Il tecnico del Lugano Croci-Torti, alla vigilia del match contro il Losanna, saluta positivamente il ritorno a Cornaredo dopo un lungo esilio
«Davvero non vedevamo l'ora, dopo 7 gare lontano dal nostro stadio, di tornare a casa». Queste sono fra le primissime parole pronunciate da Mattia Croci-Torti nella conferenza stampa di presentazione di Lugano - Losanna (mercoledì alle 20.30), valida per l'ottavo turno di Super League. «45 giorni senza calcare il nostro campo sono davvero tanti, non è stato facile quest'ultimo periodo in cui abbiamo disputato in trasferta anche le gare casalinghe. Gli impegni europei giocati a Ginevra e Zurigo sono stati pesanti anche mentalmente, ci è mancata la carica dei nostri tifosi. Ringrazio comunque moltissimo quei pochi che sono venuti a vederci giocare fin lassù. Ora finalmente ritroviamo la nostra casa, che a inizio stagione ci aveva dato un enorme supporto, e speriamo che succeda lo stesso contro il Losanna. Chi ama il calcio – chi lo pratica e chi lo segue – non ama vedere gli stadi vuoti e silenziosi. Fra l'altro, nell'ultimo mese e mezzo non abbiamo nemmeno potuto allenarci al meglio per via dell'indisponibilità del campo A, il cui manto erboso ha avuto problemi di funghi: non è facile prepararsi su superfici ridotte, specie per quanto riguarda la fase difensiva».
Certo non sono stati mesi baciati dalla fortuna, per i bianconeri, i primi di questa nuova stagione. Anche perché nell'ultima gara di campionato, a Berna, è arrivata una pesante sconfitta contro lo Young Boys, e con essa una buona dose di critiche. «Qualcuno ha detto che si tratta del periodo più buio della mia gestione», puntualizza il coach, «ma io questa cosa l'ho già sentita dire almeno una dozzina di volte! A me non pare poi una fase troppo negativa: abbiamo passato il turno in Coppa Svizzera, abbiamo colto un buon pareggio in Europa e a Berna abbiamo perso subendo tre tiri e tre gol. L'atteggiamento al Wankdorf non era quello sbagliato, ma purtroppo abbiamo commesso alcuni gravi errori».
E mercoledì arriva il Losanna... «Vogliamo fare una grande partita, sarà un incontro fondamentale, come lo sarà anche quello di sabato a Winterthur». Cosa teme di più dei romandi? «Come tutte le squadre di Magnin, il Losanna sa difendersi molto bene, e in più di una maniera, adattando il modulo in base all'avversario. Specie in casa nostra, non ci lasceranno troppi spazi. I romandi vengono da due partite solide contro avversari forti».
È però innegabile che il Lugano sia la formazione favorita, considerando il suo settimo posto in classifica con 9 punti, a fronte della decima posizione dei romandi, a quota 5 e con una partita giocata in più. L'unico dubbio, forse, è dato dall'ennesima indisponibilità in casa bianconera di diversi giocatori: Osigwe, Mahou, Valenzuela e Arigoni, tutti infortunati. A questi si aggiunge Vladi, che ha preso un pestone ed è ancora in dubbio. «Gli infortuni succedono», commenta realisticamente l'allenatore momò, «e ad ogni modo i sostituti saranno all'altezza. In ogni caso recuperiamo Hajrizi, dopo i cinque giorni di riposo secondo il protocollo Uefa in caso di commozione cerebrale. Inoltre disponiamo di Hajdari, e pure Marques può coprire quella posizione: volendo, potremmo giocare anche a tre difensori».
A Berna Macek ha espresso del malcontento perché trova poco spazio, e non è il primo giocatore quest'anno a lamentarsi... «È del tutto normale che un giocatore possa trovare poco spazio, ogni tanto: qualcuno addirittura finisce in tribuna o gioca con l'U21. I malumori ci stanno, basta saperli gestire senza nascondersi, e infatti con Macek mi sono chiarito, come faccio con tutti quando ci sono frizioni. È giusto che ogni giocatore voglia giocare sempre, sarebbe grave il contrario. Però c’è grande concorrenza, e a qualcuno tocca stare fuori. Vorrei comunque ricordare che lui ha giocato 4 volte titolare quest'anno, e l'ho anche fatto capitano. Fare l'allenatore non è facile, ma anche gli aspetti legati alla gestione dei rapporti sono affascinanti, fanno parte del mestiere. In certi periodi ricevi molte critiche, ma ogni tanto anche qualche complimento che fa davvero piacere, specie se arriva da qualcuno da cui non te l'aspetti, com’è successo dopo la partita di Zurigo contro i norvegesi». Da chi sono giunte le lodi? «Preferisco non svelare il nome».
Infine c'è spazio per un pensiero rivolto al Bellinzona e alla crisi generale che si sta vivendo all'ombra dei Castelli. «Non entro nel merito di storie che non mi riguardano, non voglio giudicare l'operato di un collega. Spero solo che i granata possano presto ritrovare tranquillità: lo dico da ticinese, è una piazza importante, e sarebbe un peccato se il pubblico della capitale si disaffezionasse alla propria squadra».