La squadra ha recepito il messaggio e assimilato le idee di gioco, bisogna ‘solo’ continuare su questa strada, questa direzione comune, rispettando tutte le richieste».
L’inizio di campionato, e così il match amichevole, ha evidenziato una sterilità offensiva preoccupante (solo dieci centri in 14 incontri, di cui sette fuori casa). Le frecce nella faretra di Benavente sono parse innocue, senza quel ’killer instinct’ nelle corde. La media parla infatti di 0,7 marcature a incontro e, per di più, tutte in area di rigore. È lapalissiano, manca alcunché in zona offensiva... «La squadra fatica a realizzare, ma credo sia (solo) necessario disincepparsi. Le qualità non mancano, anzi. Non appena riusciremo ad essere più efficienti e pericolosi», l’Acb inizierà a incutere più di una preoccupazione. Da qualche mese nella capitale, la nuova conduzione ha apportato «notevoli migliorie; possiamo infastidire qualsiasi compagine. La rosa è molto giovane. E, dunque, bisogna cercare di non commettere leggerezze prestando sempre parecchia attenzione». Quella cruciale, e spasmodicamente ricercata, maggiore freddezza infonderebbe «più sicurezza alla difesa in quanto ogni ingenuità non avrebbe lo stesso peso che in questo momento».
Nella lega cadetta milita anche il fratello minore, Nikolas, di ruolo attaccante. Il 20enne è ormai in pianta stabile nella selezione U21 rossocrociata. «Non posso che essere felice del suo percorso, della costanza nell’insaccare il pallone. L’ultimo periodo è stato complicato: il Wil non era in formissima. Il fatto che entrambi conosciamo questo mondo, caratterizzato da alti e qualche basso, dove si passa da una settimana positiva a una molto negativa, semplifica tutto. Questo nostro legame è qualcosa di positivo. Ci sproniamo a vicenda, parliamo spesso al telefono, e (quand’è possibile) di persona. È uno stimolo, ma, altresì, una sensazione di sicurezza. Non è sempre così facile spiegare ad amici e parenti quello che si prova emotivamente in un ambiente calcistico. Questo confrontarci su dinamiche magari poco comprensibili da altre persone, può essere solo che utile».