Le rossocrociate hanno sconfitto 2-0 le debuttanti filippine nel primo incontro della rassegna iridata. Grings: ‘Nei primi minuti eravamo un po' nervose’
Era l’unico risultato ammissibile e, nonostante qualche iniziale difficoltà, la Svizzera è riuscita nel suo intento. Tornata a calcare l’erba del palcoscenico calcistico più importante, i Mondiali, a otto anni dall’ultima (e prima) apparizione, le rossocrociate hanno approcciato la corsa agli ottavi di finale imponendosi 2-0 sulle Filippine. A cancellare lo zero dalla casella vittoria sotto la direzione di Inka Grings sono stati un rigore trasformato da Ramona Bachmann e una conclusione di Seraina Piubel.
Lasciata a riposo Viola Calligaris (problema muscolare), ma affidatesi di nuovo a capitan Lia Wälti, le elvetiche hanno faticato a impostare il proprio sistema di gioco e a mostrare più aggressività rispetto alle ultime sfide, come invece auspicato dalla selezionatrice in conferenza stampa. Nell’impianto coperto di Dunedin, il Forsyth Barr, hanno necessitato di una ventina di minuti prima di scaldare i motori e riuscire a contenere la fame delle asiatiche, alla prima storica partecipazione alla rassegna iridata. Preso in mano il possesso del pallone, grazie fra l’altro alle iniziative personali di Bachmann, le rossocrociate hanno peccato di un pizzico di precisione e incisività sotto porta. A scardinare il sostanziale equilibrio ci ha pensato il Var, assegnando l’estrema punizione alla Svizzera a causa del ‘calcione’ rifilato a Coumba Sow da Jessika Cowart. Un rigore trasformato con freddezza dalla già citata Bachmann: firmando il suo 58° gol in Nazionale, la 32enne è riuscita nell’impresa di insaccare il pallone in rete in quattro grandi tornei; meglio di lei ha fatto solo Xherdan Shaqiri, a referto in ben cinque manifestazioni. Da segnalare che, sommando quello concesso alla Spagna, finora sono curiosamente stati decretati cinque rigori in altrettanti incontri.
Nella ripresa la tigliosa stabilità difensiva della compagine allenata da Stajcic è parsa dissiparsi nel nulla, mentre la Svizzera si è impossessata del pallone controllando senza patemi le trattazioni; passata l’ora di gioco ecco finalmente il raddoppio. Ma, anche in questa caso, le rossocrociate hanno necessitato di ben tre conclusioni nel giro di pochi secondi prima di trafiggere la coriacea resistenza di Olivia McDaniel. La natia di Laguna Beach, artefice della qualificazione alla fase finale dei Mondiali, ha dapprima fermato il tiro di Ana-Maria Crnogorcevic e poi di Sow. Nulla ha tuttavia potuto sul tap-in vincente della 23enne, capace di bagnare il suo esordio iridato e tampinare Eseosa Aigbogun (soli 22 anni) nella classifica delle realizzatrici più giovani di sempre a questo stadio della competizione. Un raddoppio che, come detto, ha permesso a Grings di festeggiare la sua prima vittoria su questa panchina. Sì, perché nelle sei precedenti amichevoli la Nati aveva racimolato la miseria di cinque pareggi (tre finiti a reti inviolate) e una sconfitta. La Nazionale rossocrociata si è assicurata il primo posto nel Gruppo A scavalcando, in virtù della miglior differenza reti, le padrone di casa della Nuova Zelanda. Un bel sospiro di sollievo. E, infatti, il termine più ricorrente a match concluso è soddisfazione. «Nei primi minuti ha regnato molto nervosismo – ha ammesso la 44enne – ma siamo riuscite a cambiare pelle nel corso dell’incontro e mostrare un linguaggio del corpo differente». Un risultato meritato, giacché l’unica incursione dalle parti di Gaëlle Thalmann è stato il gol (poi annullato per fuorigioco) dell’ex luganese Katrina Guillou.
Il dominio territoriale (73% di possesso palla!) non si è comunque tramutato in più gol. E questo conferma la tremenda fatica delle elvetiche a gonfiare la rete, in primis della tuttocampista Crnogorcevic, ben più incisiva nel Barcellona. La selezionatrice è soddisfatta della mentalità mostrata dalle sue protette. Non tutto ha però funzionato senza incepparsi. «Eravamo in pressione, il che dimostra una certa forza di volontà, ma non siamo mai state veramente pungenti; fortunatamente Coumba si è procurata questo rigore, poi trasformato da Ramona. Nella ripresa volevamo invece chiudere la sfida, e così abbiamo fatto». Il primo capitolo del torneo è promettente: la Svizzera si è assicurata la vetta del Gruppo A, in virtù della migliore differenza reti, «ma la Norvegia (match in programma martedì 25 luglio alle 10 a Hamilton, ndr) è in una situazione pericolosa. Sarà tutt’altra storia, sono obbligate a conquistare la posta piena. Noi, invece, possiamo (e vogliamo) vincere; sarà difficile, ma giocando con il cuore, e senza timori, tutto è possibile». L’aspetto positivo è il ritorno in campo di Lia Wälti, critica in merito al suo poco redditizio impatto sulla partita e alla comprensibile mancanza di ritmo dovuta a più di due mesi di inattività. «Non è stata una prestazione impeccabile, ma spero di fare tesoro di questa lezione e aiutare maggiormente la squadra nel corso della competizione». Il successo ai danni delle asiatiche infonde fiducia e calma in vista dei prossimi impegni. La Norvegia, ha puntualizzato la centrocampista, non concederà molto come le passive Filippine e sarà dunque tassativo «sfruttare appieno le nostre occasioni». Eccezion fatta per la Spagna, tutte le favorite al titolo hanno faticato a mostrare il loro valore. Questo indica che il livello è cresciuto e, come si suol dire, non esistono più le squadre materasso.
Filippine - Svizzera (0-1) 0-2
Reti: 45’ Bachmann (rigore) 0-1. 64’ Piubel (0-2).
Filippine: McDaniel; Barker, Long, Cowart, Harrison; Quezada (70’ Flanigan), Sawicki, Eggesvik (70’ Serrano), Beard; Guillou, Bolden (81’ McDaniel)
Svizzera: Thalmann; Aigbogun, Bühler, Stierli, Maritz; Wälti (75’ Mauron), Sow, Piubel (90’ Riesen), Reuteler (90’ Terchoun); Bachmann (70’ Lehmann), Crnogorcevic
Arbitra: Amedome (Togo)
Note: 13’711 spettatori. Ammonite: 8’ Bachmann, 38’ Harrison, 83’ Maritz. Svizzera priva di Calligaris, infortunata